Violenza di genere, sistemi di protezione per le donne: Case rifugio e Centri antiviolenza

Oggi più che mai sussiste la necessità di educare al rispetto dell’altro, come proprio dovere e responsabilità. Per questoa i centri antiviolenza hanno un ruolo centrale sulle dinamiche che originano maltrattamenti e soprusi

La violenza contro le donne continua a rappresentare una terribile realtà. Alcuni dati che si riferiscono al 2023, riportano che dal mese di gennaio, in Italia, sono state uccise sinora 106 donne e, il recente caso di Giulia Cecchettin che ha scosso l’intero Paese, non è stato l’ultimo avvenuto. La casistica su questi episodi così efferati è varia, un dato sconcertante rivela che otto donne su dieci conoscevano il proprio assassino, omicidi, dunque, per lo più realizzati dai propri partner o ex partner. A ciò si aggiungono quelle realtà ove a uccidere le donne sono dei parenti, includendo figli e genitori o, diversamente, delle persone sconosciute. In una sfera già di per sé complessa, si aggiungono altri avvenimenti drammatici, ovvero gli episodi perpetrati fra le mura domestiche, ciò include diversi tipi di violenza, da quella fisica a quella psicologia, nonché quella economica compreso lo stalking. C’è da dire che, in genere, la violenza fisica arriva a seguito della violenza psicologica che la donna non sempre riconosce in maniera subitanea. Si sa molto bene che il “femminicidio” rappresenta la fase finale di situazioni che lo hanno preceduto. Oggi più che mai sussiste la necessità di educare al rispetto dell’altro, come proprio dovere e responsabilità. Per quanto detto sinora i centri antiviolenza hanno un ruolo centrale sulle dinamiche che originano violenza che, inevitabilmente, può provocare profonde sofferenze o, come ben si sa, anche drammi. Le attività dei CAV (Centri Antiviolenza) e delle Case Rifugio sono, per il loro genere, molto delicate, ma fondamentali per il supporto dato alle vittime poiché molte volte non si ha la forza di denunciare inficiando la propria vita pubblica e privata. Diverse le strutture che operano a Catanzaro e nel suo comprensorio, se ne vorrà seguire le dinamiche di alcune, la loro operatività e tutti i servizi posti in essere nei diversi casi.

 

CENTRO ANTIVIOLENZA MONDO ROSA. In tal verso, già da diversi anni opera a Catanzaro “Mondo Rosa” e con entrambi i centri, ovvero quello “antiviolenza” e “casa rifugio”, accoglie le donne vittime di violenza anche con i propri figli, garantendo loro un ambiente familiare e una normale vita quotidiana. Le assistite sono seguite da personale altamente specializzato (psicologi, avvocati, medici e professionisti in grado di offrire la propria competenza a seconda dei casi) e ciascuna di loro effettuerà il proprio percorso personalizzato. “Nel nostro centro è attivo il numero verde 800757657 – spiega Assunta Cardamone responsabile della Casa Rifugio – a seguito della chiamata, che può fare anche capo al “numero nazionale1522, si individuerà il tipo di bisogno, da qui si procederà verso un percorso personalizzato che avverrà a seguito di un incontro che servirà per chiarire le dinamiche del caso”. “Il lavoro da noi effettuato – prosegue – non si ferma a quello svolto nei rispettivi centri, ma operiamo nelle scuole o con incontri volti alla sensibilizzazione, i CAV sono una rete importante nel territorio, infatti abbiamo una media di circa 70 contatti di richieste di aiuto all’anno. Spesso siamo interpellati anche dai Comuni o dalle Forze dell’Ordine e dobbiamo intervenire, quindi sono numeri che possono variare, ad esempio prima del Covid i casi si aggiravano su 100/110 contatti, la pandemia ne ha fermato un po’ il procedere, ora si riscontra un nuovo aumento, ma si spera che sia da attribuire al risveglio delle coscienze e quindi al numero delle denunce”.

