Il ricordo di Mario Foglietti a quattro anni dalla sua morte

Aneddoti, interviste, vita professionale e personale. Foglietti, l'art director della Rai

Nel libro “Io & Me, Scritti di Maestri e Amici per un Inguaribile Narciso”, l’illustre, scanzonato, ironico autore: Mario Foglietti, si schermisce davanti ai pertinenti elogi del noto storico e inviato del TG1 Paolo di Giannantonio il quale, definendosi il suo allievo, plaude all’uomo, all’artista, all’intellettuale che – dice testualmente – ha saputo cogliere le ispirazioni del passato, riportarle al tempo presente e renderle punto di vista fondamentale per il futuro… l’immediata risposta da parte del beneficiario di tanta considerazione suona sarcastica nel nascondere l’imbarazzo generato in lui da tale dichiarazione ed altre susseguitesi nell’ode al Maestro e collega: – … non vorrei che per fare economia, il mio amicone Paolo abbia riciclato un testo scritto per un altro.

Chi era? Zeffirelli? – quasi a sconfessare il Narciso che sardonicamente si compiaceva di essere, ma che sapeva mettere da parte con onestà ed eleganza, a segno distintivo della sua devozione assoluta al lavoro certosino da lui esplicato su più piani, come ben osserva di Giannantonio, quello della letteratura, del cinema, del teatro e della televisione. Non a caso il Foglietti birichino, per la copertina del suddetto volume, sceglieva, nell’apoteosi della sua geniale ironia, le Beau Narcisse di Honoré Daumier, del 1842, il più goffo, sgraziato e volutamente repellente Narciso mai ritratto, a conferma che nel suo continuo sfidare la vita e giocare con essa, la sagoma di quell’etichetta era giustapposta con adesivo astratto da spaccare e riattaccare a suo piacimento con la disinvoltura shakespeariana del folletto Puck del Sogno di una Notte di Mezz’ Estate di cui incarna le burle e le trovate amene pullulanti nel suo mondo onirico capace di generare capolavori assoluti, guarda caso proprio alla maniera zeffirelliana, e come Zeffirelli capace di coniugare passato, presente, futuro in un’unica dimensione, mentre si affaccia come lui, a piacer suo e nostro, alle molte finestre dell’arte dello spettacolo.

Non a caso dopo una vita di militanza, il TG1 gli riserva, unico nella storia della televisione mondiale, il titolo di art – director, consapevole dei suoi capolavori. Infatti i suoi servizi di guerra, di attualità o di costume rimangono degli autentici testi di poesia, dove la macchina da presa diventa una scatola magica da cui fanno capolino le luci calde e intense che variano col variare delle atmosfere e delle suggestioni che i paesaggi e gli stati d’animo suggeriscono e la cura pittorica dei dettagli che ricusano la fretta e indugiano nella ricerca minuziosa, creano quadretti indimenticabili, come quel carnevale magro realizzato per TV7, rubrica da lui inventata assieme a Giorgio Vecchietti, durante la Guerra del Golfo, con un inossidabile Ferruccio Soleri nei panni del suo storico Arlecchino in una Venezia deserta e fredda, ma riscaldata dalla magia di quell’occhio animatore dell’obiettivo della macchina da presa che scruta con l’acutezza del Canaletto gli angoli più segreti della Serenissima.

CON I PERSONAGGI DI FAMA MONDIALE

Ma ecco venir fuori l’audacia dell’eroe sui fronti di guerra di tutto il mondo, che osa sfidare, come Icaro, l’impossibile nel Canale di Suez come a Beirut dove i volti dei soldati del Generale Angioni, nell’avvicendarsi dei primi piani sulla nave che riporta quei giovani coraggiosi a casa, ci mostrano in un istante il vissuto di un’esperienza che da ragazzi li ha trasformati repentinamente in uomini. “Beirut lontana, Beirut nel cuore” recita il titolo accuratamente scelto, come accurata è la scelta della voce fuori campo, calda, suadente, dalla dizione perfetta e penetrante di Riccardo Cucciolla. Instancabile nei suoi colpi da Maestro, Foglietti conquista il mondo, vincendo una raffica di premi internazionali, intervistando personaggi di fama planetaria per il suo programma: “Un’ora con”, dove gli incontri con artisti del calibro di René Clère o Louis Bunuel, Jacques Tati o Christof Zanussi, e non ultimo Mimmo Rotella, riesce a strappare a dei granitici monumenti una insospettata intimità col pubblico grazie alle sue istrioniche doti che lo portano inevitabilmente a sperimentare con successo anche il ruolo di sceneggiatore e regista. Bello, aitante, con le attrici più famose ai suoi piedi, realizza per la tv autentici successi come “L’inseguitore”, “Chiunque tu sia”, “L’uomo dagli occhiali a specchio”, “Incontrarsi e dirsi Addio” e molti altri, registrando un indice di ascolto di ventitré milioni di telespettatori.

Ma mentre vola sulle ali dell’ebbrezza, sente sempre di più il richiamo della sua terra e della cara Catanzaro. La famiglia, che aveva abbandonato a diciotto anni per una irrefrenabile voglia di misurarsi col mondo, esercita su di lui un richiamo sempre più forte e riprende le frequentazioni con la sua città natale lasciata tanti anni prima, ma che non aveva mai smesso di amare, creando un vivaio di giovani aspiranti attori, registi e operatori in loco, con i quali instaura una collaborazione teatrale e televisiva che gli permette di realizzare notevoli produzioni con attori e maestranze locali.

IL POLITEAMA

Nessuna meraviglia quindi se all’apertura del Nuovo Teatro Politeama il sindaco Sergio Abramo, dopo averlo eletto “city man” lo sceglie come Sovrintendente della neonata struttura che egli, avvalendosi della sua lunga esperienza porta alla ribalta internazionale con dedizionale impegno e accorata passione che non ha visto cedimenti fino alla morte, avvenuta esattamente quattro anni fa, l’8 novembre del 2016. Di quel teatro che oggi porta il suo nome aveva fatto la sua casa. Vi rimaneva chiuso per giornate intere senza risparmio di energia, a volte fino a tarda notte, con grande trepidazione della cara sorella Maria Vittoria ultima rimasta, e della devota moglie Federica Greco. Casanova incallito e consapevole della sua fascinazione di cui vantava facesse capitolare tutte le donne più belle, più ricche, più seducenti dell’intero globo, in una sorta di collezione da esibire agli amici in un nutrito album di fotografie, quando però si è trattato di scegliere la compagna della sua vita si è rivolto a una donna che incarna i valori più autentici della sobrietà, della classe e dell’eleganza con la quale ha sempre condiviso l’ironia e di cui ha ammirato la paziente saggezza. L’assenza presente del nostro genio sognatore aleggerà sempre fra di noi e il suo sorriso beffardo ci ricorderà sempre che la vita è un gioco meraviglioso.