Foibe ed esodo, quella storia d’Italia da “gridare”. La testimonianza di Lucilla Crosilla, esule istriana

Conoscere per capire e riflettere, per questo il Comitato Dieci Febbraio, guidato da Fabio lagonia, ha organizzato un incontro con gli studenti delle scuole della città al Museo Musmi

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“Il mio dolore più grande è quello di aver iniziato a parlare troppo tardi di questa vicenda”. Lo sottolinea spesso, Lucilla Crosilla, l’esule istriana che ha fatto della memoria di questa tragedia una ragione di vita, raccontando in maniera lineare, tanto diretta quanto commossa, la storia della sua famiglia che è quella degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia tra il 1943 e il 1947. Ma, per quasi cinquant’anni la morte nelle foibe di 10-12.000, e il dramma di 350.000 italiani che furono costretti ad abbandonare quelle terre, è rimasto nascosto, sepolto in fondo a quelle cavità carsiche diventate simbolo di dolorose pagine della storia italiana dimenticata.

Generico febbraio 2024

Dal 2004 una legge dello Stato ha istituto il dieci febbraio come data per ricordare quella vicenda drammatica, ancora sconosciuta a molti e che non sempre viene trattata in maniera esaustiva nei libri di scuola.

 

Conoscere per capire e riflettere, per questo il Comitato Dieci Febbraio ha organizzato l’incontro dal titolo “Foibe ed esodo: è storia d’Italia”, che si è tenuto questa mattina nella sala ‘Giuditta Levato’ del Museo Militare all’interno del Parco della Biodiversità Mediterranea al quale hanno partecipato, introdotti dal referente del Comitato, Fabio Lagonia, e approfondito il tema del ricordo, il politologo Unical, Pupo Spantaco.

In apertura i saluti del sottosegretario di Stato al ministero dell’Interno, Wanda Ferro, il Prefetto di Catanzaro, Enrico Ricci, il presidente della Provincia di Catanzaro, Amedeo Mormile, il sindaco di Catanzaro, Nicola Fiorita, l presidente del Co.Re.Com Calabria, Fulvio Scarpino e l’assessore comunale alla Cultura, Donatella Monteverdi, e padre Lanzillotta in rappresentanza dell’arcivescovo metropolita, monsignor Claudio Maniago.

Nella sala, con le autorità, gli studenti ed i professori di alcuni Istituti scolastici della città. Con la sua testimonianza Lucilla Crosilla che ha coinvolto gli studenti ai quali ha spiegato come sia importante, alla loro età, avere la possibilità di ascoltare le testimonianze dirette dei protagonisti di quel particolare periodo della storia d’Italia. Dall’abbandono del suo paese d’origine, Canfanara d’Istria, all’approdo a Vibo Valentia, dove arriva e vive ancora, in seguito al trasferimento del padre, miracolosamente fuggito dalla prigionia, nella veste di segretario comunale, Lucilla percorre le tappe di una storia che inizia di fatto dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, fatta di dolore, soprusi, perseguzioni e nello stesso tempo orgoglio di una identità fiera, anche lontano dalle radici.

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“Personalmente – ha detto Lucilla Crosilla – posso raccontare quanto accaduto grazie anche ad un diario che ha lasciato mio padre.  Vicende che sono molto formativa ed interessanti per il loro futuro, per far sì che la pace, l’onestà, il rispetto delle regole, il controllare le proprie azioni, possano essere guidate da queste testimonianze cruenti che ho vissuto attraverso questi scritti di mio padre. Sono nata in Istria ed ho avuto la fortuna di venire a conoscenza di queste vicende in età abbastanza adulta, nell’adolescente perché i miei genitori mi hanno protetta da tutti questi racconti che invece facevano parte delle loro giornate, delle loro continue vicende di vita. I miei fratelli più grandi non ne hanno mai parlato anche se, anche per loro, era un dolore ed un reagire che io, in età matura, ho capito le motivazioni di questo loro reagire”.

 

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“La storia delle foibe e dell’esodo Giuliano – ha detto Fabio Lagonia in introducendo l’incontro e approfondendo in particolare l’aspetto storico – è un capitolo della nostra storia per niente scontato perché, nonostante siano passati 70 anni da quei tragici eventi, solo da pochi anni si comincia a parlare di questo fenomeno, andando ad approfondire alcune situazioni che sono successe sul confine orientale d’Italia. Purtroppo, come per altri eventi, ci scontriamo con negazioni di quanto accaduto in quegli anni. Penso che sia arrivato il momento di assumersi le responsabilità di parlarne e capire, lavorando con le fonti e utilizzando le preziose risorse che sono gli esuli, cosa sia successo in quel territorio. Commemorare significa ricordare insieme. E’ il minimo sindacale per risarcire, almeno moralmente, queste persone che rappresentano una tragedia della nostra storia recente”.