 

Contrastare la violenza si può e, come spiega la stessa Assunta Cardamone, lo si può fare, in primis, coinvolgendo le scuole:” La sensibilizzazione è fondamentale – dice infatti – entrare nelle scuole, “incontrarsi e parlarne” può costituire una base importante, che la violenza sia un problema “culturale” è oramai un dato evidente, insegnare a parlarne e non stare più in silenzio rappresenta il mezzo iniziale per poterla contrastare”. La violenza ha purtroppo diversi risvolti e sta degenerando in svariate forme ove sempre vige quel “sistema patriarcale”. “Quello che ultimamente sta accadendo, almeno nel nostro centro – dice ancora – il bisogno di aiuto da parte di ragazze minorenni e, in questi casi, diventa difficile poter gestire gli episodi perché è necessario il consenso dei genitori che, spesso, non sono neanche a conoscenza”.

 

Le denunce sono dunque aumentate, tuttavia non è un elemento determinante. ” La denuncia – spiega ancora la responsabile – non è per noi fondamentale, poiché nel momento in cui arriva una richiesta di aiuto è importante operare su ciò che sta accadendo. La denuncia è invece importante per la “Casa Rifugio” poiché vi si accede solo a seguito di questa, scatta, infatti, un sistema di protezione importante sia per la donna che per i figli. Con il “Codice Rosso” (legge del 19/07/2019 – n° 69 che tutela la donna su svariati aspetti) viene attivato il divieto di avvicinamento da parte del partner, anche se spesso il “maltrattante” non viene intimorito da ciò e varie volte si è dovuto ricorrere all’ausilio dei Carabinieri”. Le donne accolte, possono restare in “casa rifugio” per circa sei mesi, trascorso questo tempo riprenderanno la loro vita sociale in maniera normale. “Attualmente – aggiunge ancora la Cardamone – abbiamo sette ospiti di cui tre donne e quattro bambini, è giusto però che trascorso il tempo deputato, riprendano la loro vita quotidiana anche per i bambini stessi, come in tutti i centri ci sono delle regole da seguire, avere la propria libertà è certamente un passo importante”. A supportare economicamente i CAV e le “Case rifugio” le risorse che vengono erogate da “Stato/Regione”: “Per le donne e i propri figli – spiega la Cardamone – godiamo di una “retta” utilizzata per le loro necessità, mentre per il CAV si va avanti con i progetti che possiamo attuare anche mediante il “Centro Studi”, ma, purtroppo, la burocrazia resta sempre molto lenta e ciò rende difficile e faticoso il procedere delle attività inerenti”.

 

Si aggiunge l’intervento di Isolina Mantelli, presidente del “Centro Calabrese di Solidarietà”, che include anche “Mondo Rosa”: “Si potranno realizzare tutte le leggi restrittive del caso, ma, purtroppo, la violenza non si fermerà. Importante è incidere sulla cultura, per fare ciò bisogna lavorare sulle emozioni dei bambini e ricostruire le capacità di stare al mondo, imparare loro che il “no” ha un valore educativo e di crescita. I troppi assensi hanno costruito un mondo in cui il livello di frustrazione non è più accettato, quest’ultima viene subìta come uno smacco e come tale vendicata. Gli ultimi femminicidi sono il risvolto dei “no” delle donne e fanno sì che scatti una violenza inenarrabile da parte del maschio che non è più abituato a sentirselo dire”.

 

