Villette abusive di Caminia, insieme ai veleni spuntano le denunce contro gli ex amministratori

Il sindaco Mercurio ed il vicesindaco Mirarchi hanno fornito la loro versione dei fatti. Ma dopo la demolizione delle villette cosa farà l'amministrazione per tutto l'abusivismo della costa?

La vicenda delle villette di Caminia, ritenute abusive perché costruite su area demaniale, a seguito di una serie di vicende giudiziarie che sono sfociate in un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, ha evidentemente spaccato il piccolo centro della fascia Jonica arroccato sulla parte collinare che guarda al mare.

(In basso la notizia di cronaca di dicembre 2020)

Villette su terreno demaniale a Caminia, 71 sequestri

Il punto è che, man mano che si va avanti, si capisce che gli abusi di cui si legge nelle carte siano certamente quelli edilizi, ma quelli su cui l’intera vicenda poggia sono abusi di ogni genere. Palesi o meno, normati e quindi perseguibili o meno, è evidente che su Caminia, su quanto fosse pericoloso anche dal punto di vista idrogeologico abitare in quell’area, tutti hanno chiuso, fino ad ora gli occhi.

Fino a che gli interessi particolari, dell’una e dell’altra parte, non sono diventati generali.

Nessuna amministrazione che ha guidato Stalettì ha mai investito davvero sul turismo

Già perché in fondo le amministrazioni che si sono succedute alla guida di Stalettì, che ha “nel suo patrimonio naturale”  tra i luoghi più belli che un Comune possa sperare di avere, non hanno mai davvero investito in una riqualificazione complessiva dell’intera fascia. In eterna competizione con i proprietari delle seconde case che, pur arrivando dai vicini centri, sono stati visti e trattati da stranieri, quell’edificazione su terreno demaniale datata 1964, è stata sempre e comunque una “cosa degli stalettesi”.

E ora i nodi di una mancata visione prospettica del turismo come risorsa, ma anche come investimento che doveva passare da un’armonizzazione dei luoghi,  vengono al pettine. E, come sempre accade, secondo le regole della continuità amministrativa, che vale nel bene (quando c’è da inaugurare opere iniziate da altro) e nel male (quando ci sono problemi che volente o nolente si trascinano dal passato) sono le ultime generazioni a raccogliere l’eredità, nel bene e nel male appunto.

Le parole di Mercurio volte a difendersi dalle “chiacchere” degli stalettesi

La conferenza stampa indetta dal sindaco Alfonso Mercurio, attorniato da parte dell’amministrazione, che doveva servire a chiarire alcuni aspetti che in questi giorni sono stati oggetto di controversie tra l’amministrazione e  i proprietari,   è sembrata più un incontro finalizzato alla diretta social trasmessa sulla pagina facebook ufficiale del Comune. I fatti raccontati e narrati, partendo appunto da quella delibera del 1964, hanno avuto come finalità dare delle risposte, abbastanza personali e personalistiche a chi, stalettese per nascita, residente o eredità, oggi si sente vittima di un sistema o non abbastanza protetto da quel sistema che per anni ha guardato senza vedere e ha sussurrato senza parlare.

(In basso il momento dello sgombero delle villette nel mese di aprile 2021)

Caminia, al via lo sgombero delle villette realizzate su terreno demaniale marittimo

L’iter che ha portato al punto di oggi iniziato con le precedenti amministrazioni

Il sindaco ha ripercorso l’intero iter che ha portato al punto di oggi. Un iter iniziato con amministrazioni precedenti, che si è concluso con una sentenza della Cassazione che dichiarava l’area demaniale. Sentenza notificata all’amministrazione a tre giorni dall’insediamento. Da qui l’obbligato percorso seguito dal Comune. Il diniego dei condoni, gli ordini di sgombero e le prossime ordinanze di demolizione.

