Un convegno all’Istituto Teologico di Catanzaro come conclusione della mostra itinerante su Armida Barelli

Dal titolo “Lavorate senza posa ma, soprattutto, amate amate amate”

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Negli ultimi mesi, grazie ad una mostra itinerante organizzata dall’Istituto Toniolo in collaborazione con le delegazioni di Azione Cattolica diocesane e parrocchiali, le diocesi della Calabria hanno potuto conoscere la storia della figura della beata Armida Barelli. A conclusione di tale mostra, presso la Cappella Maggiore dell’Istituto Teologico “San Pio X” di Catanzaro, si è tenuto il convegno dal titolo “Lavorate senza posa ma, soprattutto, amate amate amate”. Quest’ultimo, ha visto gli autorevoli interventi da parte del Prof. Ernesto Preziosi, storico, vice-postulatore della Causa di Beatificazione di Armida Barelli e della Prof.ssa Amalia De Leo, docente di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

 

Il legame tra Armida Barelli e Alda Miceli che contribuì alla formazione della gioventù femminile in Calabria

 

Dopo i saluti iniziali da parte di Mons. Maniago, arcivescovo della diocesi di Catanzaro-Squillace, di Giovanni Lanzillotta, delegato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per la Calabria e di Iolanda Tassone, presidente diocesano di Azione Cattolica della diocesi di Catanzaro -Squillace, ha preso la parola il Prof. Preziosi. Quest’ultimo si è soffermato su come il legame tra Armida Barelli e Alda Miceli abbia contribuito alla formazione della gioventù femminile di Azione Cattolica in Calabria. “Inizialmente -racconta lo storico – la Barelli fece molta fatica a far nascere la gioventù femminile di Azione Cattolica in Calabria”. Nei primi decenni del ‘900, per cercare di far conoscere la gioventù femminile in tutte le regioni d’Italia, la Barelli cercò d’individuare una persona che, in quella specifica regione, fosse disposta a fondare l’associazione. “In Calabria – spiega Preziosi- per varie motivazioni di carattere socio-culturale, Armida non trovò nessuno”. A Roma, poi, la co-fondatrice dell’Università Cattolica, conobbe Jolanda Palazzolo, una giovane ragazza impegnata in ambito culturale e religioso, che risiedeva a Catania. “Armida– evidenzia il vice-postulatore – pensò subito di affidare a lei l’incarico, perché in Sicilia la gioventù femminile era fiorente, ma la Palazzolo rifiutò”. “La Barelli – aggiunge – non si diede per vinta, decise di tenere un incontro a Catania, nel quale era presente anche la Palazzolo, e, con il suo discorso, la ammaliò a tal punto da farla ricredere”. Jolanda Palazzolo, poi, rimase delegata per la Calabria per circa 15 anni e, insieme ad Armida, diede vita ai famosi “corsi di Paola”. “Alda Miceli – sottolinea lo storico – partecipò ad uno di questi corsi, ai quali era solita essere presente anche la Barelli, e da qui ebbe inizio il suo impegno nella Gioventù femminile di AC”. La Miceli ricoprì, poi, diversi incarichi: succedette la Barelli prima al vertice della Gioventù femminile di AC e poi ai vertici dell’Istituto Secolare delle Missionarie della Legalità. “Per le donne meridionali – conclude Preziosi – fu da esempio in un momento storico in cui erano ansiose di emanciparsi”

 

Un occhio attento sulla gioventù moderna

 

Dopo il racconto sul fil ruoge che ha legato Armida Barelli e Alda Miceli, la Prof.ssa De Leo ha fatto una fotografia sull’attuale condizione giovanile. “La pandemia ha esacerbato delle difficoltà – esordisce la psicologa – ed i giovani ne hanno risentito in maniera più significativa”. In tale periodo, la rete internet ha fatto da ambiente in cui giovani e società hanno continuato a rimanere in contatto. “La rete – sottolinea la docente – non è, però, da intendersi come un luogo malvagio ma come lo specchio della società e, quindi, la sua bontà dipende dai valori veicolati”. “Internet – aggiunge – ha avuto ed ha un ruolo importante nella costruzione del Sé, che viene percepito come inadeguato rispetto ai modelli interiorizzati”. Non è mancato, inoltre, anche un accenno sulla spiritualità dei giovani. “La spiritualità sta svanendo – la chiosa della De Leo – perché i giovani non sentono più la spinta verso la fede esercitata dai modelli di riferimento”.

A mons. Maniago, poi, dopo un breve dibattito con il pubblico, sono state affidate le conclusioni. “Questa giornata ci ha insegnato – conclude il vescovo- che c’è tanto materiale su cui lavorare per il futuro”

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