Ventura: “Settantasei anni fa nasceva la Repubblica”

Tutti i maggiorenni furono titolari del diritto di voto senza alcun discrimine: donne e uomini, ricchi e poveri, istruiti e analfabeti divennero elettori

Settantasei anni fa (1946) il popolo italiano votava, per la prima volta anche le donne, per scegliere il nuovo regime costituzionale post fascismo; due le opzioni, Monarchia o Repubblica. Il diritto al voto fu garantito a tutti i cittadini di maggiore età che allora si raggiungeva a 21 anni. La prima novità, di enorme importanza, fu che per la prima volta dopo oltre vent’anni gli italiani tornavano alle urne. E questa volta, anche per la prima volta, tutti i maggiorenni furono titolari del diritto di voto senza alcun discrimine: donne e uomini, ricchi e poveri, istruiti e analfabeti divennero elettori. L’intero popolo italiano acquisì il diritto di cittadinanza e diventava protagonista del proprio destino.
Le ultime elezioni prima del referendum del 1946, per eleggere il Parlamento, si svolsero, ma con le regole previse dall’allora Statuto Albertino, nel 1924. Da quell’anno in Italia furono abolite dal fascismo le elezioni e le istituzioni elettive.

Ne 1946, al referendum gli elettori scelsero con poco meno di 13milioni di voti la Repubblica; la Monarchia ne ebbe poco meno di 11milioni. Tutto il Nord Italia votò in prevalenza Repubblica, ma da Roma in giù ottenne più voti la Monarchia. In Calabria vinse la Monarchia con 177,389 voti in più.
È giusto ricordare che gli italiani il 2 giugno 1946 votarono anche i componenti dell’Assemblea Costituente.
Il 2 giugno, dunque, ricorre la nascita della nostra democrazia repubblicana, e in ogni parte d’Italia in questo giorno si svolgono apposite manifestazioni pubbliche.
A Catanzaro ricordo che il 2 giugno, l’allora Amministrazione Comunale di Centro-Sinistra, sindaco l’On. Rosario Olivo, dedicò sempre particolare attenzione a tale ricorrenza: si svolsero in piazza Prefettura e al Monumento dei Caduti iniziative di grande spessore. Agli eventi furono protagonisti la Prefettura, le Forze Armate, di Polizia, l’Arma dei Carabinieri, I Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, il Corpo della Polizia Urbana, i rappresentanti cittadini nelle Istituzioni democratiche (Parlamento, Regione, Provincia, Comune). Le iniziative furono sempre molto partecipate da tante migliaia di cittadini.

Il 2 giugno è il giorno simbolo della nuova Italia che, riscattata dalla lotta di liberazione partigiana, avviava il percorso democratico antifascista della nostra Repubblica: Il momento storico e politico più importante, fu la conseguenziale nascita della Costituzione.
“La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà” (Luigi Sturzo).
I valori della lotta di liberazione, della Resistenza sono i contenuti fondamentali della Carta Costituzionale.
Il patriottismo, (non il nazionalismo e il sovranismo), l’antifascismo, la giustizia sociale, l’eguaglianza, ogni diritto civile e sociale, sono il programma della Costituzione.

Riprenderò, a seguito, il pensiero di un importantissimo costituzionalista e difensore della nostra legge madre, Piero Calamndrei. Egli meriterebbe di essere studiato con tanto approfondimento nelle scuole ed alle Università (Ma soprattutto la Costituzione, penso, dovrebbe essere materia di studio e di conoscenza in ogni scuola ed in ogni facoltà universitaria senza alcuna distinzione tra umanistiche, giuridiche, economiche, scientifiche, ecc.)
È una proposta che tutte le forze politiche dovrebbero “imporre” attraverso una precisa scelta del Parlamento, quale materia di studio in ogni ordine di scuola. Ma la Costituzione dovrebbe essere anche ben conosciuta da ogni rappresentante delle Istituzioni rappresentative (Parlamento, Regioni, Comuni, e quante altre).

