“Caro Muccino la Calabria non è un set cinematografico, è il miglior film delle nostre vite”

Mauro Notarangelo scrive il "contro cortometraggio" partendo dalle peculiarità umane dei calabresi

*di Mauro Notarangelo

Mi ricordo ancora la valigia di cartone! Mani rugose scolpite dai campi.

Profumi d’agrumi, aspri e soleggiati. Asini e carretti lungo vie desolate.

Occhi sotto coppola, magari con un filo di spiga di grano tra le labbra, tovaglie a quadri rosse o blu, piazzetta  per l’attesa della sera, sguardi furtivi tra fichi, soppressate col finocchietto e
bergamotto, tutto guarnito su una tavola di mare verde che poi è blu di giorno e viola
di sera, e poi c’è lei: Penelope! In attesa che il suo Ulisse torni, ed è tornato a far
conoscere alla sua amata donna d’oltre confine Calabro quanto è bella la sua terra
dalla quale è emigrato ma che non ha mai lasciato, perché ne sente sulla pelle le voci,
i colori e i profumi.

Il Calabrese è tosto di passione, per cui d’impulso tocca la coscia dell’amata…

Il Calabrese è tosto di passione, per cui d’impulso tocca la coscia dell’amata quasi a far deglutire il pubblico pagante e far insorgere quel desiderio calabro di carne indomita e focosa che anela il riscatto di una presa.

Qui si vendono cliché, più in là stereotipi, impronte di una scarpa emigrata e preconcetti per la Fiera delle banalità!… il tutto condito da un sonoro di voci nostalgiche anni 50.

 Vidi una valigia di cartone, delle mani rugose scolpite dai campi, gente con la coppola, asini e carretti, sentii profumi d’agrumi e lessi in lontananza una serie di punti interrogativi: Cosa pensano di noi?

Ho riavvolto il corto per riassaporarlo! L’ho rifatto un’altra volta facendomi rapire dalla musica sempre anni 50. Quella sera andai a cena fuori. Durante la cena il discorso centrò il
Corto di Muccino e qualcuno mi chiese: vuoi scrivere qualcosa? Non so descrivervi la
sensazione, ma mi sentii un panaro senza fichi e senza foglie, quelli che si era mangiata
la Rocìo Munoz Morales. Me ne tornai a casa e con ancora quella sensazione di cliché d’aspro in bocca, mi coricai per attenuare quel senso di rabbia che mi stava assalendo.
Mi girai più volte nel letto e mi sovvenne una grande porta con delle scritte: Cliché, Preconcetti; Pregiudizi, Stereotipi. Un soffio vitale alla schiena a mo’ di brezzolina mi fece capire che avrei dovuto aprire quella porta e che non mi sarei dovuto soffermarea leggere il Corto con le parole di quelle scritte.

Con un respiro di paura l’aprii, e vidi una valigia di cartone, delle mani rugose scolpite dai campi, gente con la coppola, asini e carretti, sentii profumi d’agrumi e lessi in lontananza una serie di punti interrogativi: Cosa pensano di noi? Come s’immagina la Calabria chi in Calabria non c’è mai stato, cosa esportiamo di noi, come vengono letti i comportamenti della nostra cultura, come contribuiamo a creare tutti questi stereotipi e a mantenerli in un tempo eterno e immutato? Perché accade ancora tutto questo? perché c’è qualcuno che ha
oltrepassato i propri preconcetti, ma la moltitudine no? Potremo un giorno cambiare
lo stato delle cose? Chiedete all’estero dell’Italia e vi risponderanno con alta
percentuale solo tre parole: spaghetti, pizza e mandolino! Riusciremo a creare un
altro film di noi?

I Calabresi sono sparsi nel mondo con un cervello vivo, mentre Penelope, la Calabria, aspetta assonnata, sdraiata su un letto di memorie.

Se incontriamo uno stereotipo per la strada, uccidiamolo con il senso e l’amore di voler cambiare le cose

Son cambiate tante cose in terra Calabra e molti Cervelli vivaddio sentono la necessità di
spendere la propria creatività nella terra delle poche opportunità per potenziarle e
piantare speranza e futuro.

Quando un giovane Calabro va via una pianta verde muore. Invertiamo la rotta con il fare senza cullarci nell’arte dell’attesa e del lamento.
Se incontriamo uno stereotipo per la strada, uccidiamolo con il senso e l’amore di
voler cambiare le cose. Rendiamo questo Corto un’opportunità per tutti i Calabresi
affinché gli “stranieri” possano rendersi conto di quanto il loro credo sia intriso di
cliché. Il nostro destino è nelle nostre mani, nella nostra volontà. Se c’è ancora nel
mondo qualcuno che mi guarda con gli occhi del preconcetto, solo il mio
comportamento potrà metterlo di fronte al suo abbaglio. C’è ancora del virgulto nella
nostra cultura, curiamolo e facciamolo crescere e tagliamo i rami secchi, quelli che
non hanno più motivo di esistere, le insane ed ataviche abitudini di non credere in noi
stessi.

L’oro non è il bergamotto o le clementine né i fichi, l’oro è già nel nostro cuore aperto all’accoglienza

La giovane Penelope non deve più aspettare né partire, ma farsi una vita e
trovare la sua felicità in terra Calabra, e che non si proponga solo come terra estiva o
di vacanza, ma terra di vita per le quattro stagioni. Per far questo occorrerebbe
smuovere la terra del retroterra culturale che sottrae ossigeno, occorrerebbe
spogliarci di quella cultura che ci dipinge ancora come emigranti nostalgici con frasi di
un padre al figlio del tipo: Va via di qua! Come se la gioia e la felicità albergasse fuori
di noi e fuori della nostra terra. L’oro non è il bergamotto o le clementine né i fichi,
l’oro è già nel nostro cuore aperto all’accoglienza, nella mente disposta a cambiare,
dunque apriamo le nostre menti e continuiamo a coltivare l’umanità che ci
contraddistingue, magari pecchiamo in organizzazione e programmazione, non credo
potremmo snaturarci se incominciassimo a delineare progetti ed obbiettivi e
collaborare l’un l’altro. Il futuro è nelle nostre mani, occorrerà disegnarlo.

Calabresi non partite, restate…tornate…valorizziamo questa splendida terra

Quando mi destai dal sogno, rimasi assorto per un po’ e d’un tratto sentii – Papà cosa pensi? – chiese mio figlio – A Nuovo Cinema Calabria! – risposi… ed aggiunsi – Figlio mio…
quando incontrerai qualcuno sulla tua strada non trattarlo da nessuno con i tuoi preconcetti e rispetta la tua terra come te stesso… e non permettere mai a nessuno di calpestarla con l’orma dei suoi pregiudizi, perché la tua terra sia libera, e solo tu
potrai renderla tale se la tua mente sarà sgombra da cliché e pregiudizi e il tuo sguardo
limpido e lungimirante, e il tuo cuore sempre aperto – stettimo in silenzio per un po’,
quando ci avvolse, proveniente dalla finestra semiaperta, un profumo soave d’agrumi.
Ci abbracciammo stretti con un sogno in comune: Nuovo Cinema Calabria!…senza
fiatare forse pensammo: Calabresi non partite, restate…tornate…valorizziamo questa
splendida terra… la Calabria non e’ un set cinematografico ne’ uno spot… e’ il miglior film delle nostre vite!

*Medico psichiatra psicoterapeuta