Gettonopoli, da dove tutto è partito e come tutto ora (politicamente) per il bene della città dovrebbe finire

I retroscena e i risvolti dell'inchiesta che ha sospeso la democrazia al Comune di Catanzaro

Gettonopoli o l’affare Commissioni, come dir si voglia, è ancora tutto da definire dal punto di vista giudiziario. Gli indagati ora dovranno assumere le loro determinazioni rispetto alla possibilità di andare a giudizio o chiedere una valutazione diversa delle loro posizione, ovviamente partendo da un dato nuovo, aggiunto all’intero puzzle dalla stessa Procura che li aveva messi sotto accusa. Quindi nessuna riflessione può ancora riguardare l’aspetto giudiziario. Ma tutte le riflessioni e i commenti non possono prescindere dall’evoluzione che l’intera vicenda ha avuto, ma anche dalle conseguenze per l’intera città. Perché un consiglio comunale, democraticamente eletto e successivamente indagato al 98%, costituisce certamente un problema di credibilità per l’intera città. Di contro, una città matura potrebbe ripartire dal dato di cronaca per porsi il problema della scelta della rappresentatività.
Ma andare con ordine in una vicenda così intricata, è un obbligo quanto meno di trasparenza, poiché la verità oggettiva non crediamo sia di questa terra.

Caso commissioni e i finanziamenti per l’ente fiera…da dove tutto è iniziato

L’indagine sulle Commissioni consiliari, con buona pace di comunicati stampa urlati da Parlamentari o ex componenti della Giunta Abramo, sia in qualità di interni che di esterni, nasce da un’altra indagine ben più ampia, quella sui finanziamenti ottenuti ed il cambio di destinazione del costituendo Ente fiera. I militari della Guardia di Finanza si imbattono nei verbali delle commissioni consiliari che sulla vicenda hanno espresso pareri (ancorchè non vincolanti ma comunque di indirizzo), da lì vanno a ritroso e scoprono che qualcosa non torna nella gestione dell’andamento delle commissioni. E lo scoprono non solo per la consiliatura in corso ma anche e forse soprattutto per quelle passate.
I due filoni si separano e la delega di indagini sui fatti specifici viene affidata a degli altri investigatori, coordinati ovviamente dalla stessa Procura. Tutto ciò ben prima ovviamente di quegli urlati comunicati stampa di cui si diceva prima.

A settembre 2019 era già noto che il numero degli indagati non sarebbe stato inferiore a 30

Procura e investigatori fanno il loro lavoro, le notizie e le indiscrezioni si rincorrono, già da settembre 2019 è evidente che gli indagati saranno circa 30.
Le voci corrono e la politica sta con il fiato sospeso.

Come i flauti di montagna… andarono per suonare e furono suonati

Dall’interno di Palazzo De Nobili qualcuno, non immaginando ancora di essere tra gli indagati, ha fatto foto (in maniera maldestra a dire il vero), passato carte, veicolato comunicati e mandato Pec in Procura.
Ma il quadro indiziario, dal punto di vista di chi indagava era abbastanza chiaro.

Quella ricerca del momento mediatico

Talmente chiaro, sempre dal punto di vista degli investigatori, da potersi concedere anche un momento di mediaticità. Ma tant’è. Nel gioco delle parti tutto è concesso.
Il “terremoto” bussa alla porta di Palazzo De Nobili. Iniziale sconcerto. E’ la settimana prima di un altro terremoto che ancora ovviamente è sconosciuto ai più.

Gettonopoli, Rinascita Scott e Genesi…il dicembre che sconvolge i palazzi e non solo quello del Comune

E’ il mese di Dicembre, è quasi Natale ma l’aria di festa si respira già. Ma nessuno sa che una settimana dopo ci sarà Rinascita Scott. Qualche mese dopo arriverà il Covid-19 (ma quella è stata e sarà un’altra storia).
Iniziano a circolare le carte di Gettonopoli, nessuno si sogna ovviamente di associare questa vicenda con quella di Rinascita Scott. Ed intanto arriva anche “Genesi” con tutto il suo carico di “scandali” all’interno di un altro Palazzo, quello di giustizia.

La notizia veicolata tramite Non è l’Arena

Nessuno appunto si sogna di associare i fatti, tranne chi ha bisogno di dare un senso a tutto, pensando così di trascinare tutti nel fango, tranne chi veicola la questione ad un livello mediatico nazionale.
Ciò che è accaduto nelle puntate della trasmissione “Non è l’arena” condotta da Massimo Giletti è cosa nota.

