Martedì riunione del vertice di centro destra per la scelta del candidato presidente

Le chances della lista “Casa delle Libertà”, presentata nel 2020 da Claudio Parente, fondatore di Officine del Sud, in Comune ridotto al solo capogruppo Lorenzo Costa, politico di lungo e dinamico corso

Mentre non risulta nessuna disposizione governativa in correzione dell’ordinanza che fissa le elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale e per il nuovo presidente di Giunta per domenica 14 febbraio, sembra proprio che martedì prossimo 15 dicembre l’alleanza di centro destra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia), nella solita configurazione del vertice a tre (Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani) esteso al quarto (Silvio Berlusconi), scioglierà la riserva sui candidati a sindaco di Roma e di Milano, così come sul candidato alla presidenza della Regione Calabria. Tutte le scelte sono ancora molto fluide, e sono già state oggetto di incontri finora infruttuosi. Per Roma il nome più accreditato rimane Guido Bertolaso, ma c’è qualche riserva perché non si vuole correre il rischio di un responso negativo alle urne che sarebbe doppiamente urticante, per la carica in sé e per il nome che verrebbe nel caso sacrificato inutilmente. Per Milano un terzetto di nomi non molto conosciuti nel resto d’Italia è in bilico per contrastare il favorito Beppe Sala. Per la Calabria rimane in pole position il minore di fratelli Occhiuto, Roberto, che di anni rispetto a Mario ne ha qualcuno in più ma più velocemente ha scalato i gradini della carriera politica, tanto che oggi è vice capogruppo vicario alla Camera dei deputati, con buona se non ottima visibilità mediatica. Sempre nel presupposto della ricaduta ereditaria della presidenza su Forza Italia, come sembra pacifico. Appena un gradino dietro le quotazioni di Maria Limardo, sindaco di Vibo Valentia. Per nulla trascurabili le chances di Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, qualora il suo ambivalente destreggiarsi sulle due sponde di Forza Italia e Lega possa valergli una spinta suppletiva rispetto alle consolidate referenze di amministratore esperto e ferrato.

Il centro sinistra

A sinistra, lo stato dell’arte è indietro, come spesso succede in questi casi. Domani c’è la call on line indetta da Partito democratico e Movimento 5 Stelle per predisporre una comune piattaforma programmatica, con invito pressante alla partecipazione rivolto a tutto ciò che si muove da queste parti del campo: Italia viva, Io resto in Calabria, Articolo 1, Sinistra italiana, Socialisti, Centro democratico, Verdi, Calabria Aperta, Sardine e, in dubbio, Tesoro Calabria di Tansi.

Casa delle Libertà

Tornando al centro destra, a parte l’indicazione del candidato presidente, rimane centrale l’apertura o meno alle liste satelliti dei partiti ufficiali della coalizione, includendo in quest’ultimo novero anche l’Udc, pur nella sua striminzita espressione parlamentare che ritrova, però, in Calabria un peso tale da garantirgli la presenza d’ufficio. Non è così per “Casa delle Libertà” la lista che a gennaio 2020 ha affiancato quelle di Forza Italia e di “Jole Santelli presidente” nella suddivisione, circoscrizione per circoscrizione, di un numero e di una caratura individuale di pretendenti consiglieri tale da non poter essere ristretti nelle liste ufficiali di partito. Anzi, a ben ricordare, fu proprio la presenza della CdL a consentire la definitiva sistemazione di esponenti del calibro di Giacomo Crinò a Reggio, Sinibaldo Esposito a Catanzaro, Pino Gentile a Cosenza, nei giorni convulsi di fine dicembre 2019 che precedettero la presentazione delle liste del centro destra, con le voci di clamorosi passaggi nel campo avverso dopo il veto posto dalla Lega verso Mario Occhiuto. Non è solo questione di nobiltà e di pedigree politico a consigliare una diffidenza verso le liste satelliti. Conta soprattutto la difficoltà tecnica della raccolta, convalida e successiva revisione delle firme necessarie alla presentazione di liste non rappresentate in Parlamento. Non è questo, in senso stretto, il caso della lista “CdL”, che può contare su un apparato organizzativo non assimilabile alle liste civiche, poiché è diretta emanazione del movimento “Officine del Sud”, fondato e guidato da Claudio Parente, ex consigliere regionale e capogruppo di Forza Italia e uno dei principali promotori della candidatura ed elezione di Santelli nel 2020. Il movimento è strutturato da anni, con statuto registrato e bilancio certificato, pronto quindi a entrare nella competizione elettorale. E stando alla ristrettezza dei posti in ciascuna lista, solo otto nella Circoscrizione centro che comprende oltre Catanzaro anche Vibo e Crotone, e le necessarie rappresentanze di territorio e di genere, non sembra proprio possibile ad assorbire i numerosi pretendenti possano essere le sole due liste di Forza Italia e “del presidente”. Quindi è altamente probabile che, alla fine, superate le perplessità generali, Parente offra di buon grado il suo movimento, o direttamente come Officine o nella veste di Cdl, alla valutazione degli elettori. Avendo, ovviamente, Catanzaro come principale base di lancio. Al Comune capoluogo, per dire il vero, le fila di Officine del Sud sono state parecchio agitate nell’ultimo scorcio di mandato. Nell’ultimo anno hanno lasciato i due eletti, prima Giuseppe Pisano e dopo Francesco Gironda, e a rappresentare il movimento di Parente è rimasto solo Lorenzo Costa, entrato nel gruppo dopo la permanenza nel Misto successiva all’abbandono del Partito democratico nella cui lista era stato eletto nel 2017.

