“Diecimila posti di lavoro in meno dopo quattro anni di governo di centrodestra”

L'analisi degli indicatori economici del consigliere regionale democrat Raffaele Mammoliti: "Contro una media europea del 21,6%, la Calabria ha il 42,8% della popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale"

Quattro anni di governo del centrodestra consegnano alla Calabria diecimila occupati in meno. Dati che vengono definiti “impietosi e controvertibili”. A spiegarlo, numeri alla mano, è il consigliere regionale del Partito democratico, Raffaele Mammoliti, in una conferenza organizzata nella sede del partito a Lamezia Terme, insieme a Mimmo Bevacqua.

“Se prendiamo il dato dell’occupazione, che mi sembra molto paradigmatico, nel 2019 avevamo 539 mila occupati, dopo quattro anni ne abbiamo 529.000. Ci sono quindi 10mila occupati in meno dopo tutte queste annunciate riforme che sono state realizzate”, spiega Mammoliti presentando alcuni indicatori giudicati negativi e che riguardano, in particolare, il livello occupazionale e i dati demografici della Calabria.

“È chiaro che le riforme per avere degli effetti di miglioramento dei servizi, delle prestazioni e della qualità della vita necessitano di un tempo più lungo, però il monito che io voglio lanciare oggi è che purtroppo questi dati ci costringono tutti ad interrogarci – spiega ancora Mammoliti -. Sia il governo ma anche l’opposizione e la classe dirigente, interroga il partenariato, perché noi abbiamo la disoccupazione più alta d’Italia, abbiamo i NEET, i giovani che non lavorano e che non studiano, con la percentuale più alta d’Italia”.

“E poi l’occupazione che è appena al 43%, in Germania siamo al 77%, in Italia siamo al 60%, sono tutti degli indicatori oggettivamente negativi che interrogano tutti quanti e la battaglia che bisogna fare è l’utilizzo proficuo delle risorse, delle consistenti risorse che ci sono per cercare di migliorare questi dati”.

“Per il 2024 bisognerebbe ripristinare i dati occupazionali pre-pandemia, quindi con l’assunzione di almeno 10.000 persone in Calabria e le condizioni secondo noi ci sono. Anche la stessa sanità – ha spiegato ancora il consigliere regionale democrat – una riforma sulla quale Occhiuto si è speso moltissimo. I dati Gimbe e una serie di dati ci dimostrano chiaramente che le liste di attesa, la mobilità passiva non è che siano diminuiti. Vogliamo però dare il beneficio ancora del tempo ma è chiaro che, oggettivamente, questa condizione di miglioramento non si è avvertita come non si è avvertita su una serie di altri settori”.

La conferenza stampa di ieri ha offerto anche lo spunto per lanciare l’appello alla partecipazione della grande mobilitazione di Roma per il prossimo 11 novembre.

“Per noi è una grande occasione perché dalla Calabria ci sarà una straordinaria partecipazione, e da lì vogliamo lanciare la costruzione di un’alternativa reale nel Paese e in Calabria. Nella nostra regione – ha concluso Mammoliti – ci sono oggettivamente degli elementi nuovi: se il presidente Occhiuto dovesse decidere alle Europee di candidarsi, oggi il Partito Democratico e il centrosinistra avrebbero degli elementi nuovi a partire anche da Reggio Calabria con il ripristino del sindaco Falcomatà che sarebbe nelle condizioni di costruire l’alternativa a questo Governo”.

 

La scheda

La Calabria a rischio desertificazione demografica – In Calabria, secondo quanto riportato dal Rendiconto Sociale dell’INPS per l’anno 2022, siamo in pieno inverno demografico. Le persone oltre i 65 anni rappresentano circa il 23/24% della popolazione, il rapporto tra nascite e decessi registra un saldo negativo di – 9.600 persone (nel 2011 erano – 2.376). Siamo, dunque, una regione protesa verso l’invecchiamento non solo perché le nascite sono poche, ma soprattutto perché molti giovani emigrano all’estero o in altre regioni per cercare lavoro o per studiare.

