Il Consiglio degli scranni incrociati

La nuova vecchia maggioranza cerca faticosamente di rimanere unita anche se siede in ordine sparso, mentre il sindaco richiama tutti a guardare alla situazione difficile in atto invece di perdersi in inutili beghe: «Ma vi rendete conto»?

L’amico mio che ha il gusto dei giochi di parole l’ha sintetizzata così: «Si scrannano tra di loro». Per via degli scambi di scranni in Consiglio comunale. Uno scambio con variazione dei sensi di marcia che per fortuna c’erano gli agenti della municipale a regolare il traffico. Particolarmente intasato dalle parti del Gruppo misto, come via Indipendenza nell’ora di punta. Per via dei subentri e soprattutto in conseguenza dei cambi di gruppo comunicati dal presidente Polimeni in avvio di seduta. Uno su tutti, Lorenzo Costa, già capogruppo Pd, assente per plausibili motivi personali, ora è capogruppo di Officine del Sud. Se a questo aggiungiamo che sono cambiate le presidenze delle Commissioni e che tutto quanto è provvisorio, con l’Aula Rossa a Palazzo Santa Chiara che Agenda Urbana volendo prima o poi sarà restaurata, si comprende come nel Consiglio comunale odierno a un certo punto si è fatta un po’ di fatica ad ambientarsi. Come quando si passa dalla luce al buio.

Ma fossero state solo queste le novità. Dopo due anni e mezzo due consigliere hanno fatto capire di non essere robot, come nel riquadro che appare sul desk quando sbagli le credenziali e non riesci a entrare nell’home banking. Finalmente Francesca Celi e Giulia Procopi hanno fatto sentire la loro voce, forte e chiara. La prima ha spiegato perché da Forza Italia è passata al Misto, la seconda ha relazionato sulla risoluzione approvata dal Consiglio in merito alla sede della Sovrintendenza Catanzaro – Crotone. Ma non finisce qui, vogliamo esagerare. A molti consiglieri (Praticò CZ da Vivere, Gallo Forza Italia, Levato Misto) è venuta voglia di citare in latino, reminiscenze scolastiche un poco appassite. Qualcuno ha sbagliato desinenza, qualcun’altra accento. Ma che importanza ha. Se l’obiettivo era dimostrare che il Consiglio, dopo le note vicende ecc. ecc., poteva mostrarsi ben diverso da quanto descritto, molto più acculturato di quanto era sembrato in tv nazional-popolare, ebbene, è riuscito alla perfezione. Peccato che quando servono le telecamere non ci sono mai. Nel qual caso, avrebbero potuto registrare l’amabile sfogo del consigliere Sergio Costanzo. Fondamentalmente il capogruppo di Fare per CZ ha detto tre cose dopo un silenzio durato tre mesi, una cosa al mese. Primo, dimostrerà che se c’è uno che ha sempre lavorato in Commissione è proprio lui, il primo ad arrivare e l’ultimo ad uscire. Secondo, se c’è qualcuno che in tutti questi ultimi anni ha fatto l’opposizione, ebbene, è proprio lui, anche solo a scorrere il lungo elenco delle battaglie condotte in aula e degli esposti presentati in procura. Terzo, non è assolutamente vero che si stia preparando ad appoggiare la maggioranza del sindaco, anzi, tranquilli tutti perché dal prossimo Consiglio, risolti alcuni problemi di ordine personale, lo vedrete più opponente di prima.

La circostanza, di un Costanzo ostinatamente in direzione contraria, è stata confermata da Abramo, che ha reso onore al combattente tendendo le mani sui reduci della vecchia maggioranza che poi è anche la nuova, soltanto che si è talmente allargata che per essere contenuta tutta quanta ha dovuto saltare il fosso. Per cui sull’ala sinistra è stato sistemato tutto il gruppo misto, ben nove elementi tutti schierati a sostegno della maggioranza di centro destra pur con alcuni distinguo che diremo. Come nella vecchia canzone dei Fratelli Bandiera, al ritmo di “Fatti più in là”, Pisano, Triffiletti, Merante, Levato, hanno sospinto ancora di più ai margini i nativi di sinistra e i loro discendenti. I due nuovi di Cambiavento, Belcaro e De Sarro, sono stati sistemati all’estrema sinistra, e la cosa, a Belcaro soprattutto, non è dispiaciuta affatto. A De Sarro non giureremmo, anche perché, a giudicare dal suo intervento, è sembrato tendere a un approccio molto tranquillo, quasi irenico, con l’esortazione a non alimentare “beghe” (complimenti per l’eufemismo) in un momento così difficile. Ciconte, ora al misto, che non sapremmo dire se è il Ciconte competitor o il Ciconte soccorritor, è risalito dal secondo banco al terzo, in punta di fila che per poco non cade giù. Della cosa si è lamentato con l’Ufficio di presidenza, sorridendo ma non troppo, prima di andare via di corsa per l’emergenza virale, da medico, naturalmente.

