Corsi: “Il debito monstre è generato dall’evasione fiscale, lo dice Abramo: chi è responsabile?”

Ora vogliamo solo rassicurazioni sulla tenuta dei conti e sulla possibilità di fare qualcosa per i quartieri, per i bisogni dei cittadini, per il commercio

Per uno che vorrebbe fare l’Assessore al bilancio alla Regione, deve essere stato un colpo duro essere stato indicato dalla stampa nazionale come sindaco di uno dei dieci Comuni più indebitati d’Italia. Le spiegazioni presuntuose e un po’ arroganti di Abramo non serviranno a mascherare una durissima realtà: con i 25 milioni di debiti accertati dallo Stato e i 7 milioni di debiti fuori bilancio è “profondo rosso” per il Comune di Catanzaro che rischia seriamente di non potere assicurare i servizi ai cittadini e di consegnare alle prossime generazioni una Città senza soldi e senza futuro. E’ quanto si legge in un comunicato stampa del consigliere comunale Jonni Corsi. 

Abramo non si accorge, con la sua presunzione, di avere ammesso nella sua dichiarazione le sue “colpe”. Avere fatto ricorso al maxi mutuo per la liquidità, da restituire in 30 anni, vuol dire che le sue stesse Amministrazioni (ricordo sommessamente che Abramo è sindaco dal 1997) hanno generato un “buco” che andava coperto. Il sindaco si supera nel suo inconsapevole “mea culpa” quando ammette che il “buco” è stato generato dalle mancate entrate e quindi dall’evasione. Ma, scusate, chi doveva occuparsi dell’evasione? Chi doveva organizzare un sistema per recuperare le entrate? Abramo insiste nella filosofia del “nessuno mi dissa nente”. Nessuno lo ha informato che c’era l’evasione fiscale, che in tanti non pagano l’acqua, la Tari e le multe, che in Italia si pagano le tasse e i tributi locali.

E chi doveva controllare i debiti fuori bilancio? E che ruolo ha avuto l’Avvocatura Comunale diretta per anni dall’attuale vicesindaco Celestino nell’aumento vertiginoso di questi debiti? Tutti “marziani”, nessuno sa niente, la colpa è del destino. Quello stesso destino fatto di arroganza e non trasparenza che in altre vicende ha visto lo stesso Comune fare la figura della capra, che balla stordita dai botti dei fuochi non d’artificio che ormai scoppiano a Palazzo De Nobili, sempre di destino si parla…
Il sindaco Abramo, che pensa di essere l’unico a capire di bilanci, non incanta più nessuno. Invece di sfottere chi gli ha posto con garbo alcune domande sul debito da 25 milioni, invece di offendersi, avrebbe dovuto dire alla città come sono stati usati questi soldi e chi ne ha goduto, quali ditte sono state pagate, quali opere sono state finanziate.
In conclusione, chi ha prodotto questa montagna di debiti che finirà per schiacciare la Città di Catanzaro?

Per Abramo sono tutti incompetenti: l’Anci, il Ministero delle Finanze, il sito Money.it, la Corte dei Conti. L’unico a capire di bilanci è lui. Peccato che la Corte dei Conti la pensi in maniera diversa al punto da rifilargli una serie infinita di prescrizioni che attestano che il Comune di Catanzaro tutto è meno che “virtuoso”.
Noi siamo opposizione già dal 2012 all’epoca del terzo mandato di Abramo e tante volte, negli anni abbiamo denunciato situazioni paradossali anche in termini di anticorruzione, come la mancata rotazione dei dirigenti comunali e non vogliamo però speculare su questo disastro. Ma, non vogliamo essere confusi con la cosiddetta opposizione, che oggi si incarta e pensa che restituire il debito in tre anni o in trent’anni sia la stessa cosa. E’ questo tipo di opposizione di facciata- prosegue Corsi –  in Consiglio comunale e sugli organi di stampa ha anch’essa la sua responsabilità, fatta anche di tanta superficialità e vagabondaggio politico, la solita carta liscia dell’altro pezzo di opposizione(?) i cui silenzi e distrazioni del mandato politico hanno prodotto in parte il danno, tanto che a poco servono i risorti comunicati postumi, quando il ruolo e la funzione era delineata, anche in termini di responsabilità, dal responso delle urne.
Tra un anno i cittadini giudicheranno Abramo, questo centrodestra e l’opposizione sgommante. Ora vogliamo solo rassicurazioni sulla tenuta dei conti e sulla possibilità di fare qualcosa per i quartieri, per i bisogni dei cittadini, per il commercio. Oppure se dobbiamo mettere il cartello “chiuso per fallimento” al portone del Comune.