Matrimoni: anche nel Catanzarese è pioggia di rinvii. Ed è crisi per il wedding

Ecco la situazione analizzata dai professionisti catanzaresi del settore.

Caos per le coppie di futuri sposi a causa del Covid-19: per il “sì” si aspetteranno tempi migliori, quando la situazione di incertezza legata al virus sarà rientrata. Nell’attesa è pioggia di rinvii, di telefonate ad ateliers, ristoranti, fotografi, fiorai, wedding-planners, parrucchieri e non solo. Si posticipa il grande giorno di festa che in Calabria muove uno tra i giri d’affari più alto, coinvolgendo un gran numero d’imprese. Una scelta sofferta per gli sposi che ora scorrono il calendario per trovare un’altra data utile, in una circostanza che investe inesorabilmente tutto il settore del wedding che fotografiamo attraverso l’esperienza di professionisti catanzaresi da anni impegnati a rendere indimenticabile il giorno del matrimonio.

 

Al momento i ristoratori non hanno completamente annullato la stagione in corso, farlo significherebbe avere una grande perdita. Chi si occupa di wedding sa che si sta uscendo ora dalla bassa stagione, annullare tutti gli eventi del periodo clou significherebbe andare in blackout per un intero anno, forse anche più, con gravi conseguenze su imprese, dipendenti e rispettive famiglie: “Abbiamo rinviato tutti gli eventi programmati per marzo, aprile, maggio e giugno, in attesa di regole certe e applicabili, mentre rimangono al momento confermati quelli fissati per agosto, settembre e ottobre – ha sottolineato  Giovanna Sanseverino, titolare di Tenuta Calivello – C’è una confusione immensa e certamente non possiamo pensare di fare matrimoni con guanti, mascherine e separatori,  realizziamo sogni e per noi è impensabile farlo in questi termini.”

Dietro i dispositivi di protezione la favola di una vita rischia così di perdere quella carica di coinvolgimento, sorrisi, abbracci, strette di mano, convivialità, di emozioni uniche, e a questo si aggiungono le possibili soluzioni di distanziamento sociale che al momento appaiono poco funzionali: “Durante un ricevimento probabilmente potrebbe essere garantita la distanza ospite-ospite, ma sarebbe più complicato garantire quella ospite-personale di servizio – ha proseguito – pensiamo ad un cameriere che deve servire al tavolo, come potrebbe farlo a distanza di un metro? Potremmo pensare ad una soluzione di servizio buffet, ma devono comunque essere considerati altri fattori, ci preme lavorare in sicurezza per i nostri ospiti e tutto il nostro personale. Al momento insieme alle nostre coppie stiamo creando un piano B, ma tutto dipenderà dalle condizioni che detterà il nuovo decreto, in attesa continuiamo a stare vicino a chi ci ha scelto, consigliandolo e informandolo con verità.”

E il sognato abito da sposa? “Al momento rimane bloccato in atelier – ha detto Annalisa Di Sarno, titolare di “Sogno Sposi”– senza aspettare il nuovo decreto le mie spose hanno deciso di rinviare anche i matrimoni fissati per ottobre, non soltanto quelli imminenti.” Chi sogna da tempo il giorno del matrimonio tiene molto all’immagine ma la riflessione di Annalisa va oltre, è molto profonda: “Dico alle spose di tenere duro, la frase ‘andrà tutto bene’ non è lì a caso, ripensiamo al valore della famiglia, al significato profondo del matrimonio, se sarà possibile non rinviate, vivetevi questo momento tanto atteso nel suo più intimo significato, anche il Papa invita a sposarsi.” Certo, anche per lei è impensabile un matrimonio con mascherine e guanti, senza abbracci e con distanziamento sociale ma poterlo fare in forma più intima significherebbe riscoprire il suo significato profondo: “Anche un matrimonio celebrato in forma ristretta è carico di emozione, di valore.” Per il settore abiti da sposa e cerimonia la situazione è molto critica, e i problemi sono anche di tipo logistico: “Con la collezione 2020, gli abiti bloccati in negozio e l’arrivo della mini collezione 2021, dovremo senz’altro pensare a dei nuovi depositi in cui conservare i capi fermi, ciò vuol dire avere nuove uscite da sostenere senza entrate, e questo capite bene è un gran problema.”

E chi invece sarà disposto ad avere degli scatti fotografici con guanti in silicone e mascherine bianche? Probabilmente pochissimi, forse nessuno: “Purtroppo il mio primo matrimonio che ancora resiste è datato 25 luglio. Tutti le cerimonie previste da marzo in poi sono state annullate o nella maggior parte dei casi post datate al 2021 – ha precisato il fotografo Antonio Moniaci di Fotovideando – Ingegneri d’immagine”– Per il proseguo della stagione molto dipenderà dall’inizio della oramai famosa fase 2. In tanti sono alla finestra ad aspettare quali saranno le nuove disposizioni in termini di restrizioni e decideranno di conseguenza.  Ne stiamo sentendo tante dalle spose con le mascherine alle liste degli invitati immuni ma a mio avviso sono tutti sinonimo di rinvio. Ogni donna aspetta il giorno del sì e lo immagina come un giorno unico ed indimenticabile, non credo che lo vorrà legare al ricordo di gente in guanti e mascherina.” E nell’attesa i professionisti con non pochi sacrifici sono a fianco dei propri clienti con professionalità e costante impegno: “Da parte nostra credo, come tutti i colleghi e tutti gli attori del mondo del wedding, oltre a fornire supporto morale stiamo cercando di incastrare nuove date e di risolvere i problemi delle coppie. Ovviamente non stiamo risolvendo i nostri di problemi, ci ritroveremo con tanto tempo libero a cui non siamo per nulla abituati oltre a dover fronteggiare l’aspetto economico che non è da sottovalutare – ha proseguito – Il mondo delle cerimonie specie al Sud genera un volume di affari importante e credo che consenta a tanti di vivere.” In conclusione sull’aspetto sicurezza ha poi aggiunto: “Per quello che ci concerne non avremmo nessuna difficoltà a fare il nostro lavoro alle giuste distanze che nel modus agendi solito manteniamo per garbo e discrezione nei confronti dei soggetti che fotografiamo. Il problema è che viviamo di momenti di assembramento, di contatti fisici irrinunciabili, di abbracci, di mani che si stringono senza pensarci due volte e onestamente non so immaginare come tutto questo sia conciliabile con le restrizioni che potenzialmente ci saranno. In questo momento ritengo che, impotenti, possiamo solo attendere e sperare che si trovino delle soluzioni che ci consentano di tornare a fare quello che sappiamo ovvero raccontare storie di persone che vivono tutto a meno di un metro di distanza.