Primo Maggio, Ventura: “In 20 anni si è fatto tanto per smantellare lo stato sociale”

La convocazione del Consiglio dei ministri nel giorno di una festa così importante è emblematica

Mai successo prima, non ho trovato notizie diverse, che un Consiglio dei Ministri svolgesse una riunione il giorno della festa del lavoro. 

La convocazione del più alto organismo di Governo in un giorno di festività nazionale, in questo caso anche di festività internazionale, si può giustificare, accettare, solo in caso di un avvenimento imprevisto e molto serio (terremoto, calamità naturale, guerra, scadenza d’impegni non possibile rinviare, neanche per qualche ora). 

Ma nulla di urgente e importante, che non poteva essere trattato prima o dopo la festa dei lavoratori, si è verificato. Allora perché?

Credo, in stile destra demagogica e autoritaria, che la Meloni si voglia appropriare del tema lavoro avviando e rafforzando una svolta sociale di destra: il lavoro non è un diritto a prescindere, perché per realizzare lo sviluppo, nel mondo del libero mercato senza freni, si richiede di rivedere, anche profondamente, le certezze conquistate dai lavoratori nel 900.

E’ in peggiorata continuità: ritengo sia corretto richiamare l’attenzione su quanto è stato fatto, almeno negli ultimi vent’anni, se pure con accenti diversi, per smantellare lo stato sociale dai governi che si sono succeduti.

Infatti, il grande balzo delle conquiste dei lavoratori che ha caratterizzato l’Italia e gran parte dell’Europa, sin dagli anni ’50 del secolo scorso, fino alla fine degli anni ’80 (merito soprattutto delle politiche e del pensiero delle sinistre assieme a quello socialmente avanzato da tanti politici di fede cristiana, che hanno tentato di praticare concretamente la dottrina sociale della Chiesa) si è fermato e ha subito gravi regressioni.

Il Governo Meloni “macchia” il 1° maggio, lo presenta, di fatto, come qualcosa che non riguarda l’attualità e che dovrà essere superato. Un Consiglio dei Ministri in tale data contiene, ritengo un messaggio “dissacratorio”.

Non so perché, mi scuso per l’ardire, ma mi viene di richiamare l’attenzione su quanto decise il fascismo a cancellazione in Italia di tale giorno.

“Il 21 aprile, giorno commemorativo della fondazione di Roma, è destinato alla celebrazione del lavoro ed è considerato festivo eccetto che per gli ufficiali giudiziari. E’ soppressa la festività del Primo Maggio e tutte le pattuizioni intervenute tra industriali e operai per la giornata di vacanza di tal giorno dovranno essere applicate per il 21 aprile e non per il 1° maggio”.

Con questo decreto legge del 1923 (guarda caso oggi sono 100anni) ebbe inizio l’attacco del fascismo alla più grande manifestazione internazionale di lotta e di festa.

La Direzione del Partito Socialista Italiano Unitario nel documento dedicato al Primo maggio 1923, tra l’altro affermava, in risposta alla grave decisione fascista: “Il Primo Maggio non è nato da un atto legislativo e per un atto legislativo non muore”.

Torniamo a noi.

Dunque oggi, Primo Maggio, il Governo Meloni si riunisce per decretare su nuove discipline in materia di lavoro dipendente per ampliare le forme di non certezza continuativa del lavoro, di meno remunerazione, di meno tutele.

I cittadini dovranno accettare, questo è il mantra ideologico della destra, che il “diritto al lavoro precario” dovrà essere la normalità.

Il posto fisso, argomento che tenne banco nel primo decennio di questo terzo millennio, fu additato dalla destra, ma anche da parte di un certo numero di esponenti della “sinistra moderata”, “illuminati” dal liberismo estremo, quale freno allo sviluppo.

Io non sposo la rincorsa allo sviluppo, scelta sbagliata perché penalizzante per i cittadini, ma sostengo le scelte di progresso, per come bene spiega Pier Paolo Pasolini. Il progresso si ha quando la qualità della vita dei cittadini continua ad elevarsi. Lo sviluppo riguarda la valutazione di dati economici/finanziari, che quasi sempre misurano l’espandersi della ricchezza per una parte minoritaria dell’umanità.

Tornando alla questione lavoro, ritengo, come scrissi alcuni anni fa, di non essere per il posto fisso, non avrebbe più senso in molti casi, ma di essere e pretendere il lavoro fisso: dignitoso e gratificante sotto ogni profilo.

La società contemporanea, ricca di possibilità enormi, se organizzata per soddisfare molti, e non per l’egoismo di pochi, potrà, attraverso il diritto al lavoro, fondamentale e da assicurare a tutti, essere, per la prima volta nella storia, la nuova organizzazione della umanità dei diritti. La nostra Costituzione, ricordo, questo diritto lo afferma già con il suo primo articolo.

Ora che è superata la fase storica della società industriale, è necessario ed urgente che la sinistra italiana ed europea, ritrovi unitariamente nuove proposte e nuovo slancio per ridare prospettive di qualità alle persone, soprattutto attraverso il lavoro per tutti. In questo momento storico è più possibile rispetto al passato, da concretizzarsi, sicuramente,  in molti casi  diversamente da quello dell’ultimo secolo, ma, questione imprescindibile,  garantendo ogni qualità di vita dentro e fuori dal lavoro. Il mondo delle nuove tecnologie, proprio per i grandi progressi della scienza, potrà essere migliore, e di molto, per l’intera umanità.

Il compito della nuova sinistra dovrà riguardare una più puntuale e scientifica analisi della fase  contemporanea, al fine di ritrovare un particolare impegno in un  percorso virtuoso di riscatto degli emarginati, dei sofferenti, dei ceti meno ambienti, in un mondo di pari opportunità e con meno disuguaglianze.

Il Primo Maggio dovrà tornare a essere il giorno di sintesi e di rilancio dell’azione politica e sociale per l’affermazione dei diritti.

Viva il Primo Maggio.

“C’è una sola festa civile che si celebra ogni anno in tutto il mondo e che non è la commemorazione di qualcosa di non più esistente, ma che invece è la festa di una forza sociale e umana vivente, che agisce e lotta nel presente per trasformare il mondo intero. C’è una sola festa civile che chiama e sospinge gli uomini a uscire dai loro tenaci particolarismi, che supera i confini di tutte le patrie e sollecita ed educa alla solidarietà internazionale: è la festa del 1° Maggio. E’ il giorno nel quale centinaia di milioni di uomini e di donne, in ogni angolo della terra, si ritrovano e si incontrano per rinnovare l’impegno di fare del lavoro il fondamento della dignità della persona umana, la pietra di paragone di una reale giustizia, la condizione per una libertà vera, che è liberazione dal bisogno, dallo sfruttamento, dalla oppressione”.  Enrico Berlinguer

Sabatino Nicola Ventura-già assessore comunale