Il cammino lungo chilometri e anni del Festival d’autunno

"Tonia Santacroce gioca anche sulle molteplicità degli stili musicali e sulle loro forme espressive"

Più informazioni su

di Franco Cimino
Il Festival d’Autunno ha vent’anni. Sulla donna che l’ha inventato e diretto per tutto questo tempo, Tonia Santacroce, non si vedono per nulla tanto bella e giovane, dinamica e appassionata, lei è rimasta. La manifestazione, divenuta internazionale, gli anni, invece, li dimostra tutti.

Ma non perché è invecchiata, o ha messo le rughe, o ha piegata la schiena, ovvero abbia fatto pesante il passo. No, tutt’altro! Li mostra perché ha acquisito maggiore esperienza e competenza, ha preso padronanza dei luoghi, ha proiettato in avanti l’estensione del suo movimento. E, direi, anche per l’applicazione di un certa visione della Calabria quando sottolinea il valore unificante del territorio regionale per la scelta di distribuire i diversi spettacoli su diverse “ piazze”.

Questa visione é politica. Politica, nella mia accezione, che fa bene alla cultura se, e quando, la cultura volesse dare anima alla Politica. Politica scritta con la maiuscola e detta ad alta voce. Come una gioia. Come una vittoria. Come un incitamento alla lotta per il Bene

. La cultura come elemento essenziale anche dell’agire politico, significa fare, come fa pure Armonie d’Arte, delle manifestazioni artistiche un qualcosa che vada oltre lo spettacolo in quanto tale. C’è chi osserva, con ragioni rispettabili, che l’eccessiva “ delocalizzazione “ del Festival nuoccia al Festival, che per sua natura avrebbe bisogno di un luogo definito, di un programma compatto, di un tema memorizzabile e di un luogo quasi identitario. È un argomento, questo, che, però, si ferma dinanzi al coraggio della sperimentazione, alla fatica enorme di realizzarlo. E anche, maggiormente, davanti a quella visione della Calabria, di cui ho detto sopra. Il Festival è cresciuto perché gioca, piaccia o no, sulle stagioni. Qui c’è il carattere ironico di Tonia. Il suo tono gioioso di sdrammatizzare le cose.

Giocare per fare dell’estate l’autunno e viceversa. Tingere agosto di novembre e il contrario. Tonia Santacroce, visto che si trova, gioca anche sulle molteplicità degli stili musicali e sulle loro forme espressive.

Attratta dalla filosofia degli esperimenti, mette sul palco anche le cosiddette contaminazioni. Specialmente, quelle più rischiose all’interno della musica popolare e folcloristica. Il programma presentato stamattina è molto vasto e su queste diversità scorre velocemente.

Farne un giudizio di valore artistico equivarrebbe a porsi altezzosamente sulla comoda poltroncina dei criticoni per vezzo. Quelli che non hanno nulla da fare se non dir male di tutto ciò che si produce dalle nostre parti. A me, nostalgico, della fortissima originalità dei primi Festival d’Autunno( allora anche del barocco e della cultura antica) piace parecchio. C’è di tutto un po’ e molta molta musica. Si può scegliere tranquillamente. Inoltre, c’è una buona programmazione al Politeama, che grazie al Festival sembra possa riprendere vita, dopo questi anni, l’ultimo il più duro, di incomprensibili difficoltà. E, allora, che il Festival abbia inizio e un buon cammino.

Da Bertè a Patti Pravo fino a Elio e le Storie tese: la grande festa per i 20 anni del Festival d’Autunno

 

Più informazioni su