Le icone del cinema in forma di foto di Mimmo Cattarinich foto

La mostra del grande fotografo di scena inaugurata al San Giovanni. Rimarrà aperta fino al 31 dicembre

Quando Mimmo Cattarinich morì, neanche troppi anni fa – era il 2017 – molti se non quasi tutti leggendo trafiletti e strillini della pagina Spettacoli si chiesero fuggevolmente chi fosse. Destino comune per le centinaia di personaggi che affollano il cinema nel momento in cui si fa lavorando un passo indietro al regista e all’aiuto, allo sceneggiatore, al costumista e al direttore della fotografia. Gli attori, va da sé, lavorano davanti alla cinepresa e di loro si sa quasi vita e quasi miracoli. Il fotografo di scena, quale fu Cattarinich, non viene nominato quasi mai, né di lui rimangono tracce nei manifesti e nei poster, figuriamoci se qualcuno ha la pazienza di scorrere i titoli di coda, d’altra parte ignominiosamente tagliati nella versione televisiva del film, quando sembrerebbe vitale anticipare il collegamento con la diretta della seconda serata, pena la perdita dello zero virgola di share.

 

Ebbene, Massimo Cattarinich fu uno dei più richiesti, presenti, partecipi fotografi di scena del periodo d’oro del cinema italiano – basterebbe citare la sua partecipazione ai set di Fellini, Pasolini, Bolognini, Lizzani, Ferreri, Antonioni, Bertolucci – con significativi affacci nel circuito internazionale: Cassavetes, Bigas Luna e Almodóvar. Il fotografo di scena è il professionista che sta esattamente dietro il regista mentre si girano le scene, e pertanto inquadra con l’obiettivo fotografico ciò che la cinepresa filma, scattando istantanee che spesso assumono il carattere loro opposto, della permanenza nel tempo e nella memoria. Diventando, appunto, icone.

 

Non per nulla la mostra inaugurata questa sera a Catanzaro, nel Complesso monumentale del San Giovanni, si intitola “Il Mito di Fellini – Scatti iconici di Mimmo Cattarinich” (16 novembre – 31 dicembre 2022). A ben vedere, la discrasia è ancora più a monte, essendo lo scatto l’antitesi stessa del movie, o meglio il suo antecedente isolato prima che il susseguirsi di innumerevoli scstti compongano la scorrevole narrazione del film. Sta proprio in questo carattere a suo modo distopico il fascino di una mostra come questa, promossa dall’Associazione culturale Eos Sud in collaborazione con l’Associazione Mimmo Catterinich di Roma e Glocal Project Consulting. Eos Sud, richiamo omerico all’Aurora dalle dita rosate, è la creatura di Andrea Perrotta che ritorna a occupare lo spazio espositivo del San Giovanni che, a sua volta, ritorna a essere prestigiosa sede di mostre dopo la lunga parentesi di quasi completo stallo comune a molte istituzioni artistiche.

 

L’Associazione Mimmo Catterinich è diretta da Daniele Pressutti, nipote del fotografo, che ne cura memoria e lascito artistico: a Roma è appena terminata alla Casa del Cinema la mostra fotografica “70 volte Rober70” per festeggiare, proprio con le foto di Catterinich, i 70 anni del premio Nobel toscano che lo ha avuto accanto durante le riprese de “La voce della luna” di Federico Fellini (1990) e de “Il mostro” (1994)  mentre una grande retrospettiva è in corso al Cairo nel quadro di un rinnovato interesse per l’opera di Cattarinich già manifestato due anni fa in occasione del centenario della nascita di Fellini all’Istituto italiano di cultura egiziano. Nelle sale del San Giovanni, per la natura collettanea della mostra discendente diretta dell’opera di grandi registi ciascuno diverso dagli altri, non c’è un filo conduttore ravvisabile, che non sia l’innata maestria del fotografo a cogliere insieme animo e attimo per dare parvenza di intima verità alla finzione scenica.

 

Le singole foto costituiscono quindi la summa del cinema italiano dal 1961, anno in cui Catterinich esordisce come fotografo di scena nel film di Mario Bava “Gli invasori” fino alla metà degli anni Novanta, forse con “Viaggi di nozze” di Carlo Verdone (1995). In mezzo gli scatti iconici, in scena ma anche fuori, tratti da film come Toby Dammit di Fellini (dal film collettivo Tre passi nel delirio, 1968, gli altri due episodi di Malle e Vadim), Fellini Satyricon (1969), La voce della luna (1990) con Paolo Villaggio dal romanzo Il poema dei lunatici di Ermanno Cavazzoni, ma poi Medea (1969), I Racconti di Canterbury (1972) di Pier Paolo Pasolini, Il Tè nel deserto  di Bernardo Bertolucci, Viaggi di nozze di Carlo Verdone (1995).  (1990)
Cattarinich non fu solo fotografo di cinema. Si cimentò anche con la regia nell’erotico Piccole labbra (1978), ma molto si impegnò come reporter e fotografo ritrattista e di moda in realizzazioni apparse sui più diffusi new magazine italiani e internazionali.
Alla presentazione della mostra hanno partecipato Andrea Perrotta, Daniele Pressutti, l’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro Donatella Monteverdi. Il sindaco Nicola Fiorita, pur presente, ha preferito non intervenire alla presentazione. D’altra parte, mai come in questo caso le immagini parlano da sole.