Blackout Asp- Management lungo 6 anni (dall’accreditamento parziale del 2014), giocato sulla pelle di pazienti e lavoratori

Nei verbali della Guardia di Finanza e nella relazione del Ctu della Procura tutti i passaggi che hanno portato inevitabilmente al blocco delle attività

La vicenda Sant’Anna hospital, al netto della tragedia che stanno vivendo i lavoratori e che dovrà necessariamente trovare uno sbocco nelle prossime ore perché non diventi l’ennesima bomba sociale di questa città , è una vicenda in cui le carte dell’indagine della Procura di Catanzaro, si mescolano sullo stesso  tavolo, alle carte prodotte dalla commissione prefettizia che in questo momento dirige l’Asp. Solo che il puzzle dei documenti amministrativi non si può completare perché a pesare di più sono le carte che mancano e non quelle che ci sono. E per capirlo bisogna innanzi tutto tenere fermo un punto.

La clinica Sant’Anna è stata accreditata nel 2104 con riserva. Si chiedeva all’epoca che la struttura, per mantenere l’accreditamento, che comportava la possibilità di offrire prestazioni  che interamente o per metà fossero a carico del SSR, si adeguasse a quanto richiesto dalla legge.

La proprietà si impegnò, in quella sede, non solo a migliorare la struttura, ma anche ad attivare 5 posti di Utic, con reparto annesso a quello di cardiochirurgia.

La comunicazione del 22 dicembre 2020 della commissione prefettizia dell’Asp al management del Sant’Anna

Il 22 dicembre scorso la commissione prefettizia dell’Asp invia al management del Sant’Anna una comunicazione, firmata da tutti e tre i componenti, in cui vengono individuate delle prescrizioni a cui ci si dovrà adeguare entro  30 giorni. Nella comunicazione non viene fatto riferimento all’accreditamento della struttura, che risulta scaduto nel 2017 e mai per altro rinnovato, ma si dice testualmente che l’adeguamento sarà utile per “mantenere i requisiti stabiliti in sede di autorizzazione all’esercizio”. Quindi per esercitare l’attività, in qualunque forma, la clinica dovrà per forza, entro 30 giorni, adeguarsi a quanto richiesto.

La comunicazione del 22 dicembre dell’Asp

Alcune delle prescrizioni fatte dalla commissione prefettizia al Sant’Anna esrano state già fatte nel 2014 quando fu concesso accreditamento provvisorio

Nella comunicazione del 22 dicembre, in particolare, si dice che è necessario : ridurre di un posto una stanza , che bisogna realizzare tappeti decontaminati nel blocco operatorio, individuare un’area spogliatoio per il personale maschile, mettere in atto le procedure dedicate operative per il percorso sporco/pulito all’interno del blocco operatorio, implementare la segnaletica del blocco operatorio come da normativa e acquisire il certificato unico di agibilità.

Le stanze 302 e 303 e quel sevizio Utic al centro dell’indagine Cuore Matto

Ed è qui che bisogna aprire una parentesi datata 2019. Il numero di riferimento della stanza di cui si chiede la riduzione dei posti letto è la 303, la stessa stanza che con la 302, è oggetto di controllo da parte della Guardia di Finanza nel 2019 (come risulta dal verbale trasmesso il 5 aprile 2019 dal Nucleo di Polizia economica e finanziaria della Guardia di Finanza alla Procura della Repubblica), poiché riferita all’attività di Utic  ma  nelle quali, al momento del controllo dei militari (febbraio 2019) erano ricoverati pazienti non allettati definiti in gergo come “ordinari”.

Parte del personale ha dichiarato: “Totale carenza di requisiti minimi per poter attivare l’Utic”

In quello stesso verbale, sono riportate le dichiarazioni di   gran parte del personale medico e paramedico sentito dai militari, che ha dichiarato che il servizio Utic non è mai stato attivato, “considerata – si legge nelle dichiarazioni –  la totale carenza dei requisiti minimi logistici  di personale impiegato e di dotazione di attrezzature specialistiche”.  Il permanere delle criticità ha portato la terna commissariale a firmare la comunicazione del 22 dicembre scorso.

 

Un estratto del verbale della Guardia di Finanza inviato alla Procura ad aprile 2019

La nomina del Ctu e le risultanze contenute nella perizia giurata depositata il 14 agosto 2019

I militari della Guardia di Finanza, concludono il loro verbale con la notazione che, qualora la Procura accetti le risultanze investigative, queste dovranno essere avallate da un Ctu nominato dalla Procura.