Quel progetto di rigenerazione costiera che sarebbe stato rifiutato dai proprietari

Ma tutto questo si poteva evitare? Secondo il sindaco e secondo il vice sindaco Rosario Mirarchi si. Se solo nel 2018 i proprietari delle case avessero accettato un progetto di riqualificazione e rigenerazione dell’area. Questo avrebbe significato, per alcuni, rinunciare a grosse porzioni di casa a vantaggio di una salvaguardia degli interessi collettivi. Secondo quanto riferito da Mercurio e Mirarchi, anche chi all’inizio si era dimostrato possibilista verso questo tipo si soluzione, ad un certo punto, forse convinto da altri, si è messo di traverso, creando di fatto un tappo a quella che poteva essere una via d’uscita, ma non proponendo altre soluzioni.

Tutti gli errori delle precedenti amministrazioni, le Pec sparite e quel numero di telefono personale lasciato dalla Boldrini al sindaco dell’epoca e mai “utilizzato” a difesa del paese

Mercurio e Mirarchi non hanno poi potuto fare a meno di sottolineare quelle che secondo loro sono state le evidenti responsabilità delle precedenti amministrazioni. Da Pec, inviate alla guardia costiera,  sparite, a voci di corridoio secondo le quali molte cose sarebbero rimaste  occultate e nascoste, passando per case intestate ai famigliari di ex sindaci proprio in quell’area. Fino al non cogliere le opportunità che leggi dello Stato davano ai Comuni nel 2015 di acquisire le aree demaniali. Non senza una punta di gossip, secondo cui si è detto, che la ex presidente della Camera Laura Boldrini, ospite dell’ex presidente della Regione Agazio Loiero, avesse addirittura lasciato il suo numero personale al sindaco dell’epoca congedandosi con la frase “di qualsiasi cosa avete bisogno chiamate”. Cosa che in termini istituzionali non pare esattamente la più corretta, poiché si è eletti in nome del Popolo italiano.

Pantaleone Narciso e Concetta Stanizzi gli “invitati  di pietra” della conferenza stampa

Ad onor del vero Concetta Stanizzi e Pantaleone Narciso sono stati, per tutta la durata della conferenza stampa, gli invitati di pietra. Le sedie con i loro nomi sono state occupate dai giornalisti, quando è stato chiaro che non avrebbero partecipato all’incontro a cui, forse troppo ottimisticamente, l’amministrazione li aveva invitati,  per dar modo di  fornire le loro spiegazioni. Spiegazioni che si sarebbero trasformate però nella difesa da accuse che, sempre il sindaco Mercurio, ha detto di aver formalizzato alla Procura della Repubblica e che a questo punto, forse è corretto, che vengano discusse in altra sede.

Ma al di là appunto dei veleni che scorrono e scorreranno ancora in quella piazza che oggi metaforicamente segna la spaccatura interna al paese, i problemi restano.

La difficoltà emotiva nell’eseguire le ordinanze di demolizione, la frustrazione dei proprietari che si sentono vittime sacrificali e le decisioni da assumere in tema di lotta all’abusivismo sulla costa

Da un lato c’è un’amministrazione che, carte alle mani, deve eseguire ciò che la legge prescrive senza avere la possibilità oggi di trovare altra via d’uscita, e, per dovere di cronaca, lo fa anche con un pizzico di emozione ben sapendo che per alcuni sarà la fine di un pezzetto di vita,  dall’altra ci sono i proprietari delle case che saranno oggetto dei provvedimenti,  che al netto dei rancori che alimentano divisioni nei piccoli centri, pensano di essere le vittime sacrificali di un sistema che ha permesso la cementificazione selvaggia della costa, che è sotto gli occhi di tutti senza possibilità che lo scempio possa essere smentito dalle carte, se pur legittime.

(In basso la posizione dei proprietari delle case sgomberate e che ora dovrebbero essere demolite)

I proprietari delle villette di Caminia sgomberate: “Noi abusivi? Si guardi sugli scogli”

In mezzo però resta sempre la responsabilità di chi governa un territorio. Se davvero, convintamente, al di là dei provvedimenti che è obbligatorio seguire, l’amministrazione di Stalettì vuole percorrere la via della lotta all’abusivismo, allora, se queste decisioni in qualche modo le ha solo, doverosamente,  eseguite, da domani dovrà assumerne di analoghe e bonificare uno degli angoli più belli della Calabria, dove la mano dell’uomo è stata di certo più devastante.