La Costituzione, dice Calamandrei, rappresenta una cesura storica e netta nella storia d’Italia, un passaggio di civiltà giuridica, sociale e politica. Per egli il Parlamento è il luogo in cui si esprime la volontà popolare. Nessun altro organismo potrà surrogare, neanche minimamente, i Suoi compiti; neanche il Governo. Solo il Parlamento e nessun’altro, tanto meno il Governo potrà assumere iniziative di modifica della Carta Costituzionale.
Calamandrei ricorda che la Costituzione assegna ai partiti una centralità nel nuovo ordinamento politico, dopo che per cento anni lo Statuto Albertino (Monarchia) e da ultimo il fascismo ne avevano negato il ruolo nell’architettura istituzionale.
(Articolo 49 della Costituzione: “i cittadini concorrono a determinare la vita politica nazionale attraverso i partiti”)
Ma Calamandrei percepì il rischio che i partiti avrebbero potuto utilizzare la Costituzione per conseguire successi di parte, e che avrebbero avuto nel tempo problemi di tenuta: aveva percepito bene.

La crisi della partitocrazia, quella che oramai da anni vive il nostro Paese, dovrà essere affrontata in positivo. La soluzione non è la cancellazione dei partiti, ma il loro riscatto, la loro attualizzazione, il loro rilancio, il loro ritornare ad essere corpo vivo e imprescindibile della democrazia italiana. Purtroppo registriamo che in tanti, “acculturando” in modo strumentale gli italiani, continuano ad utilizzare la crisi dei partiti, per affermare movimenti e “civismo” di tipo qualunquistico, ma anche inventando, purtroppo, partitini privi di ogni sostanza, e tutti per la soddisfazione di propri tornaconti o per il raggiungimento di obiettivi chiaramente di parte. Ciò è particolarmente grave per la tenuta dell’Istituzioni democratiche. Sarebbe invece necessario ed urgente ricostruire la Repubblica dei Partiti, regolamentado la loro vita interna ed esterna (vedi art.49): i partiti, vecchi e nuovi, dovranno recuperare una chiara loro anima e identità. Dovranno recuperare in sostanza il ruolo che gli assegna la stessa Costituzione quale strumento di elaborazioni e proposte confacenti ai suoi dettami.
“La contemporaneità populista utile a far nascere un legame simbolico tra il leader e il suo popolo. Il vincolo carismatico, basato sull’emozione e sull’istinto, crea normalmente comunità potenti ma intimamente fragili perché non hanno radici che affondano nella storia e nella tradizione, capaci però d’interpretare le contraddizioni di una fase, cavalcandole e dilatandole in una promessa rivoluzionaria e di redenzione”. Ezio Mauro.

Calamandrei negli scritti sulla Costituzione dice, fra tant’altro, che essa è il programma politico della Resistenza, e afferma che le sue norme, i suoi contenuti non possono prescindere dal significato della lotta di liberazione dal nazifascismo. “… la nostra Costituzione è programmatica, cioè contenente un vero e proprio programma di trasformazione sociale della società, i cui capisaldi sono quelli del diritto al lavoro, della effettiva partecipazione dei lavoratori al governo, del diritto al salario”. “…che la Resistenza non è finita, ma solo ha cambiato volto: da lotta mortale sulle montagne, è diventata legge di ordinata convivenza civile e permanente programma politico”. “La Costituzione fu e resta il programma politico della Resistenza”. “Andiamo in cerca di un programma comune? Ma il programma è lì: quando la Costituzione ci dice che il compito dell’immediato avvenire è quello di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini impediscono il pieno sviluppo della persona umana”, e di dare a tutti i cittadini “pari dignità sociale”, e di dare lavoro chi non l’ha, si da garantire a ogni famiglia “un’esistenza libera e dignitosa”, essa enuncia con questo un programma politico…”.
“una delle offese che si fanno alla Costituzione è’ l’indifferenza alla politica” (Pietro Calamandrei).
“dietro ogni articola della carta costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella resistenza. Quindi la repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi” (Sandro Pertini).
Sabatino Nicola Ventura
Già Assessore Comunale e Consigliere Provinciale