Catanzaro diventa immeritatamente il centro dello scandalo, mentre i burattinai ingarbuglaino i fili delle marionette

Catanzaro diventa il centro dello scandalo. Poco importa se Gettonopoli, Rinascita Scott e Genesi, non abbiano neanche un punto in comune. Uno o più burattinai muovono i fili, li ingarbugliano, rimestano. Ma i fili non si sbrogliano e allora c’è chi pensa di tagliarli, senza considerare che il teatro dei burattini è tale solo se tutti i pupazzi restano in scena. L’uscita dal palco, in quel tipo di spettacolo non è prevista. Lì cala solo il sipario.

Quando Gettonopoli diventa un caso politico. Le dimissioni non richieste e non dovute

E’ a questo punto della storia che Gettonopoli da questione giudiziaria dove ci sono 32 indagati che hanno ricevuto, come la legge prevede, un avviso a tutela dei loro diritti, diventa politica.
Non che non fosse partita con questo intento, quello di mettere in discussione, un sistema politico/amministrativo, ma lo diventa nei fatti.
Lo diventa quando alcuni degli indagati (e non ) si dimettono dalla carica elettiva, senza che ve ne sia bisogno, senza che nessuno glielo abbia chiesto.
Dicono di farlo per marcare una distanza. Tra chi ancora non si è capito.

Il Sindaco si arrocca e resiste al “ricatto moral/politico” delle dimissioni date, annunciate e ritirate

Il Sindaco resiste a quello che è un ricatto “moral/politico” non si scompone davanti alle dimissioni di altri consiglieri, è pronto alla surroga degli eletti e alla rotazione degli assessori.
Alcuni confermano altri ritirano. Le ragioni degli uni e degli altri sono comprensibili e da rispettare, ma non sono certo condivisibili d’ufficio.

Colpe rinfacciate e ragioni mai trovate

Scappare non è mai la soluzione, restare, ma senza avere ben chiaro cosa dover fare e come dover affrontare il momento, senza avere una visione, a volte è pure peggio. Non sbagliano nè gli uni nè gli altri, eppure gli uni e gli altri hanno trascorso molto tempo a darsi colpe e a non riuscire a trovare ragioni.
Ed ecco il punto esatto in cui una città dovrebbe fermarsi per analizzare la caratura di chi deve rappresentarla.
Ognuno degli indagati ha fatto la propria scelta nella sua qualità di eletto, ma nessuno ad oggi ha dimostrato di avere una visione di città. Nè chi è andato via, nè chi è rimasto. Ed è chiaro che questa è una valutazione che prescinde dalle qualità umane di tutti e dal principio cardine da cui tutti devono partire, tutti sono innocenti fino a prova contraria.

Questa non è la migliore amministrazione che la città abbia avuto, per trovarne un buona bisogna andare al secolo scorso

Questa non è la migliore amministrazione (tra eletti e nominati) che il Capoluogo abbia avuto, anche se per trovarne una buona forse bisogna davvero andare indietro fino al secolo scorso. Ma non perché sia esplosa la questione Gettonopoli. Ma perché la gestione della questione Gettonopoli ha mostrato i limiti di una intera classe dirigente, dove per dirigente non sta solo per “dirigere” ma anche per chi deve controllare l’azione di chi governa. Limiti che, a ben guardare, si vedono nell’azione amministrativa quotidiana e nell’assente contrasto o nell’assoluta mancanza di propositività da parte di chi è dal lato opposto.

Gettonopoli non è il problema della città, ma i limiti che la classe dirigente ha mostrato nell’affrontarla

E un’amministrazione debole, altrettanto debolmente reagisce davanti a poteri che considera più forti e che, oggettivamente così si presentano.

Ora (non prima) i burattinai dovrebbero tagliare i fili, la città ha pagato un biglietto troppo salato per uno spettacolo desolante

Ecco perché forse gli indagati di Gettonopoli, dopo aver risposto delle loro responsabilità per le quali saranno giudicati, dovrebbero, ora sì e non prima (le ragioni del prima erano finalizzate semplicemente ad accumulare titoli al di là dei meriti politici per i quali un eletto dovrebbe essere sempre giudicato), tagliare tutti i fili ormai ingarbugliati di quel teatro dei burattini  e far calare il sipario e la città, l’intera città, dovrebbe chiedere la restituzione del prezzo di un biglietto che ha pagato davvero troppo salato.

La tenuità del reato non cancella la colpa degli eletti nei confronti della città

La tenuità del reato non cancellerà le colpe dei protagonisti e non rispetto alla vicenda giudiziaria, che di certo si risolverà per tutti come la legge prevede con la garanzia dei diritti per tutti, ma rispetto alla città intera.