Ma davvero al tavolo del centrosinistra avanza la candidatura De Magistris?

Si fanno sempre più consistenti le voci di un interesse del sindaco di Napoli per un ritorno politico in Calabria da candidato presidente sponsorizzato

Il Pd, sigla che notoriamente sta per Partito democratico, dovrebbe immediatamente zittire sul nascere le voci di una possibile candidatura di Luigi De Magistris alla presidenza della Regione Calabria. Dovere che sarebbe egualmente stringente qualora Pd volesse semplicemente stare per Partito distributore a quel tavolo dove si danno le carte a una folta pattuglia di convenuti che, già nella composizione, “una testa una carta”, sono la trasposizione in chiave politica del paradigma, populista e fallimentare, di “una testa un voto”.

Se il Pd lo facesse, domattina, pubblicare una nota ufficiale in cui si dice chiaro e tondo che l’ipotesi De Magistris è semplicemente una bufala campata in aria, questo servirebbe a smentire quanto si mormora sottovoce, che il Pd, come partito, in Calabria è acefalo, surrogato da un circolo di nominati al cui vertice sta, guarda caso, un campano. Forse nella convinzione, dura a morire sopra la linea del Pollino, che ancora esista un Regno delle due Sicilie con capitale Napoli, e che perduri la fama e la sostanza del capoluogo campano come capitale culturale, oltre che politica e amministrativa, dell’intero Mezzogiorno. Come sanno tutti non è così ormai da decenni, se non da secoli. Napoli appare sfumata nelle sue fattezze urbane e sociali di metropoli complessa e problematica, che si guarda con curiosità e anche con simpatia, avulsa dai riferimenti culturali ed esistenziali, esclusa una certa dipendenza universitaria della quale non tutti sono soddisfatti.

Ma, a parte questo, non si riesce a comprendere quale sarebbe la giustificazione, logica ancor prima che teorica o politica, di una candidatura De Magistris in Calabria. Sappiamo tutti della sua storia professionale, conosciamo la domanda secca alla quale è legata la sua attività da Pm (Why not?), anche se non abbiamo mai capito bene quale sia stata la risposta o meglio le tante risposte non date. Sappiamo, nel poco che è lecito sapere, delle sue vicende personali e possiamo anche comprendere le spinte emozionali che potrebbero sollecitarlo all’impresa, ma, francamente, le riteniamo del tutto insufficienti a giustificare una sua candidatura a presidente della Regione per la coalizione di centrosinistra. Da qual che si sa, dovrebbe rappresentare una sorta di golden share in mano ai Cinque Stelle per vincere le residue resistenze interne a un’alleanza elettorale in Calabria e per coinvolgere l’intransigente Carlo Tansi nella coalizione di centrosinistra-grillini-civici. Anche se non si comprende bene quali possano essere le affinità tra tante asperità che sono caratteriali ancor prima che programmatiche. Anche se si ammettesse la vittoria di tale variegata coalizione, c’è qualcuno che si sentirebbe di scommettere un euro su un andamento condiviso, collaborativo, consenziente delle attività di governo? L’unica assonanza sembra essere allo stato quella cromatica, quei foulard e quelle bandane che fanno tanto Hare Krishna ma poca sostanza.

Se così fosse, se dal cilindro del prestigiatore Stephanus Graziano, in uno sforzo di esperimento paranormale, spuntasse realmente il coniglio LDM, si perpetuerebbe in campo politico la visione coloniale che stigmatizza la Calabria come regione reietta, che non riesce a trovare nel suo ambito una soluzione adeguata alle necessità, e che pertanto abbisogna di un papa straniero, dottato di superpoteri, una sorta di Vicerè, al quale finalmente si possa attribuire con proprietà l’appellativo di Governatore delle Tre Calabrie.
A monte di tutto, poi, c’è da considerare in virtù di quale meriti gli elettori calabresi dovrebbero premiare il De Magistris politico, dopo i dieci anni passati a Palazzo San Giacomo da sindaco di Napoli. Le cronache locali dell’imminente commiato ne tracciano un bilancio niente affatto positivo. Tutto merita la Calabria meno che la sua presidenza liquidata come trattamento di fine carriera, per di più elaborato con il beneplacito di un commissario di partito, Stefano Graziano, entrato di recente da consulente nella corte del presidente campano De Luca, acerrimo nemico del possibile candidato. Da notare che la voce più preoccupata al momento arriva proprio dalla Campania, da dove, sulle pagine del Mattino, l’intellettuale e accademico Adolfo Scotto di Luzio, invocando l’intervento dei suoi colleghi calabresi, titola esplicitamente: “Il Pacco Dema – Povera Calabria merce di scambio”.
Ma tutto questo ragionare è probabile vano esercizio, considerato che domattina, al massimo lunedì, il Pd smentirà il tutto. O no?