Ed infatti così avviene. Il perito viene nominato e deposita la perizia richiesta il 14 agosto 2019.

Tra le altre cose il Ctu scrive che “molti pazienti, come è riscontrabile dalle cartelle cliniche sequestrate, non sono stati ricoverati in Utic (pur avendo per questi la clinica ricevuto  rimborsi pubblici) né in Utipo , ma solo in reparto di degenza”.

Ricoveri classificati in maniera errata e degenze troppe  brevi per il tipo di patologia

Dice ancora il Ctu  “che alcuni ricoveri per altro venivano classificati in maniera errata rispetto alle risultanze diagnostiche, come quelli per infarti miocardici e, comunque, se pure si fosse trattato di quel tipo di patologia, il paziente sarebbe stato trattenuto solo 4 giorni, troppo poco vista la presunta patologia”.

E ancora ciò che il perito trova anomalo sono i  tre giorni  di degenza per un paziente ricoverato con diagnosi di infarto, ammesso in Utic ma dimesso dalla cardiochirurgia, con  un percorso clinico, secondo il perito non solo troppo breve ma inspiegabile.

Un estratto dalla perizia depositata dal Ctu ad agosto

Quasi 800 le cartelle cliniche analizzate dal perito della Procura

Su 789 cartelle analizzate dal Ctu  nominato dalla Procura, solo 272 sono di pazienti trattati in  Utipo, nessuna di pazienti trattati in Utic.

Esistono poi casi, secondo quanto si legge nelle carte prodotte da perito, di inappropriata indicazione amministrativa di ricoveri Utic per persone che di fatto non sono state ricoverate né in Utic né in Utipo, “per altro – viene evidenziato ancora –  i pazienti dopo angioplastica coronarica spesso rimanevano in degenza”.

I requisiti mancanti, secondo il Ctu,  perchè si potesse parlare di Utic

Secondo il Ctu tra i requisiti mancanti per dire che quel reparto poteva essere classificato come Utic c’è “la non presenza di operare a 360 gradi a causa della poca distanza tra i letti, l’assenza di un’area tecnica di lavoro con strumentazioni e attrezzature, l’assenza di un’area tecnica per procedure quando non siano realizzabili a letto del malato, non sono presenti letti accessibili a 360 gradi, non sono presenti due defibrillatori con carrelli di emergenza, non sono presenti almeno due infermieri H24, la dotazione del personale non è commisurata all’attività e alla contiguità dell’attività Utic con il reparto di cardiochirurgia”

Fin qui tutti gli atti ed i fatti che hanno portato alla richiesta di adeguamento alle prescrizioni datata 22 dicembre.

Le conclusioni del Ctu della Procura sul Sant’Anna

La comunicazione del 23 dicembre 2020 del dirigente dell’Unità di monitoraggio dell’Asp al Sant’Anna

Ma il giorno dopo, esattamente il 23 dicembre,  l’Asp invia una nota al Sant’Anna a firma del dirigente responsabile dell’Unità di Monitoraggio e controllo Valeria Teti in cui si legge testualmente  che “ la struttura sanitaria non potrà più erogare prestazioni con onere a carico del SSR” in quanto non risulta rinnovato l’accreditamento.”

La Guardia di Finanza già nel 2019 aveva detto che l’accreditamento non era stato rinnovato nel 2017

Il punto è, che come emerge sempre dal verbale della Guardia di finanza inviato alla Procura, quell’accreditamento non esisteva più già dal 2017, motivo per il quale la terna commissariale già a marzo 2019 aveva bloccato i pagamenti al Sant’Anna relativi alle prestazioni successive a quella data per le quali la clinica aveva già emesso fattura elettronica.

Un estratto del verbale della Guardia di Finanza

La presunta truffa sulla quale oggi c’è un’indagine giocata sulla pelle del capitale umano che ha fatto del Sant’anna un’eccellenza

E’ di tutta evidenza che la città di Catanzaro in particolare ed il sistema sanitario regionale non possono permettersi di non ammortizzare, dal punto di vista sociale e professionale, la situazione che si verrebbe a creare qualora Villa Sant’Anna dovesse sospendere le attività e quindi mettere in difficoltà tutti i pazienti ed i lavoratori, il capitale umano , quello buono, che fino ad ora, quello sì, ne ha fatto un’eccellenza.

(nella foto un momento della protesta dei lavoratori del Sant’Anna riunitisi ieri davanti la clinica)