Lorenzo Costa, al Comune dal 1990, dal Pd a Officine del Sud

È interessante seguire le vicende di Lorenzo Costa, indicative di un certo modo di incedere politico all’epoca in cui tutti sono concordi e finanche favorevoli alla fine delle ideologie, però molto più severi nei confronti di chi cambia orientamento e schieramento partitico. Una carriera politica, quella di Costa, molto longeva, sempre segnata dall’appartenenza a una sinistra moderata. Il suo primo ingresso nel Consiglio comunale di Catanzaro è datato 1990, eletto con il Partito repubblicano italiano. Più Prima Repubblica di così… Da allora sempre presente nell’Aula Rossa, tanto che se abbandono c’è stato, è da attribuire all’Aula, per crollo soffitto, e non a Costa. Unica interruzione tra il 2006 e il 2011, ma solo perché, con Rosario Olivo sindaco, Costa fu assessore alle Attività economiche. I suoi passaggi politici sono quelli canonici dell’area: dal Pri all’Udeur alla Margherita al Partito democratico. Eletto dal 2011 per tre mandati consecutivi, negli ultimi due passati da capogruppo, fino alla brusca interruzione maturata nell’estate del 2018 e sfociata nel passaggio al Misto. C’è da dire che già durante il terzo mandato di Abramo, tra il 2013 e il 2017, non erano mancati i punti di dissidio tra Costa e gli altri consiglieri dem: il suo approccio oppositivo, ancorché leale, era giudicato troppo morbido, nettamente moderato rispetto alle furibonde bordate lanciate in aula da Franco Passafaro, Vincenzo Capellupo, Nicola Ventura. Scarsissimi i punti di contatto tra il gruppo consiliare, da lui rappresentato, e la segreteria provinciale del Pd, allora sotto la guida di Enzo Bruno. Nel 2018, poi, l’episodio cardine delle successive mosse: elezioni di secondo livello alla Provincia. Costa, candidato consigliere, sposa la terza posizione dei “Riformisti e Moderati”, messa su da Tonino Scalzo, Ciconte, Zavettieri, Guerriero, che scombina i piani della coalizione ufficiale del centro sinistra, candidato Ernesto Alecci, che perde nei confronti del candidato del centro destra, Sergio Abramo. Lorenzo Costa si piazza al secondo posto nella terza coalizione, dietro il sindaco di Falerna Giovanni Costanzo che, decaduto da sindaco, nel 2020 gli cederà il seggio in Consiglio provinciale, dove adesso siede nel gruppo Misto. Costa argomenta l’uscita dal Pd proprio inserendola nella categoria della coerenza, dopo la scelta autonomista nelle elezioni provinciali dell’ottobre 2018. Anche se non c’è dubbio che abbiano molto contribuito le numerose incomprensioni intervenute nei rapporti con il Pd cittadino e provinciale negli anni in cui Costa era formalmente il capogruppo in Consiglio comunale, non sempre in sintonia con gli altri componenti. Dal Misto a Officine del Sud il passo è stato più agevole, favorito anche dall’interesse suscitato da alcune iniziative politiche di Parente, per esempio sul regionalismo differenziato, che hanno reindirizzato Costa verso il suo originario approccio liberale, cattolico, moderato.