“Cambiare le norme sulle intercettazioni non serve né a evitare abusi né a tutelare la privacy”

Intervistato da La Stampa, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ritiene totalmente "infondate" le motivazioni tirate fuori in questi giorni dal Guardiasigilli

A differenza di quello che dice il ministro della Giustizia Carlo Nordio, “cambiare le norme sulle intercettazioni non serve né a evitare abusi né a tutelare la privacy”. Intervistato da La Stampa, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ritiene totalmente “infondate” le motivazioni tirate fuori in questi giorni dal Guardasigilli. “Poniamo di essere davanti a un reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti – spiega Gratteri -. Con indagini tradizionali, come le verifiche fiscali, si può giusto arrivare ai prestanome, senza patrimonio e ignari del meccanismo. I veri registi, i professionisti compiacenti e i beneficiari dei profitti, tutti sempre coinvolti in organizzazioni di stampo criminale, senza intercettazioni non si colpiranno mai”. Gratteri fa inoltre l’esempio della corruzione mediante consulenze fittizie: “senza intercettazioni gli inquirenti acquisiranno contratti di consulenza e pagamenti mediante bonifici apparentemente regolari. Ma non potranno dimostrare che le parcelle sono in realtà mazzette da destinare a pubblici ufficiali”.

 

Dunque, a detta del magistrato, le intercettazioni sono indispensabili in quanto senza di esse sarebbero a rischio non solo le inchieste su mafia e corruzione (ovvero quelle già considerate esenti da modifica) ma anche quelle “sui reati contro la pubblica amministrazione, reati finanziari, bancarotte, organizzazioni dedite a furti e rapine. Estorsioni. È un lungo elenco”.