CENTRO ANTIVIOLENZA S.O.S. ASTARTE DONNA. Il centro “Astarte” nasce a Catanzaro nel 2011 come associazione a promozione sociale, sostenuta da donne e uomini che operano in virtù di un cambiamento per la parità dei diritti, sostenendo le donne e i minori vittime di violenze. I servizi che vengono offerti in caso di emergenza sono gratuiti e immediati, avvalendosi di una equipe multidisciplinare specializzata con assistenti sociali, avvocate e psicologhe, curando tutti gli aspetti necessari. “I casi che si prospettano – dice la presidentessa Maria Grazia Muri – variano e vengono esaminati singolarmente. Attualmente si è riscontrato un incremento delle donne che si rivolgono al centro, ma ciò è dato da un aumento delle denunce. Durante l’anno sono circa 70 le donne che hanno fatto richiesta, senza tenere conto dei casi di ”violenza sommersa” di cui probabilmente non si é a conoscenza”. “C’è da dire – aggiunge – che proprio grazie alla “sensibilizzazione” molte donne hanno trovato il coraggio di denunciare, una sensibilizzazione che puntualmente svolgiamo anche nelle scuole, tuttavia l’operatività dei centri non esclude le difficoltà da superare per restare attivi, infatti ritengo che andrebbero istituzionalizzati e non procedere, come attualmente si fa, con la realizzazione di “progetti” “. “I casi – aggiunge ancora – come detto, sono diversi e in alcuni abbiamo riscontrato che le madri sono anche vittime dei propri figli, per specifici motivi, come malattie o assunzioni di droghe. Purtroppo, in questi frangenti è difficile lavorare, poiché denunciare il proprio figlio comporta dei risvolti impegnativi, in questi casi ci si avvale di una avvocata penalista o civilista”. La sede operativa di Astarte è a Catanzaro e sussiste uno “sportello” operativo 24 h su 24 a Tiriolo, il centro consta anche di una “Casa Rifugio” a Miglierina che è stata attiva per diverso tempo, attualmente chiusa poiché si attendono le autorizzazioni dalla Regione. L’alternativa alla “casa rifugio” sarà attualmente data dalla possibilità di far accogliere le donne vittime di violenza in “casa/famiglia”, provvedendo Astarte al rimborso spese, ciò reso possibile da una recente vincita al bando della “Tavola Valdese” (ente religioso) che devolve i proventi acquisiti dall’8 x 1000, alle associazioni che vi partecipano, sia in Italia che all’estero. Ma, le attività dell’associazione sono diverse e si sviluppano idee con un laboratorio solidale dove vengono svolti diversi lavori manuali, a ciò si aggiunge un “Laboratorio di Teatro”. “Proprio ultimamente – ha spiegato infatti la Muri –  è stato realizzato con alcuni attori un “audio” che riporta un episodio di violenza, ciò fatto in relazione alla mostra “Fai un passo in più” che verrà esposta al Museo Marca di Catanzaro (dal 25 novembre al 2 dicembre) in collaborazione con l’Istituto Giovanna De Nobili e l’associazioneLa voce della legalità”. L’audio realizzato potrà essere ascoltato in una “stanza sensoriale” dal pubblico e dai ragazzi delle scuole che andranno a visitarla”.

Mostra violenza di genere

Il progetto, senz’altro da porre in evidenza, coinvolge, come accennato, l’associazione “La voce della legalità” (presieduta e coordinata dagli avvocati Giulia Anna Pucci e Simone Rizzuto) che da anni si occupa della promozione della cultura della Legalità in ambito scolastico e della parità di genere. L’associazione ha siglato un protocollo di intesa con SOS Astarte e tutto si colloca in iniziative portate avanti sia a livello scolastico che, per l’appunto, con le reti associative. Oltre ad Astarte e l’Istituto De Nobili (guidato dal D.S. Angelo Gagliardi) si uniscono all’evento (la cui referente scolastica è la professoressa Elena Maida) l’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, la Commissione Pari Opportunità della Provincia presieduta da Donatella Soluri e dal Consiglio regionale della Calabria con il presidente Filippo Mancuso che interverranno nella fase inaugurale del 25 novembre per poi concludersi con il Convegno del 2 dicembre. La mostra si svilupperà in un “percorso sensoriale”, una mostra tutta da vedere ma anche da “ascoltare” il cui fine sarà quello di porre in evidenza il fenomeno della violenza di genere, affinché si educhino i ragazzi al rispetto dei diritti della persona contro ogni forma di violenza. I lavori sono stati realizzati dai ragazzi del Liceo Artistico e dagli alunni delle terze classi del Liceo Linguistico e dal Liceo delle Scienze Umane Economico Sociale (oltre alle opere grafico/pittoriche sono state realizzate le didascalie delle storie rappresentate all’interno della mostra che sono state tradotte in quattro lingue).