Salvatore Blasco, Amore cieco. Diario di un commissario di Polizia, Compagnia editoriale Aliberti, 2023

Equi-libri. Appunti sparsi di lettura errante, in bilico tra un libro e l’altro

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Salvatore Blasco ci regala un romanzo che va oltre i confini della pagina: si apre su sentimenti profondi e intimi, delineando un affresco suggestivo, che attraversa le fragilità umane e scardina ogni certezza. Il libro conquista sin dalla copertina; l’incipit incuriosisce il lettore; lo stile non percorre sentieri consueti; la narrazione si fa mistero struggente e delicato, vertiginoso e drammatico; la prosa si mescola alla poesia e -a tratti- diventa preghiera. Nulla è come sembra, neanche la verità, scrigno di fragili certezze! L’amore cieco è debole, irrazionale, ingenuo, dipendente. Si alimenta di passione (spesso insana e devastante) e all’improvviso diventa relazione tossica, disfunzionale e violenta.

Ma l’amore, quello vero, ci vede benissimo, non è bendato e soprattutto non è nocivo! Indagare diventa necessario, per scavare nelle contraddizioni non solo apparenti, per rinsaldare qualche equilibrio precario, per scoprire e svelare legami vulnerabili, in bilico tra il niente e il tutto. Il percorso si rivela sùbito pieno di ostacoli e la vicenda procede con tenacia, sciogliendosi in riflessioni e analisi psicologiche ben strutturate. L’autore crea un patto narrativo con il lettore. La polifonia degli elementi coinvolti e la ricchezza dei colpi di scena rafforzano questo legame, pagina dopo pagina.

Salvatore Blasco ci porta dentro una storia che assume gradualmente contorni diversi: la lettura del Mattinale, una chiamata al 113 e poi una denuncia per lesione, un tentato omicidio… Il commissario Calabrese, Dirigente della Squadra Mobile di Piacenza, cerca la verità, insita nei dubbi di chi, consapevole del proprio cammino, non rinuncia a perseguire il bene dell’uomo.

È il racconto di un’indagine, ma è sostanzialmente un percorso nei pensieri e nell’anima di chi, accecato da un amore impetuoso, si scopre nudo di fronte alla stravolgente verità. C’è una splendida opera di Magritte che raffigura due amanti, i cui volti sono completamente velati, coperti da due teli bianchi. Da quel dipinto scaturisce un senso di inquietudine, misto alla forza dirompente della passione. È sempre difficile, in una relazione, scoprire i confini e gli orizzonti.

A volte ci si muove nella ricerca dell’infinito, mentre tutto intorno e dentro si espande la forza dirompente della passione totalizzante e paralizzante. Parlare (e ancor più scrivere) d’amore vuol dire innanzitutto svelare e rivelare, togliere le bende, uscire allo scoperto, al di là del silenzio omertoso che spesso ci abita. È una forza potente, che possiamo sostenere a volte con un solo verso, come sottolineava Walt Whitman.

Amore cieco è un romanzo scritto per rendere omaggio all’impegno delle forze dell’ordine, in primis della squadra mobile di Piacenza (città in cui la storia è ambientata); per ricordare l’importanza di fare rete contro i piccoli e i grandi soprusi; per riaccendere la speranza, anche grazie a significative coincidenze o incontri; per rinsaldare legami; per credere nella forza e nel coraggio del pensiero e delle idee, nonostante tutto e tutti.

Amore cieco è un atto di riconoscenza agli uomini e alle donne che vivono, agiscono, gioiscono e soffrono; è un libro per ricordare Ghizlan El Hadrauoi, donna di trentotto anni, accoltellata e bruciata ignobilmente da suo marito; è un romanzo che aiuta a far riflettere, conoscere e comprendere, togliendo le bende dagli occhi.
*echiriano@gmail.com

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