Il coraggio e la pavidità, la riflessione di Vincenzo Speziali

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    RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

    Stamane, 25 Settembre, ho letto di buon’ora, il pensiero di Franco Cimino, circa la guerra in corso e che vivo sulla mia pelle, assieme ai familiari tutti.

    Onestamente è stato l’unico a compiere una riflessione in merito, quindi lo ringrazio, benché si è quasi tutta concentrata su Gaza mentre pochi, molto pochi e un tantino approssimativi, sono stati i riferimenti sul ‘mio Libano’.
    Intendiamoci, la guerra è guerra, purtroppo sempre uguale a se stessa, nelle dinamiche, nelle tragedie e nelle conseguenze.

    Così come è nelle sofferenze, in luogo alle quali si deve avere rispetto comunque e verso chiunque, bandendo qualsivoglia ‘primazia’ di dolore e giusto sentimento vittimistico, nonostante vi siano vittime, ed esse sono tali, in modo conclamato.
    Ovviamente, chi soffre ha la stessa dignità, ma ormai, caro Franco, hai detto bene, sul, punto, poiché a Gaza non c’è più nulla da bombardare, anzi, tutto e ogni cosa, è stato raso al suolo.
    Eppure, parimenti a quanto succitato, vi sono solamente sprazzi dell’ennesimo martirio di una nazione, ovvero il Libano, ‘il mio Libano’, ben lambito -però, solamente lambito- a fronte di una corretta descrizione dello stesso Cimino, allorquando, scrivemdo, afferma: “Il Paese bellissimo sul mare stupendo, che tutti avete utilizzato come fabbrica periferica del vostro rancore”.

    Si, è così, tutti, proprio tutti, senza eccezione alcuna, l’hanno percepita e trattata, tale povera Nazione, in siffatta maniera, quasi fosse la macabra e cinica cassa di compensazione per regolare i conti dell’intera regione mediorientale, oppure combattere le guerre degli altri stati, sul ‘nostro territorio’ essendo ‘noi’ il manzoniano ‘”vaso di coccio tra quelli di ferro”.

    Nossignore, a tutto questo, oggi, ci ribelliamo, convinti ed uniti, coerenti e fieri, indomiti e adamantini, perché diciamo basta, basta con una sola voce, un unico sentimento, alle indebita pressioni, a potenziali sconfinamenti, al terrore bellico e a guerra psicologica.

    Diciamo basta, tutti i libanesi, di nascita e di adozione, perché non ci meritano un bagno di sangue, nuovamente alle nostre immediate porte, laddove la vita e non desidera essere sopravvivenza, ma in forza del passato e confidando nel futuro.
    E comunque, Hezbollah, non odia Israele per motivi asettici, ma con tutte le sue nefandezze estremiste, difende il suone ‘nostro’ territorio, da sempre mira e preda ghiotta, dello Stato Ebraico, per l’acqua dei fiumi prima e oggi persino con l’intenzione di appropriarsi illecitamente e illegalmente, delle riserve subterrestri, consistenti in gas e petrolio.

    Altro che la protezione della popolazione del Nord israeliano o del loro diritto a tornare, giustamente, alle loro case, poiché, caro Franco, qui c’è ben altro in ballo, perciò non si discettasse, supportatando quanto si sostiene senza conoscenza reale dei fatti e dei motivi, con lai e bai, smerciati tipo sentimentalismi a buon mercato e luoghi comuni da sottoprodotto cronicistico.

    Tra l’altro, non so chi ha dato l’informazione riportata da Cimino, ovvero di quanto e come siamo “sgraditi” gli ‘esuli sfollati’ che dal Sud si muovono alla volta di Beirut, poiché così non è affatto e ne spiego i motivi, proprio in virtù di conoscere meglio di molti la realtà e di viverla, personalmente e in presa diretta: 1) al pari di sempre, vi è una ‘gara di solidarietà’ alfine di provvedere al ricetto e all’accoglienza, persino garantendo un qualsivoglia sostentamento e senza fare -come è giusto che sia!- distinzione tra le diverse etnie religiose, essendo alla fin fine, purtuttavia e con le distinzioni di credo, un unico Paese, indissolubile e solidale; 2), proprio perché Beirut, è da considerarsi ‘obiettivo militare’ -difatti i bombardamenti li abbiamo financo qui, ed io stesso me li ritrovo a circa 700 mt in linea d’aria da casa mia, testimoniati dai video inviati al Direttore e ai colleghi redattori di questo giornale che ‘ospita’ entrambi- dicevo, chi fuffe dalle proprie case al confine meridionale, punta al settentrione, oppure alle montagne, benché oramai, nessun luogo è da considerarsi sicuro, immune o neutrale.

    Può essere che il buon Cimino, sia giunto alle nostre latitudini, senza averne avuto notizia, ma la cosa mi pare irrealistica, perciò inviterei chiunque, a studiare e raccontare verità, non sensazioni soggettive, non foss’altroche per doverore pietà e correttezza, verso chi di stanza in loco, vive a fronte autentici rischi, ovviamente per passione o per coerenza, per amore o per dovere.

    Piuttosto, si stigmatizzasse, ove mai si volesse, un silenzio cupo e cinico, odioso e insensibile di molti politicanti sinistrorsamente girotondini e fallacemente ‘anime belle’ (che belle non sono), dedite al pari dei ‘Fioriteschi o Fioritani’ -con Fiorita in testa’- ad ospitare figlie e nipoti di dittatori sudamericani sanguinari, con tanto di fanfara, nel mentre si tace, rispetto a tale massacro, compiuto a cielo aperto.

    Posso meravigliarmi di suddetti insulsi, incoerenti e immorali? No, affatto, pure perché da Bovalino a Beirut un sol grido si alza all’unisono, ovvero: noi siamo il coraggio e la verità, altri (ma non tutti) pavidita` e menzogna!

    Vincenzo Speziali

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