Il muro del rimpallo, finché tiene foto

Comune e Ospedale disputano sulla paternità dei lavori del muro su Viale Pio X. Intanto chi transita lo fa a suo rischio e pericolo

Il vecchio detto secondo cui “chiedere pezze all’ospedale” è operazione destinata al fallimento si rivela ancora oggi di una validità sorprendente. Lo sta sperimentando il Comune di Catanzaro impegnato ormai da quasi due anni in una disputa con l’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio che verte su due punti: la proprietà del muro perimetrale dell’ospedale che dà su Viale Pio X; chi debba sobbarcarsi i lavori di messa in sicurezza e ricostruzione del manufatto che un sopraluogo della Protezione civile del novembre 2021 definisce urgenti, mentre una precedente verifica di gennaio da parte dei Vigili del fuoco ne aveva verbalizzato la pericolosità. Sono passati quasi due anni ma la precarietà della costruzione e la pericolosità dell’ingombro sono sotto gli occhi di tutti.

E quando si dice tutti vuol dire proprio tutti, considerato il traffico che l’arteria sopporta quotidianamente e l’afflusso continuo di popolazione che accede alla struttura. Il muro è puntellato in via provvisoria e recintato malamente, con propaggini che invadono la sede stradale dimezzandone nei fatti l’ampiezza, costringendo perdoni e piloti a reciproca attenzione e diffidenza.

 

Che occorra intervenire ne sono convinti sia commissario straordinario del Pugliese che sindaco di Catanzaro ma il problema è che nessuno dei due attori vuole metterci mano per primo. L’ospedale dice che spetta al Comune, il Comune afferma che deve occuparsene l’ospedale. L’Azienda ha da tempo deliberato, chiedendo il rimborso delle spese finora effettuate e l’esecuzione dei lavori alla controparte, stabilendo, secondo una sua perizia che degli 85 metri lineari del muro soltanto tre sono di proprietà ospedaliera, i rimanenti 82 sono di proprietà comunale. A sostegno di ciò ricorda che il muro è da sempre uno dei più usati spazi di affissione pubblicitaria, i cui proventi sono (sarebbero) stati incamerati nelle casse comunali.
Il problema è arrivato nelle ultime due sedute in Consiglio comunale.

 

Nell’assemblea del 4 ottobre scorso, sollecitato dal consigliere di “Prima l’Italia” Giovanni Costa, l’assessore ai Lavori Pubblici Raffaele Scalise aveva dato la versione di Palazzo De Nobil: “Siamo tutti coscienti che la situazione non è bella, non solo in tema di igiene pubblica o di decoro, ma anche dal punto di vista della sicurezza della circolazione, è un problema serio che ci siamo posti subito in quanto siamo stati chiamati dall’Azienda a costruire il muro. Ebbene, abbiamo guardato le carte. Non c’entriamo niente con il muro che è di proprietà dell’ospedale che lo deve gestire, tant’è che ha già redatto un progetto per l’importo di circa 500mila euro per demolire e ricostruire”.  Ciò premesso, assessore e sindaco Fiorita si sono dati da fare, non potendo ovviamente disinteressarsene. Insieme si sono recati in Regione, hanno parlato con il presidente Occhiuto nella speranza di poter attingere ai fondi del cosiddetto “articolo 20” della legge 67/1988 per l’edilizia sanitaria, ma eventuali somme sarebbero disponibili non prima della prossima primavera.

 

Troppo in là. Simili difficoltà con la Protezione civile, altre volte intervenuta in situazioni di urgenza manifesta. Ma pare non ci siano nella fattispecie le condizioni necessarie. Una possibilità che si fa strada nell’assessorato del comune è il ricorso al project financing attraverso l’affidamento da parte dell’AO a un concessionario, che si accollerebbe le spese per la costruzione del muro, dietro la concessione pluridecennale di un parcheggio multipiano. Non sappiamo se la proposta sia stata prospettata né quale gradiente di successo possa arriderle.

Questo l’assessore Scalise. Nell’ultimo Consiglio comunale è ritornato sull’argomento il consigliere di Rinascita Valerio Donato. “L’assessore ai LL.PP. Scalise ha detto che il muro che sta a ridosso dell’Ospedale civile sarebbe di proprietà dell’Azienda. A me – ha detto il già candidato sindaco – risulta da un’analisi dei documenti che in verità non sia così, o meglio che non è accertato di chi sia la proprietà. Suggerisco allora all’Amministrazione di dialogare con l’ospedale, tenendo presente una normicina del codice civile, la 887 che è applicabile anche al demanio, la quale dice che il titolare del fondo superiore ha una presunzione di proprietà fino a quando il muro non arriva al livello della sua proprietà, mentre è compartecipe da quel livello in su. Penso – ha sostenuto il docente di diritto privato – che sia necessario accertare in contradditorio questo stato di cose e procedere celermente con il relativo accordo perché quel muro è davvero un pericolo pubblico, di cui abbiamo avuto presunzione qualche giorno fa in occasione della scossa di terremoto. Non voglio pensare a cosa potrebbe succedere se ci fosse una scossa capace di buttarlo giù in presenza di persone vicine”.

 

Insomma, il dibattito è aperto. È magra e peregrina constatazione, però. Appunto per ciò che conclude il professore Donato. Fare presto, prima che accada l’irreparabile.