Criminalità nel biennio pandemico: la Calabria tra le 7 regioni in zona rossa

Il rapporto di Libera su interdittive, reati sul web e segnalazioni sospette parla di un contagio della "variante criminale" arrivato ai massimi livelli storici. Su in particolare i delitti informatici

Mentre assistiamo alle mutazioni del Covid, c’è una nuova variante, silenziosa, che da due anni sta infettando il tessuto economico e sociale del paese, approfittando delle incredibili occasioni di guadagno che si sono aperte. Libera e Lavialibera presentano il dossier “La tempesta perfetta 2022. La variante criminalità” nel quale sono stati elaborati dati e analisi delle forze dell’ordine, del ministero dell’Interno e degli studi e rapporti sul riciclaggio della Banca d’Italia. Dai numeri emerge come nel biennio pandemico 2020/2021 le segnalazioni sospette complessivamente hanno raggiunto la cifra di 252.711, con un incremento del 24% rispetto al biennio pre-pandemico 2018/2019. Sono sette le regioni in ‘zona rossa’: Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Sardegna, Basilicata, Trentino Alto Adige. Incrementi maggiori sono stati rilevati nel Lazio (+57%) e Trentino Alto Adige (50%) e Sardegna (+38%).

Sono ben 3.919 nel periodo pandemico il numero di interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali. Dall’1 gennaio 2020 al 31 ottobre 2021 si è viaggiato alla media di 178 interdittive al mese con un incremento percentuale del 33% rispetto al biennio 2018/2019. Ben 15 regioni in zona rossa con situazioni record in Sardegna (+600%), Veneto (+471%), Trentino Alto Adige (+300) e Toscana (+170%). Nel biennio della pandemia c’è poi stato un boom di incremento dei delitti informatici (+39%) con ben 14 regioni in zona rossa, il primato alla Basilicata (+83%) Sardegna(+63%) e Campania (+56%).

Uno studio della Direzione Investigativa antimafia, condotto a settembre e ottobre 2020, ha rintracciato 270 imprese che avevano incassato fondi previsti per la crisi da pandemia e che risultavano colpite da interdittiva antimafia: erano già stati erogati 40 milioni. Su un altro fronte, sono più di 9 mila i ristoranti che, a causa della pandemia, potrebbero trovarsi in condizioni di vulnerabilità finanziaria, il che li renderebbe esposti a infiltrazioni criminali e al riciclaggio. E ancora, dall’ inizio della pandemia al 6 dicembre 2021 è stata messa a base d’asta, per l’emergenza, una cifra pari a 27,76 miliardi di cui sono solo 11,45 miliardi le risorse che si sanno essere effettivamente aggiudicate e complete di tutti i dati del caso, mentre restano lotti per 15,55 miliardi di euro con esito scaduto, sconosciuto, o con informazioni incomplete. Dunque – ragiona Libera – si può affermare che davanti all’enorme quantità di denaro messo a bando per tentare di arginare la crisi sanitaria scatenata da Covid, pari a 27 miliardi di euro per oltre la metà delle risorse, il 58%, non si ha piena informazione. “In questi due anni di Covid- dice don Luigi Ciotti, presidente di Libera – il contagio della “variante criminale” è arrivato ai massimi livelli storici approfittando dello stallo politico, economico e sociale determinato dal virus. Tutti ci auguriamo di lasciarci alle spalle la pandemia e tutto quello che per due anni ci ha costretti a vivere, ma ripartire con la “variante criminale” ancora diffusa nel corpo sociale rischia di trasformare la ripartenza in una ricaduta nei virus di mafia e corruzione, una ricaduta dalla quale sarà difficile rialzarsi. E In questo oscuro scenario la lotta alle mafie e alla corruzione sembra scomparsa dall’agenda politica del Paese”. (ANSA).