La rievocazione storica, il “Rione Paradiso” di Catanzaro brucio’ come fosse inferno

Quando Catanzaro fu sotto la tirannia del conte Centelles

Le vicende che hanno caratterizzato la storia di Catanzaro, sono ricche di innumerevoli episodi. Proprio in questi giorni, si rinnova una data importante. La notte tra il 6 e il 7 giugno del 1461 il “Rione Paradiso” del centro città, bruciò avvolto dalle fiamme, quasi come fosse un inferno. Oggi, come è noto, il rione viene chiamato “Case Arse” e a 559 anni da quel drammatico episodio, se ne vorrà dare significativa memoria.

A darne l’input, Giovanni e Giuseppe Matarese che, con l’Associazione Culturale Mirabilia, hanno sempre posto in evidenza la storia della città. “Mirabilia”, rappresentata da un folto numero di amatori della storia, opera sul territorio da ben venticinque anni evidenziando gli aspetti storico/culturali della città di Catanzaro. Fra le diverse iniziative, l’associazione ha realizzato sino al 2005 significative rappresentazioni storiche in costume d’epoca, al momento riprodotte in maniera più ridotta a causa delle esigue risorse. Ma, tante altre iniziative sono state attuate per la conoscenza di quei luoghi che hanno molto rappresentato, come ad esempio “Il Castello Normanno” dei Ruffo di Catanzaro.

L’emergenza “Coronavirus” ha posto delle limitazioni, ma ben presto le attività verranno riprese in maniera adeguata. Al momento, facendo riferimento al tragico episodio che segnò una delle pagine più terribili della città, si dovrà tornare all’anno 1460, quando Catanzaro viveva in un periodo di totale abbandono, una città allo sbando e in balìa del conte Antonio Centelles. Questo oscuro personaggio appare nelle corti di Catanzaro allorquando il Re Alfonso V D’Aragona, intenzionato ad allargare i consensi a sostegno della sua corsa verso la conquista del Trono di Napoli, lo incarica con pieni poteri, di acquisire alleanze in Calabria con i nobili di fede dubbia e, in maniera particolare, di tradizioni angioine. Di consolidare, inoltre, i rapporti con la famiglia più potente calabrese, i Ruffo di Catanzaro. Fu così che nel 1439, il Re affida  al Centelles, con grandi aspettative, l’incarico di combinare il matrimonio fra la contessina di Catanzaro Enrichetta Ruffo e Innico D’Avalos, un nobile catalano. Il viaggio verso Catanzaro, l’incontro con i Ruffo ed Enrichetta, segnarono una svolta determinante per il Centelles. Accortosi del potere della famiglia Ruffo, nonché della bellezza di Enrichetta e delle sue immense ricchezze, fu lui stesso a sposarla, divenendo così signore di Catanzaro.

Questo fu l’inizio di una intensa battaglia fra i catanzaresi e il conte, che non mancava di usare il potere in maniera dispotica e tirannica. Numerosi gli episodi che tratteggiano l’ignobile comportamento del Centelles, fin quando i catanzaresi, uniti, decisero per la “rivolta” anche a costo della vita. Fu così, che un gruppo di cittadini sotto le mura del Castello nei pressi dell’ingresso principale, al grido di “libertà, libertà”, tentò di irrompere tumultuosamente. La rivolta era dunque in atto e lo scontro fu inevitabile. Il tempo scorse e nei mesi successivi, gli animi s’inasprirono sempre più, i rivoltosi presero corpo, ma la risposta da parte del conte non venne a mancare, diventando ancor più massiccia ed aggressiva. Al fuoco delle artiglierie collocate sul Castello, conseguente fu la risposta dei cannoni dei cittadini posti sul “Vescovado” e, nel mezzo, il borgo divenne sede di battaglia di rivoltosi e soldati, davanti agli sguardi terrorizzati dei cittadini catanzaresi. La notte era giunta e con essa anche la tragedia, segnata da un violento incendio.

Nessuno ebbe più scampo e in quella sera del 7 giugno del 1461, le urla di terrore si univano al crepitio delle fiamme roventi, che sempre più si spandevano foraggiate dal vento che da sempre non ha mai risparmiato Catanzaro. Il Castello era oramai inerme, la folla protesa nell’affannata ricerca dell’artefice di quel tragico evento, ma egli, conoscendo i profondi cunicoli del Castello li ripercorse per porsi in salvo, sfuggendo così ai rivoltosi. La vittoria parziale, non appagò i catanzaresi, dopo anni di tirannia e quel fuoco infernale che invase l’intero Rione Paradiso. Come la storia poi racconta, ci sarà un ulteriore e triste proseguo. La breve sintesi del mesto episodio, che si avrà facoltà di leggere anche nel libro di Giovanni Matarese “…E il Paradiso bruciò come fosse Inferno”, rievoca quella tragica notte che in questo 7 giugno si vuole ricordare.  “

L’episodio che interessò il “Rione Paradiso” – afferma Giovanni Matarese – è una pagina della storia di Catanzaro che va senza dubbio ricordata. A tal proposito, stiamo preparando una rappresentazione teatrale dell’assalto al Castello, che auspichiamo di poter rappresentare nei prossimi mesi”. “Inoltre – aggiunge ancora –  “Il Paradiso bruciò come fosse Inferno” sarà un “Docufilm” storico sulla Catanzaro del 1400, a ciò si unisce la preparazione di  “Mirabilia Urbis Cathacii”, una guida monografica per viaggiatori interessati all’identità storica di Catanzaro. La città di Catanzaro potrebbe esprimere al meglio la sua storia, certamente, bisognerebbe accrescere ancor più le opportunità per poter sviluppare idee concretamente valide”.