Pineta di Giovino: l’avventura a lieto fine di tre cuccioli in un cartone

Abbandonati e raccolti da un passante alla pineta di Giovino, accuditi da una piccola catena solidale, sono ora al canile municipale di San Floro

Salvatore cammina come ogni mattina ai margini della pineta di Giovino, lungo la staccionata che la divide dalla strada comunale. Diciamo che è un camminatore semi professionale perché lo fa costantemente macinando molti chilometri per mantenersi in forma e, in effetti, si può ben dire, con fare morettiano, che alla sua età è “uno splendido appena pensionato”.

Della pineta conosce ogni angolo e ogni tipo umano che la frequenta. Ma non gli è mai capitato di vedere un uomo con polo e pantalone da città, seduto sul muretto di pietra e cemento, scuotere sconsolato la testa e parlare con premuroso affanno verso una scatola di cartone ai suoi piedi. Il nostro camminatore si avvicina incuriosito perché è uno di quelli che non si voltano dall’altra parte quando intuiscono che qualcosa sta succedendo nel mondo che gira intorno, o guardano l’ombra che li accompagna fingendo di essere distratti da profondi pensieri.

Realizza così qual è l’oggetto dell’attenzione: tre piccoli cuccioli di chiara razza mixage, tre cagnolini vecchi di qualche giorno e figli già di molte paure, nel cartone guardano in alto cercando di capire con quale specie umana hanno a che fare, se di quelle che accoglie e promuove la bellezza o di quella che abbandona e genera brutture. Per fortuna dei tre cuccioli si sono imbattuti in rappresentanti della prima categoria di cui conosciamo solo il nome di uno, del camminatore imperterrito perché è Salvatore Fulciniti, che sappiamo impegnato nel sociale favorendo per qual può emarginati e indifesi. Dell’altro possiamo dire che è un autista di bus di linea, di una di quelle corriere che giornalmente fanno la spola tra il capoluogo e i centri della provincia.

Racconta di essersi imbattuto appena arrivato al terminal di Giovino in questa piccola famigliola a quattro zampe, rannicchiati e spauriti in un angolo di pineta poco distante, presumibilmente abbandonati da poco. Non sa cosa fare, sa solo che non se la sente di abbandonare a un destino i tre batuffoli di pelo che gli guaiscono vicino. Il bello del bene è che ha una forza misteriosa come quella della calamita, attira anche se non si vede. Così intorno ai cinque, i due uomini e i tre cuccioli, si raduna presto una piccola folla in cui ciascuno si dà da fare: la ragazza con cuffietta li prende a turno in braccio, il giovanotto muscolare e dal cuore tenero va al lido e prende un po’ di latte, Salvatore è già al telefono per cercare consiglio e aiuto. Arriva anche Enrico Consolante, che da consigliere comunale ha una certa consuetudine con la catena burocratica da sollecitare: chiama il comando dei vigli urbani che lo rimanda all’Asp e da qui al servizio veterinario aziendale.

 

Insomma, per farla breve, dopo un po’ arriva il medico veterinario dell’Asp che prende in carico i tre cuccioli, ne valuta approssimativamente il buono stato di salute e li smista al canile municipale a San Floro, il loro domicilio d’oggi, si spera provvisorio. I tre piccoli al momento stanno bene e, nel loro linguaggio canino ma comprensibile a chi sa ascoltare, ringraziano di cuore quanti si sono dati da fare, quella piccola catena di solidarietà che ha avuto cura di loro riscattando certe crudeltà di un certo tipo di genere umano.