La guerra tra gruppi rom passa da intimidazioni, ma anche da un derby che non è stato solo calcistico

Il social tik tok è la nuova frontiera comunicativa attraverso la quale alcuni Rom del capoluogo lanciano sfide agli omologhi crotonesi che però possono contare ancora su una salda manovalanza nei quartieri sud

La notizia del rogo in cui sono morti i tre fratelli Corasaniti, in quel tragico 22 ottobre, è stata la più tragica delle circostanze che ha fatto, giustamente, passare, in prima battuta in secondo piano quello che è accaduto qualche ora dopo. Il ferimento, a colpi di pistola, in pieno pomeriggio del nipote di uno dei capi indiscussi della criminalità rom.

 

 

O meglio il capo di un gruppo di criminali che solo per sintesi vengono definiti Rom, poiché si tratta di catanzaresi che hanno scelto di non affrancarsi dalla via della criminalità tracciata da chi li ha preceduti. Era chiaro che la guerra per il controllo di estorsioni e traffico di droga era ricominciata. Se mai fosse finita. Perché se da un lato c’è un gruppo che è rimasto saldamente fedele a quel capo che ha ceduto potere al congiunto, dall’altro c’è un aspirante capo , o forse più di uno che, scontata la sua pena in carcere, una volta fuori cerca un gruppo a cui dare ordini. E non c’è segreto in tutto ciò che si racconta , poiché i due fronti opposti si scontrano sui social, Tik tok in particolare.

 

Così come, chi pensa che il derby abbia avuto solo strascichi, più o meno discutibili, tra opposte tifoserie sbaglia, perché la partita di calcio Catanzaro – Crotone è stata solo la scusa affinché, sempre quel o quegli aspiranti capi di gruppi criminali, dichiarassero guerra, non certo calcistica, agli omologhi crotonesi che nei quartieri sud della città hanno una roccaforte di manovalanza criminale ben radicata.

 

 

Chi abbia sparato i colpi quel sabato pomeriggio non è ancora noto ed è probabile anche che non si tratti di catanzaresi, le immagini delle telecamere, ancorché mostrino due persone nei pressi della concessionaria Bencivenni, non restituiscono il volto di chi materialmente ha appiccato il fuoco nel piazzale in cui erano parcheggiate le auto qualche sera fa, ma i messaggi non occulti che gli appartenenti a questi gruppi si mandano sui social, fosse anche per sfidarsi sulla partecipazione di un neomelodico ad una festa, sono chiari ed inequivocabili.

 

Gli imprenditori hanno denunciato e alcuni degli appartenenti a questi gruppi sono in attesa di giudizio. Dopo il 25 novembre , data della sentenza a carico del gruppo rom che ha minacciato ripetutamente un imprenditore catanzarese, si potrebbero creare degli ulteriori vuoti di potere che in questo momento, nella mentalità criminale di chi persegue questa strada, possono e devono essere riempiti da chiunque ed in qualunque modo. Sono ricominciati i furti finalizzati ai cavalli di ritorno, le intimidazioni , le minacce fatte per spaventare, come primo avviso.

 

E di tutto questo non possono farsi carico solo le forze dell’ordine. C’è uno strato di società civile, politica ed amministrativa che deve prendere atto che gli episodi, al di là delle circostanze temporali in cui accadono , sono legati da un filo, neanche troppo sottile, che si sta annodando ancora una volta su una città che forse aveva ricominciato a nascondere la polvere sotto il tappeto.