Assolto cittadino catanzarese accusato di violenza sessuale aggravata

Accolta la richiesta dei difensori, gli avvocati Gregorio Casalenuovo e Giuseppe Risadelli

Si è celebrata nella giornata del 23 marzo scorso, dinanzi al Tribunale di Catanzaro, in composizione collegiale (Presidente Dott.ssa Gennaro, Giudici a latere dott. Strangis e Dott.ssa Lamanna), l’udienza conclusiva del processo a carico di T.C., cittadino catanzarese classe ’92, il quale era accusato di violenza sessuale aggravata, atteso che, secondo l’editto imputativo, abusando della condizione di inferiorità psicofisica di C.A.M., dettata dall’abuso di sostanze stupefacenti che avevano consumato insieme all’interno dell’abitacolo della macchina a lui in uso, induceva quest’ultima ad avere un rapporto sessuale completo in Catanzaro il 24.08.2016.

 

A ben vedere, nella querela presentata dalla persona offesa 7 mesi dopo rispetto ai fatti contestati, la stessa aveva dichiarato di non ricordare se avesse opposto resistenza o se avesse avuto il rapporto in modo consenziente.

 

Sulla base di questa dichiarazione il Pubblico Ministero procedente aveva chiesto l’emissione di un provvedimento di archiviazione. A seguito di opposizione della persona offesa, il GIP disponeva invece comunque il rinvio a giudizio di T.C.

 

L’iter giudiziario continuava pertanto davanti al GUP di Catanzaro, dinanzi al quale i difensori dell’imputato, gli Avv.ti Gregorio Casalenuovo e Giuseppe Risadelli del foro di Catanzaro, chiedevano la definizione del procedimento nelle forme del rito abbreviato condizionato all’acquisizione di una consulenza medica sulla persona dell’imputato e di una serie di documenti. La richiesta veniva però rigettata dal Giudice dell’Udienza Preliminare. I difensori dell’imputato, tuttavia, non si davano per vinti e reiteravano l’istanza dinanzi al Tribunale collegiale di Catanzaro che ammetteva il rito così come richiesto dagli avvocati e rinviava per la discussione.

 

Nell’ambito della stessa, l’Avv. Gregorio Casalenuovo, oltre a sottolineare l’importanza della consulenza medica e dei documenti acquisiti, poneva l’accento su una serie di contraddizioni riscontrate mediante un mero raffronto fra la querela versata in atti e i verbali delle sommarie informazioni testimoniali delle persone sentite dalla polizia giudiziaria, al fine di far emergere una serie di incongruenze tali da minare alla base il narrato della persona offesa dal reato e, quindi, la sua attendibilità. Il Pubblico Ministero, con grande onestà intellettuale, nel corso della sua requisitoria, chiedeva l’assoluzione dell’imputato perché il fatto non costituisce reato atteso che, l’uso di sostanza stupefacente, consapevole e volontario da parte sia di T.C. che della persona offesa (come da lei stesso dichiarato), poneva seri dubbi circa la sussistenza della volontà dell’imputato di abusare della persona offesa e, quindi, di costringerla ad avere un rapporto sessuale.

 

I difensori hanno chiesto, invece, l’assoluzione con la formula terminativa più ampia per insussistenza del fatto, richiesta che il Tribunale collegiale di Catanzaro ha accolto ponendo fine al calvario giudiziario di T.C., accusato ingiustamente di violenza sessuale.