Incendi, Cambiavento: La Giunta mostra disinteressa e sottovaluta i danni

Proposte e idee per risolvere i problemi

Sono trascorse due settimane dal tragico incendio che ha letteralmente mandato in fumo la pineta di Siano e parte del bosco “Comuni-Condomini”, ma già sembra che l’amministrazione comunale di Catanzaro abbia smarrito l’urgenza e la determinazione manifestata all’indomani della tragedia. Eppure le reazioni della comunità catanzarese non sono mancate. Spinti da un sincero e generoso moto di ribellione rispetto a un evento che ha drammaticamente messo a nudo le fragilità di un territorio troppo spesso trascurato, cittadini, imprenditori, associazioni sportive, appassionati di mountain bike, associazioni civiche e ambientalistiche, si sono mobilitate per dare un fattivo contributo alla ripartenza del bosco. Tuttavia la giunta Abramo, sempre più in crisi e impegnata a ricollocarsi in vista delle prossime elezioni regionali, pare intenzionata a trattare il problema con l’approccio cui ci ha abituati da tempo e cioè con lentezza, approssimazione e disinteresse. E’ quanto si legge in un comunicato di Cambiavento. 

I DANNI

Per Cambiavento non è così, non sarà mai così. I problemi si affrontano con decisione e tempismo e le soluzioni si cercano con la necessaria determinazione. Il Comune ha promesso a suo tempo un tavolo tecnico. Lo stiamo ancora aspettando. E così, noi che la città l’abbiamo a cuore davvero e non a chiacchiere, quel tavolo lo abbiamo costituito. È formato dai nostri esperti Giuseppe Dodaro, Paolo Mottola, Giuseppe Caruso e Alberto Carpino, che si sono messi a lavoro sin da subito cercando prima di tutto di capire quale sia stata la reale entità del danno. Elaborando le immagini satellitari dell’Agenzia Spaziale Europea, ESA, realizzate subito prima e subito dopo l’incendio, hanno potuto procedere a una stima precisa delle superfici danneggiate. Il risultato è sensibilmente superiore a quello stimato dal sindaco Abramo, che all’indomani dell’evento, con tono saccente, quasi a cercare di sminuire l’accaduto, dichiarava in diverse interviste che la superficie danneggiata era di soli 10 ettari, come se il contenimento del danno fosse merito suo. In realtà, la superficie danneggiata all’interno del bosco “Comuni-Condomini” di proprietà comunale, rilevata dagli esperti di Cambiavento, è di oltre 76 ettari, al netto delle superfici private che porterebbero a oltre 200 ettari, cioè ben 130 ettari non di solo bosco ma di oliveti e altri terreni destinati alle colture più disparate, appartenenti a piccoli proprietari che probabilmente non avranno la capacità economica di risollevarsi da un simile danno. Gli esperti hanno elaborato le cartografie che sono a disposizione di chiunque abbia a cuore le sorti del bosco comunale. La parte iniziale del bosco, la pineta di Siano, è stata distrutta per oltre 16 ettari dei 25 complessivi. Grazie alle elaborazioni delle immagini satellitari e alla sovrapposizione delle cartografie catastali è stato inoltre possibile stimare le superfici danneggiate distinte per foglio di mappa e per particella catastale.

Il punto di partenza per ragionare sul futuro del bosco non poteva che essere la stima precisa dei danni, anche per capire quanto materiale di propagazione dovrà essere reperito. Il problema della reperibilità delle piantine da mettere a dimora non è di facile soluzione anche in relazione al fatto che nello stesso periodo sono andati in fumo solo in Aspromonte oltre 7mila ettari. Milioni di piantine dovranno essere reperite sia nei vivai di Calabria Verde e sia in quelli privati. E si dovrà avere cura di reperire materiale da specie e germoplasma autoctono. La situazione attuale pone anche un grave problema di vulnerabilità al rischio idrogeologico in quanto il terreno ormai privo di copertura vegetale sarà esposto alle idrometeore e al vento, con possibile erosione per dilavamento e all’asportazione dello strato attivo del suolo. Le piogge torrenziali sempre più probabili a causa dei cambiamenti climatici potrebbero causare smottamenti con danni sia alle persone che alle cose. Ecco perché bisogna fare in fretta.

