Al di là del Siciliani: il bene della città e la programmazione, questa sconosciuta

Sindaco e opposizione ancora una volta su fronti contrapposti. Ma da ambo le parti l’improvvisazione è manifesta. Con ovvie, differenti responsabilità

Dice Sergio Abramo che l’atto di indirizzo che cambia l’insegna del fabbricato in costruzione a Siano da Liceo scientifico Luigi Siciliani a Comando regionale della Guardia di Finanza è stato assunto “per il bene della città”.

Sostiene Nicola Fiorita che il “revirement” (ah professore, ho dovuto attivare il translate di Google), l’improvviso ripensamento insomma, pone la questione su “quali forme si decide il destino di un migliaio di persone e, ancor più, in quali forme si decide il futuro di una città”.

Dice il sindaco e presidente che togliere altri mille studenti dal centro storico darebbe un duro colpo alle sue residue aspettative di rinascita.

Sostiene il leader dell’opposizione che “consultare le parti interessate, confrontarsi con i portatori di interessi, scegliere i progettisti migliori per un grande piano strategico, incastrare ogni pezzo dentro una visione complessiva, guardare oltre l’immediato”, in una parola “programmare”, è cosa sconosciuta all’attuale Amministrazione provinciale, nello specifico coincidente con la comunale.

Difficile schierarsi e dare ragione all’uno o all’altro. Difficile ed esulante dal nostro compito di giornale di informazione. Né, a chi scrive, piace assumere l’atteggiamento ecumenico della ragione condivisa, dire che hanno ragione ambedue, e, con loro, le parti dell’opinione pubblica e della politica che si schierano con l’uno o con l’altro. Anche perché le ragioni, pur avendo eguale dignità speculativa, hanno un peso specifico, che ne esclude l’equipollenza, e alla fine fa propendere, o dovrebbe fare, la scelta del decisore politico in un senso o nell’altro.

Sul caso specifico, è vero che le critiche rivolte ad Abramo risultano diverse e hanno un loro perché. Nel metodo, intanto. L’atto di indirizzo, votato da tutti i consiglieri provinciali, di maggioranza e di opposizione, è stato adottato quasi di nascosto, mimetizzato tra le pieghe dei soliti illeggibili ordini del giorno, in un momento della vita collettiva sospesa e attonita per altre note emergenze. Per di più, nessuno ha pensato di informare preventivamente i portatori di interesse più prossimi, i docenti, gli studenti e le famiglie che abitano il Siciliani, liceo scientifico di tradizione consolidata e di valore presente.

Nel merito, poi. Enzo Bruno, ex presidente della Provincia, ricorda come il costruendo nuovo Siciliani era inserito nel progetto complessivo, e finanziato, di un polo scolastico innovativo comprendente anche il nuovo Geometra e il nuovo Artistico. Le prime notizie in merito risalgono addirittura alla sua predecessora, Wanda Ferro, otto anni or sono. All’improvviso dal cilindro di Abramo spunta il nuovo comando delle Fiamme gialle. Quando, ancora lo scorso mese di marzo 2020, la Gazzetta del Sud, solitamente bene informata delle cose che succedono nell’ambito, in un articolo di Francesco Ranieri riportava che a “Palazzo di Vetro si è svolto un vertice tra l’amministrazione provinciale, con il presidente Sergio Abramo, i rappresentanti del comando regionale della Gdf e Invimit, la società di gestione del risparmio del ministero dell’Economia che ha acquistato nel 2016 i due terzi della caserma Triggiani (ex monastero di Santa Chiara)” per dare corpo al progetto che prevedeva la “creazione di un grande polo logistico della guardia di finanza nel centro storico di Catanzaro, fra la caserma Triggiani e il complesso Soveria Mannelli. Si tratta dell’alternativa al mega progetto di costruzione del Comando regionale nell’area di Giulivetto – che prevede un investimento di circa 70 milioni di euro”.

Cosa sia successo in neanche due mesi non si sa, e invitiamo il sindaco e presidente a darne conto. Con il retropensiero molesto per il quale quando ci sono di mezzo poteri costituiti, come i corpi militari e la magistratura, tutto possa procedere speditamente e senza i mille incagli delle lungaggini politiche e amministrative, mentre qualunque procedura “civile” debba viceversa assoggettarsene in sovrappiù, ameno che non si proceda attraverso il commissariamento ad acta e le modalità della Prociv.

In linea più generale, c’è da chiedersi, però, che senso abbia ancora sperare in un piano credibile di rilancio del centro storico (e geografico) della città se qualsiasi occasione centrifuga viene subito accolta ed esperita, mentre il moto contrario, le opportunità centripete, tendenti a portare vita tra le vecchie Porte urbane, trovano tutti, a turno, contrari. Vogliamo ricordare, senza consultare annali o vecchie rassegne: le facoltà universitarie, il Tar, l’Ufficio scolastico regionale, la Cittadella regionale, e basta già ampiamente così ma siamo sicuramente in macroscopico difetto.

È vero. Nonostante Abramo, sindaco e presidente, probabilmente possa negare ad oltranza, manca la programmazione, parola lunga, impegnativa e ormai con scarso appiglio culturale, perché logorata e abusata. Chi sta al governo cittadino da ormi venticinque anni ha certo una responsabilità maggiore di chi sta all’opposizione, salvo la breve e dimenticataesperienza Olivo. Ciò non toglie che da parte di queste forze strenuamente contrarie alla quasi totalità delle intraprese di questo sindaco, Partito democratico e Cambiavento in primis, al di là dell’opposizione ragionevolmente fondata e argomentata, non venga un chiaro, suggestivo, credibile, costruttivo progetto di città, al quale i cittadini elettori possano guardare con fiducia ed empatia.