Chi non l’ha presa per niente bene, questa storia dello spostamento di banco, è il consigliere del Misto, ex Forza Italia, Giovanni Merante. Il quale ha investito della questione direttamente il presidente Polimeni, parlando di sgarbo istituzionale – nemmeno una telefonata per avvertirlo che al rientro non avrebbe trovato la sua casa, non li uccide così neanche l’Aterp – e poi il sindaco, passando da una declinazione meramente logistica a una dimensione politica. Secondo Merante, la spartizione messa in atto risponderebbe a un metro politico, suggerito da chi «comanda in città pur non essendo seduto tra questi banchi». Non si è capito a chi alludesse, ma il sopracciglio di Ivan Cardamone si è sollevato un poco. Se non abbiamo frainteso il senso, e potrebbe essere, Abramo avrebbe sistemato sulla parte destra dell’emiciclo i partiti “partiti”, quelli di sicura osservanza “abramiana” e quelli che dopo la “notte che porta Consiglio”, hanno assicurato appoggio convinto finché si vince e duraturo finché dura. Alla destra invece, tutti coloro che pur assicurando la loro appartenenza al centro destra, non offrono eguali garanzie di convergenza a prescindere. Tanto che Merante ha lanciato un caveat niente male: «Stia attento, sindaco Abramo, che da questo momento in poi non mancheremo di sottolineare ogni criticità di qualsiasi pratica che verrà posta all’attenzione di questo Consiglio».

Tanto per cominciare, ha amplificato il rilievo già mosso da Sergio Costanzo e accennato da Fabio Talarico, sulla necessità che nel Gruppo Misto si faccia chiarezza su chi sta con chi, altrimenti più di un Misto sembrerà una marmellata. E poi sul venir meno di un antico precetto da manauale Cencelli: quando l’assessore è di un partito, il presidente della Commissione al ramo deve essere di un altro. Così non è con le nuove attribuzioni delle presidenze: prendi Talarico (Catanzaro con Abramo) presidente dell’Urbanistica, settore che il sindaco ha avocato a sé.

Sergio Abramo, ed è questa un’altra novità, anzi, la conferma di una novità, è rimasto al suo posto per tutta la durata d’Aula. Ha ascoltato ed è intervenuto a più riprese. Ma l’intervento più corposo ha fatto seguito a quello di Merante. Come al solito, quando Abramo parla si ha l’effetto dell’alta pressione sulle polveri sottili: le abbassa tutte al livello del suolo per un bagno di realtà. In sintesi, è questo il ragionamento del sindaco: «Guardate che il momento è grave, la situazione è preoccupante, e voi vi perdete in questioni secondarie che non hanno nessun interesse per la città. Abbiamo ricomposto il quadro della maggioranza, dopo il documento di sfiducia del gruppo di forza Italia, perché se non fosse stato così avremmo perso tutti i cospicui finanziamenti che sono in procinto di essere impiegati: nei Cis, in Agenda Urbana, nel Piano parcheggi. Soprattutto ora che abbiamo una giunta regionale, e una presidente, amica. Quando dico avremmo perso, non mi riferisco a noi come persone o gruppi, ma alla città. Che sta già soffrendo di suo, e figuratevi cosa può succedere da un giorno all’altro con l’emergenza Coronavirus.

Già adesso che non abbiamo neanche un contagio è quasi panico al supermercato dove la gente ha fatto razzia di scorte alimentari, nei ristoranti dove non cena più nessuno, nei negozi dove non compra più nessuno. Ho visto i bilanci di tanti esercizi commerciali, ho saputo delle esposizioni bancarie cui molti sono esposti: sapete quanto ci vuole per un negozio andare in crisi irreversibile: solo 15 giorni. Perciò vi chiedo, anche a voi di opposizione, mettiamoci insieme per lavorare e offrire soluzioni, apportare idee. Intanto io ne offro una, quella di chiedere a Santelli di pensare al coinvolgimento dei fondi europei non spesi sulla programmazione 2014 2020 per fronteggiare l’emergenza economica già in atto per i piccoli e medi imprenditori e commercianti. Molti sono già disperati, e non sapranno a breve come fare la spesa. E se lo diciamo qui a Catanzaro, dove i bilanci comunali sono in ordine, non oso pensare cosa può succedere nelle altre città calabresi con i conti in disordine, dove tra poco non sapranno dove buttare la spazzatura perché non hanno programmato. E in tutto questo, cosa è venuto fuori, invece di essere additati ad esempio per tutto quello che insieme siamo riusciti a fare, con i tanti progetti in itinere e nessun finanziamento perso: finire in tv per la storia di Gettonopoli. Ma vi rendete conto?».

È proprio questo il punto. Interrogativo. Sul quale chi si fa la domanda, dovrebbe darsi una risposta.