COME FARE

Prima di procedere all’impianto di specie autoctone, che ben si adattano all’ambiente pedoclimatico senza produrre problemi di inquinamento biologico, sarà necessario eliminare l’ingente massa di materiale vegetale morto, che conserva un discreto valore economico e che potrebbe essere utilizzato per produrre pallet o essere avviato alle centrali a biomasse. Il residuo valore economico di questo materiale potrebbe attrarre appetiti da parte della malavita e perciò è necessario che l’Amministrazione metta in campo tutte le azioni per gestire, attraverso bandi pubblici con regole chiare e trasparenti, il taglio a raso delle piante morte, risparmiando le poche superstiti. Le casse del Comune potrebbero rimpinguarsi di introiti derivanti dalla vendita del materiale di risulta dei tagli.
Il passo successivo richiede un approccio multidisciplinare, che veda la partecipazione attiva delle migliori professionalità, che pure esistono nella nostra città ma troppo spesso sono ignorate. La parola d’ordine oggi è “rinaturazione”. Bisogna assolutamente evitare di ripetere gli errori del passato. Piantare a suo tempo alberi appartenenti a specie aliene può essere stata una scelta tecnicamente comoda ma come purtroppo hanno dimostrato i fatti, quella scelta ha reso il nostro territorio più vulnerabile agli incendi. Sia chiaro: anche le specie autoctone possono bruciare; tuttavia queste resistono all’incendio molto meglio delle esotiche e presentano una capacità di resilienza post-incendio enormemente superiore. L’amministrazione comunale di Catanzaro, con l’ausilio dell’Ordine dei dottori agronomi e dottori forestali, ha recentemente approvato il Regolamento del Verde, fissando regole alquanto stringenti rispetto alle specie da utilizzare per il verde pubblico all’interno dei confini comunali. Va da sé quindi che l’amministrazione comunale per prima è tenuta a rispettare le prescrizioni che essa stessa si è data. Sarebbe davvero un controsenso se proprio il Comune venisse meno agli impegni assunti con la città adottando un Piano del Verde tutto incentrato sulla utilizzazione di essenze aliene.

Bisogna fare presto per recuperare il patrimonio di biodiversità distrutta e riattivare i servizi eco sistemici, cioè la capacità dei processi e dei componenti naturali di fornire beni e servizi che soddisfino, direttamente o indirettamente, le necessità dell’uomo e garantiscano la vita di tutte le specie. Ci riferiamo sia alle funzioni di supporto che contribuiscono alla conservazione della diversità biologica e genetica e dei processi evolutivi, alla stabilizzazione del clima, al sequestro di CO2, alla fornitura di ossigeno; sia a quei servizi che contribuiscono al mantenimento della salute umana attraverso la fornitura di opportunità di riflessione, arricchimento spirituale, sviluppo cognitivo, esperienze ricreative ed estetiche.

Per non commettere gli errori del passato, è fondamentale comprendere che anche senza l’intervento umano l’ampia superficie percorsa dal fuoco a Siano, nel tempo, ridiventerebbe un bosco. Un bosco naturale, questa volta. Lasciando fare alla natura, Catanzaro dovrebbe aspettare un tempo compreso tra 100 e 200 anni per poter godere del loro bosco cittadino. L’intervento umano, invece, se supportato da adeguate conoscenze di dinamica della vegetazione, di ecologia vegetale e di biogeografia, potrebbe ridurre drasticamente questa attesa, restituendo ai cittadini il bosco di Siano in tempi decisamente più ragionevoli. Quali specie arboree si insedierebbero con la disseminazione naturale? Che tipo di bosco si verrebbe a costituire se si lasciasse fare alla natura? I nostri esperti un’idea ce l’hanno e pure abbastanza precisa. Per questo Cambiavento vigilerà affinché non vengano commessi errori.