Nel caso in cui la regione non fosse in grado di invertire la tendenza, l’ISTAT stima che la Calabria perderà circa il 12% della sua popolazione attiva tra il 2020 e il 2030, quasi il doppio della perdita a livello nazionale che si attesta attorno al 6%. Questo calo si accompagnerà ad un aumento dell’indice di dipendenza strutturale (che indica il rapporto tra popolazione in età non attiva – 0/14 anni e 65 anni e più – e popolazione in età attiva – 15-64 anni), a testimonianza della perdita relativamente maggiore della popolazione giovane e con capacità di spesa.

 

I dati sull’occupazione – Secondo i dati della Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, il numero di occupati in Calabria è aumentato dell’1,5 per cento rispetto all’anno precedente; a differenza di quanto rilevato nel 2021, l’incremento è stato però inferiore a quello medio registrato nel Mezzogiorno e in Italia (rispettivamente 2,5 e 2,4 per cento).

In termini assoluti, il numero di occupati non ha ancora recuperato i livelli pre-pandemici (sono stati circa 529.000 nel 2022, contro i quasi 539.000 nel 2019), mentre il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni è salito al 43,5 per cento, superando sensibilmente il dato del 2019. Su tale aumento ha inciso la dinamica demografica caratterizzata dalla progressiva riduzione della popolazione in età da lavoro. Il divario negativo nel tasso di occupazione rispetto alla media nazionale è rimasto comunque ampio (16,7 punti percentuali; era 17,1 nel 2019).

Secondo l’analisi delle economie regionali del Centri Studi di Confcommercio, sul fronte del lavoro gli occupati al sud sono meno di quelli di 30 anni fa. A fronte di una media nazionale del +6,5%, il Mezzogiorno fa segnare un calo dell’1,7% contro il +13,1% del Centro, il +11,6% del Nord-Est e il +6,9% del Nord-Ovest. La Calabria con -7,2% si posiziona all’ultimo posto.

 

Il fenomeno NEET – Secondo il rapporto Bes (Benessere Equo e Sostenibile) che fornisce una misurazione del benessere e del disagio sociale in Italia, pubblicato ogni anno dall’ISTAT, la media europea di coloro che non hanno un impiego e non studiano è molto più bassa rispetto all’Italia. Secondo il rapporto ISTAT, la percentuale dei NEET in Italia ha raggiunto un picco pari al 19% (quando la media in Europa è di poco superiore all’11%). Dati negativi per il Sud del Paese, la cui quota di NEET è abbastanza elevata. In Sicilia, ad esempio, la percentuale di NEET supera il 32%. Seguono Campania (29,7%), Calabria (28,2%), Puglia (26%) e Sardegna (21,4%).

 

Crescita zero – Secondo l’analisi delle economie regionali del Centri Studi di Confcommercio, il Mezzogiorno nel 2023 crescerà quasi tre volte meno del Nord. In questo contesto, a fronte di una crescita del Pil Italiano stimato per l’anno in corso tra lo 0,7% e l’1,0 %, la Calabria segnerà, insieme alla Sardegna, una crescita pari a zero.

 

Il rapporto SVIMEZ – Secondo quanto sostenuto dal direttore della Svimez, la debolezza del sistema industriale rappresenta una palla al piede per l’economia calabrese. Inoltre la povertà diffusa tra le famiglie e la permanenza di redditi bassi sono insufficienti a sostenere la domanda di consumi scaturita dalla ripartenza. Questa situazione non permette alla Calabria di cogliere pienamente l’effetto della ripresa che ha caratterizzato l’economia italiana degli ultimi mesi. Ci sarebbe, addirittura, da temere un’inversione del ciclo positivo o un forte rallentamento già nell’ultimo scorcio dell’anno.

 

La Calabria tra le regioni più povere d’Europa -. Secondo i dati Eurostat riferiti al 2022, la Calabria è tra le prime quattro regioni in Europa con la quota più alta di persone a rischio povertà ed esclusione sociale. La nostra regione si piazza dietro solo al Sud-Est della Romania e alla Campania. Contro una media europea del 21,6%, la Calabria ha il 42,8% della popolazione a rischio povertà ed esclusione sociale.