 

 

Il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro ha sottolineato invece come, “dopo oltre mezzo secolo di storia negata, al ventennale dell’istituzione della legge del ricordo delle vittime delle foibe, unico prezzo a pagare, quello di avere l’orgoglio di essere italiani,  di essere stati degli italiani, spesso negato nelle scuole. Si parte con un bel po’ di iniziative a partire dal treno del ricordo, all’istituzione di un museo, a quei percorsi di gite scolastiche che serviranno a far sì che ci sia una memoria condivisa sempre di più tra i nostri ragazzi, non ultima la revoca dell’onorificenza a Tito che credo abbia avuto un rallentamento in commissione a seguito dell’opposizione ma che vedrà il governo andare avanti nel ristabilire quella storia che tutti devono comprendere e che tutti devono conoscere”.

 

 

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Il sindaco Nicola Fiorita ha voluto dare un forte sostegno a quest’iniziativa perché, come ricordato dal segretario Ferro, “anche dopo 20 anni il ricordo del genocidio continua a suscitare polemiche anziché favorire la sua corretta commemorazione”. Il sindaco ha evidenziato l’importanza della memoria, sottolineando che “è fondamentale conoscere e dare attenzione alla storia per affrontare correttamente il presente. La memoria non deve essere selettiva e che è necessario contestualizzare gli eventi tragici come il genocidio in modo accurato. Il genocidio è una tragedia inaccettabile e cruenta, conseguenza di conflitti che devono essere contrastati prima di tutto in tempo di pace. Anche per questo è fondamentare ricordare il passato senza timore, con la convinzione che questo sia essenziale per evitare che simili tragedie si ripetano in futuro”.

 

 

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Il presidente della Provincia di Catanzaro, Mario Amedeo Mormile, ha rimarcato l’importanza di ascoltare direttamente le testimonianze di coloro che hanno vissuto queste esperienze. Ha enfatizzato che “queste testimonianze sono preziose perché ci ricordano le tragedie e le sofferenze vissute da persone che hanno attraversato periodi di guerra e difficoltà, mentre oggi godiamo di pace e serenità”. Mormile ha evidenziato il contesto in cui avviene questo ricordo, “in un museo militare che si collega alla storia e all’uso delle armi, mettendo in luce la capacità dell’umanità di commettere atti di violenza e prevaricazione. Per evitare tali atrocità è necessario essere consapevoli delle violenze che accadono nel mondo, anche se talvolta sembrano lontane”. Infine, ha ringraziato coloro che testimoniano queste esperienze, compresi i giovani presenti, evidenziando quanto sia significativo e importante preservare e tramandare la memoria di tali eventi.

 

 

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Il presidente del Corecom Calabria, Fulvio Scarpino, ha posto prima di tutto una domanda provocatoria, invitando gli studenti e le studentesse a riflettere sulla mancanza di comunicazione riguardo a un evento così oscuro e drammatico per l’Italia, l’Europa e il mondo. “Interrogatevi sulla natura della ‘non comunicazione’ e sul perché un evento così devastante sia stato dimenticato per così tanto tempo, nonostante l’era digitale in cui viviamo oggi”. Scarpino ha sottolineato l’importanza di ascoltare testimonianze e studiare la storia per preservare la memoria e garantire che tragedie simili non si ripetano. Ha evidenziato come la violenza e la morte siano ancora presenti nella nostra società, facendo riferimento agli eventi attuali in Ucraina. “Informarsi e trasmettere queste informazioni – ha concluso Scarpino – è un modo per preservare la memoria storica e prevenire futuri eventi simili”.

 

 

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Il prefetto Enrico Ricci ha sottolineato l’importanza di ricordare “una pagina tremenda della storia italiana, a lungo dimenticata e talvolta negata, che riguarda la persecuzione delle popolazioni italiane dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa persecuzione ha portato alla morte di migliaia di persone, che sono state infoibate in una vera e propria pulizia etnica attuata dai comunisti titini. Circa 350.000 italiani furono espulsi o allontanati dalle loro terre e giunsero in Italia, dove spesso trovarono indifferenza o addirittura ostilità nell’accoglienza”

 

 

Il Prefetto ha sottolineato “l’importanza di riflettere su queste pagine di storia, nonostante siano passati 80 anni, perché ci ricordano la necessità di costruire un mondo basato sulla collaborazione tra i popoli£. Ha evidenziato il ruolo dell’Unione Europea nel promuovere questa collaborazione e ha celebrato il fatto che oggi l’Italia sia alleata e amica della Slovenia e della Croazia. “E’ significativo e simbolico il fatto che le città di Gorizia e Nova Gorizia, che per lungo tempo sono state divise dal confine orientale, siano state scelte come unica capitale della cultura europea per il 2025”, ha concluso Ricci.

 

 

 

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