Tallini accoglie la diffida dei consiglieri di minoranza sulle commissioni. Si torna in aula per annullare l’ultima votazione

Pur non riconoscendo fondatezza al ricorso, il presidente del Consiglio decide per superare l’impasse istituzionale. Soddisfatte le opposizioni

È destinata ad evolversi verso l’auspicato traguardo del buon senso la complessa vicenda delle Commissioni del Consiglio regionale. Il presidente Domenico Tallini con due successivi interventi diffusi dall’Ufficio stampa consiliare ha deciso di “accogliere la diffida-ricorso presentata dai Consiglieri regionali di opposizione”. Questo al termine di una lunga esposizione in cui Tallini riassume il lavorio normativo e regolamentare che ha interessato dalla sera stessa delle votazioni l’Ufficio del segretariato generale: “la risultanza più importante di questa puntuale verifica, riassunta in una nota ufficiale firmata dai dirigenti Maurizio Priolo, Maria Stefania Lauria e Sergio Lazzarino, è che il paventato ricorso al Tar in caso di mancato accoglimento della diffida non avrebbe alcun fondamento giuridico in quanto risulterebbe viziato da difetto assoluto di giurisdizione, poiché lederebbe le attribuzioni costituzionali riconosciute ai Consigli regionali”.

Questo serve a Tallini per ribadire con forza il secondo passaggio fondamentale della sua decisione: “Lo stesso Segretariato Generale ha individuato nel Presidente del Consiglio regionale, garante delle prerogative e delle garanzie dell’esercizio dei diritti dei consiglieri regionali, il soggetto istituzionale competente a decidere sulla diffida-ricorso e a ricercare la risoluzione del contenzioso. Non intendo sottrarmi a questa responsabilità -sostiene Tallini -, anche perché sono sinceramente preoccupato per il vulnus democratico creatosi con la non partecipazione al voto delle minoranze e per la situazione di stallo nell’attività dell’Assemblea regionale. Senza entrare nel merito giuridico del contenzioso ed esclusivamente come contributo alla chiarezza e alla distensione dei rapporti politici, nonché all’esigenza che la minoranza partecipi in maniera convinta e costruttiva ai lavori delle Commissioni, ho deciso di accogliere la diffida-ricorso presentata dai Consiglieri regionali di opposizione. Non perché ne riconosca la fondatezza, come del resto si evince dal parere degli Uffici del Consiglio, ma per superare questa impasse, ripristinare la fisiologica dialettica politica maggioranza-opposizione, mettendo rapidamente le Commissioni nelle condizioni di operare nell’interesse preminente della Calabria. Mi sono assunto questa responsabilità, perché non intendo mantenere oltre una situazione di paralisi istituzionale dell’Assemblea”.  A questo scopo, che del resto conferma quanto aveva già fatto intendere nei giorni immediatamente successivi al voto di venerdì sera nel quale la maggioranza da sola aveva votato gli Uffici di presidenza delle Commissioni, Tallini annuncia che  “essendo necessario un atto di pari forza per procedere all’annullamento della deliberazione consiliare del 12 giugno scorso, sentita la Conferenza dei Capigruppo, procederò alla convocazione di una nuova seduta del Consiglio regionale per adottare gli atti conseguenti e procedere all’elezione dei vertici delle Commissioni”. Tutto ciò nell’augurio che “nessuno ceda alla tentazione di strumentalizzare, in un senso o nell’altro, questo atto di responsabilità e di imparzialità compiuto dalla Presidenza”.

Insomma, il presidente del Consiglio regionale, pur non riconoscendo la “fondatezza” del ricorso esposto presentato dalle opposizioni, va incontro alle loro rimostranze e alle loro attese. “Accogliamo con apprezzamento la decisione del Presidente Tallini di recepire il merito del nostro ricorso-diffida teso a rilevare il grave vulnus democratico venutosi a verificare a seguito dell’attivazione delle commissioni consiliari con il solo voto della maggioranza – dicono in un comunicato congiunto dei capigruppo di minoranza Bevacqua, Callipo, Aieta e Pitaro –. Il punto in discussione non era e non è
evidentemente giuridico: si trattava e si tratta di ristabilire i termini di una corretta dialettica istituzionale fra maggioranza e minoranza. Il fatto che il Presidente del Consiglio abbia colto questo aspetto essenziale è una buona notizia per la democrazia in quanto tale. Quel che si verificato prima e durante la seduta del 12 giugno scorso non poteva passare sotto silenzio: qualcuno ha voluto imporre con arroganza inaccettabile lo stravolgimento delle basilari regole di funzionamento dell’Assemblea
legislativa calabrese. Il fatto che adesso si faccia un passo indietro, si annulli quella triste pagina e si proceda a una convocazione per una nuova votazione, depone sicuramente a favore della bontà e fondatezza delle nostre rimostranze. Auspichiamo, inoltre, che il Presidente Tallini e la maggioranza si ravvedano sulla necessità di affidare alla minoranza il ruolo di controllo inerente alla presidenza della Commissione di vigilanza».

I consiglieri di minoranza, quindi, forse anche loro stessi convinti della scarsa riuscita di un eventuale ricorso al Tar, prendono atto del ruolo di garanzia esercitato da Tallini, anche se il tono non proprio distensivo ha costretto lo stesso presidente a precisare, in una successiva nota di aver parlato “di accoglimento della diffida-ricorso dei colleghi dell’opposizione in termini squisitamente politici, dopo aver chiarito che gli uffici preposti hanno relazionato sulla vicenda e accertato che non sono stati compiuti atti illegittimi. Del resto, non sono presidente di un tribunale ma di un’Assemblea legislativa. Ribadisco, perciò che, facendomi carico del ruolo di  garante sia delle prerogative e sia dell’esercizio dei diritti di tutti i consiglieri regionali, e al fine di chiarire e distendere il clima politico-istituzionale, consapevole dell’esigenza che la minoranza partecipi in maniera convinta e costruttiva ai lavori delle Commissioni, ho deciso di accogliere la diffida-ricorso presentata dai colleghi dei Gruppi di opposizione per consentire in una prossima seduta che si possa votare in Aula i rappresentanti della minoranza negli uffici di presidenza delle Commissioni consiliari”.

Il finale è abbastanza sibillino, non fornendo assicurazioni circa l’ultima richiesta delle opposizioni, cioè il vedere riconosciuta loro la presidenza della Commissione di Vigilanza, di prassi assegnata alla minoranza. È prevedibile che su questo punto si adopereranno le diplomazie dei due schieramenti da qui alla prossima seduta, che non dovrebbe tardare. Perché la realtà, al di fuori del Palazzo, non aspetta.