Per il professore Jorio l’AOU Mater Domini di Catanzaro non esiste

L’economista dell’Unical, componente della Commissione paritetica per il protocollo d’intesa, lo sostiene in un articolo del ”Quotidiano Sanità”

E dire che in Calabria dovremmo essere in qualche modo preparati. Averci fatto il callo. C’era traccia di una “strada che non c’è”. Forse più di una. Per non parlare, in ambito sanitario, dei tanti “bilanci che non ci sono”. Però, adesso, è inutile dire che il colpo è forte. Da mandare al tappeto il più incallito degli incassatori. Neanche Peppe “er Pantera” aka Vittorio Gasmann dei “Soliti Ignoti”.

 

Secondo Enrico Caterini ed Ettore Jorio, illustri docenti dell’Università della Calabria, anima e mente del “Laboratorio permanente per gli studi e la ricerca nel settore del diritto e dell’economia sanitaria dell’UniCal”, l’Azienda Universitaria Ospedaliera Mater Domini di Catanzaro non esiste. Chiunque, naturalmente, passando per Germaneto, potrebbe obiettare il contrario, e giurare di averla non solo vista ma, probabilmente, anche incontrata, percorsa, utilizzata, vissuta. Ma, secondo Caterini e Jorio, è solo un’illusione ottica, una sorta di Fata Morgana che balugina come riflesso di un obnubilamento del sensorio tentato dal labile inganno dei sogni.

 

In un articolo pubblicato in scadenza d’anno su “Quotidiano sanità” i due economisti argomentano da par loro la singolare tesi. Con dovizia di riferimenti storici e normativi, analizzando prima e deducendo poi. Arrivando alla conclusione suddetta, drastica, incontrovertibile: l’AOU Mater Domini non esiste. Caterini e Jorio partono da un’analisi generale delle Aziende Ospedaliere universitarie italiane: delle 32 esistenti, alcune, se non molte, lo sono sulla carta, mancando una loro costituzione formale. Nell’ambito di questo far west istituzionale, c’è, per i due esponenti del Laboratorio permanente Unical, un caso limite, l’unico tra i tanti che viene però osservato e sezionato: la Mater Domini, integrata con la Facoltà di Medicina dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.

 

Citiamo alcuni passi dell’articolo, che rendono l’idea. Subito dopo avere segnalato “l’indebita attribuzione della qualifica universitaria” e dei danni ai fini dell’”adeguatezza prestazionale” si scrive: “Il massimo di una tale negativa rappresentazione di manifestazione pubblica di performance erogativa di Lea ospedalieri la si è raggiunta con la presunta esistenza della “Azienda Ospedaliera Universitaria Mater Domini” di Catanzaro”. Subito dopo a rincarare la dose: “la stessa – non solo è stata erroneamente considerata per decenni Azienda Ospedaliera Universitaria senza mai essere stata costituita come tale – ha goduto di una tale appellazione di Azienda Ospedaliera sulla base di un decreto del presidente della Giunta regionale (DPGR 8 febbraio 1995 n. 170) a tutti gli effetti nullo”. E così via.

Nell’intervista pubblicata il 31 dicembre su queste pagine, il professore Valerio Donato ha già controbattuto dal punto di vista giuridico. Ciò che qui preme sottolineare è la circostanza che il professore Ettore Jorio, oltre a essere stato per mesi consulente in termini giuridico-sanitari del presidente Roberto Occhiuto, ruolo che ha preferito lasciare a marzo 2022, è componente della commissione paritetica che ha lavorato alla stesura del Protocollo d’intesa tra la Regione e l’Università Magna Graecia, propedeutico alla fusione per incorporazione tra i due ospedali di Catanzaro. IL Protocollo risulta pronto da diverse settimane se non da mesi. Era stata garantita la sottoscrizione tra le parti entro dicembre 2022. Cosa non avvenuta. È chiaro che c’è un ritardo.

 

A questo unto nulla vieta di considerare che il ritardo, disdicevole anche in rapporto alla velocità con la quale si è preparato e approvato l’accordo tra Regione e Unical propedeutico all’attivazione della Facoltà medica ad Arcavacata, sia dovuto proprio alle osservazioni sostenute dal professore Jorio insieme al collega Caterini. Anche perché i u passo successivo dell’articolo si evidenzia nel Programma Operativo Regionale 2022-2025, il commissario Occhiuto ha scoperto “l’indebito – trascurato dai sedici precedenti presidenti di giunta e da cinque commissari ad acta avvicendatesi sino alla fine del 2021 – nei confronti del quale il medesimo ha già individuato e proposto la soluzione secundum legem”. Insomma, il presidente – commissario Occhiuto avrebbe individuato l’inghippo normativo e lo avrebbe portato a conoscenza dei “ministeri osservanti” e si starebbe procedendo alle contromisure. Rimandando a chissà quanto l’istituzione della Azienda unica “Renato Dulbecco”. Nel silenzio totale di tutti, o quasi. Con la postilla ovvia che è difficile immaginare l’incorporazione di un’Azienda – la Pugliese Ciaccio – in un’Azienda – Mater Domini – che non esiste.