Il “no” della senatrice Granato alla riforma Cartabia

Consegnati al prefetto documento e petizione della senatrice di "L'alternativa c'è":  “Favorisce la casta e nega la giustizia”

Approfittando del cono d’ombra offerto dalla basilica su piazza Prefettura e sfidando l’inclemenza dell’afa che poco induce alla partecipazione, Bianca Laura Granato, senatrice di “L’Alternativa c’è”, ha tenuto fede all’annunciato sit in per promuovere la raccolta firme sulla petizione da lei stessa stesa e che, alla fine delle due ore di azione, ha provveduto a consegnare nelle mani del prefetto di Catanzaro.

Generico luglio 2021

Lo scopo lo spiega la stessa Granato in un appello che posta in diretta su Facebook: “Siamo in piazza Prefettura a raccogliere le firme su un documento che chiede il ritiro della riforma Cartabia e vuole andare in direzione decisamente opposta, quella della certezza della pena, per veramente velocizzare i processi, ridurre i carichi dei tribunali e ridare giustizia ai cittadini. Con questa riforma siamo di fronte a una giustizia negata. La riforma cancella gli esiti di almeno il 50 per cento dei processi penali che, secondo gli addetti ai lavori, finiranno nell’improcedibilità. Se non ci ribelliamo noi cittadini, cittadini onesti che rispettiamo le leggi e non abbiamo nulla da temere, che abbiamo titolo a pretendere di vivere in uno stato di diritto, allora non so dove porterà quest’azione di governo, un governo che non fa gli interessi dei cittadini ma della casta, di un’oligarchia che si sente al di sopra di tutto, tanto è vero che legifera per ottenere l’impunità qualsiasi cosa faccia.

Gli imputati eccellenti avranno l’impunità garantita, una tutela e uno scudo penale certo. Se vogliamo ribaltare la situazione, evitando di pagare a vuoto da contribuenti la procura, i tribunali e tutta la macchina della giustizia, mobilitiamoci dal basso. Oggi iniziamo con questa petizione su Catanzaro ma è un documento per tutti, che metto a disposizione di tutti e può essere presentato in qualsiasi prefettura. Sono disponibile a presenziare a qualsiasi evento che possa riprodurre questa traccia, quindi consegnare un analogo documento per fare sentire la nostra voce al governo”.

Nonostante il giorno poco propizio, i due sostenitori che l’accompagnano, uno dei quali è l’avvocato Francesco De Lieto, raccolgono firme e copiano gli estremi dei documenti dei sottoscrittori che si presentano, tra i quali l’associazione “Periferie Mediterranee”. Segno che l’argomento è più che sentito. Proprio da poche ore, dopo lungo penare, è stato d’altra parte raggiunto a livello governativo e parlamentare, l’accordo di maggioranza sul testo da portare in aula.

“Penso che l’accordo sia pessimo – giudica in proposito Granato, espulsa dal M5S e dallo stesso gruppo parlamentare a febbraio per non avere votato la fiducia al governo Draghi -, e penso che rallegrarsi per questo accorso significa essere veramente in totale malafede, ovvero avere cancellato la giustizia penale ed esserne fieri proprio perché si ha da temere da essa. Vuol dire che quella classe politica è tutta da mandare al macero, e, visto purtroppo che i tribunali saranno resi totalmente inefficaci, non so se non ci ribelliamo a cosa ci potremo attaccare, quando gli esiti delle elezioni avevano dato un indirizzo chiaro che era quello totalmente opposto, dare ai cittadini la certezza del diritto e della pena e l’eliminazione dei meccanismi di corruzione e concussione dalla dirigenza pubblica e dalla politica. Invece è stato totalmente disatteso da un’oligarchia che si è insediata. A questo punto c’è bisogno di una mobilitazione dal basso, combattere e costruire una realtà politica che vada a intrepretare i bisogni di quei cittadini che sono rimasti delusi dal Movimento 5stelle, per vivere in uno stato di diritto”.

Le chiediamo se non ritenga che il problema della eccessiva lunghezza dei processi sia reale. “Indubbiamente il problema c’è – risponde prontamente la senatrice, che è in aspettativa nella sua professione di insegnante in un liceo cittadino -, non esiste giustizia se non c’è un ragionevole tempo in cui in processi si devono celebrare. Però è anche vero che senza certezza della pena non si ricorre ai riti immediati. Questa riforma, come ha spiegato bene Gratteri, va proprio nella direzione opposta.

Se invece vogliamo velocizzare i tempi della giustizia dobbiamo procedere nella direzione di indirizzare i rei verso i riti abbreviati, interrompere la prescrizione con il rinvio a giudizio e nemmeno dal primo grado e poi introdurre la “reformatio in peius”, ovvero la possibilità che la sentenza d’appello vada a peggiorare quella di primo grado, in modo tale da scoraggiare eventuali tentativi da parte di chi è in torto di portare alle lunghe le procedure, e fare perdere tempo alla giustizia. Basta imitare semplicemente i paesi europei civili che hanno un quattordicesimo delle cause che abbiamo noi, proprio perché si muovono nella direzione di rendere efficiente la giustizia, non di renderla farraginosa a benefizio dei rei”.

Per terminare, non può mancare un giudizio sui suoi ex colleghi “grillini”, oggi in attesa che si proclami ufficialmente il loro nuovo presidente, Giuseppe Conte: “L’atteggiamento dei Cinquestelle – afferma con piglio deciso Bianca Laura Granato – in proposito è ignavo, penso proprio che questo termine dica tutto. Ignavo e soprattutto prono e complice, perché ormai non si può definire che così ciò che li ha portati ad assecondare una linea antitetica a quella per la quale ci hanno votato”.