Accademia delle Belle Arti, numeri e prospettive: iscrizioni in aumento

Intervista al direttore Virgilio Piccari: "Ho sempre spinto verso le politiche d’internazionalizzazione"

L’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro, nel corso dell’ultimo triennio, ha registrato una crescita generale per quanto concerne il numero delle iscrizioni, sia ai Corsi di studio di 1° ciclo (triennio) che a quelli di 2° ciclo (biennio). Nell’ultimo anno accademico, gli immatricolati al primo anno del triennio formativo sono stati 105, 24 in più rispetto all’anno precedente e 71 in più rispetto all’a.a. 2020/21. Gli ammessi al primo anno del biennio, invece, sono stati 36. Il numero complessivo degli iscritti, attualmente, comprendenti anche i fuori corso sia del triennio che del biennio, è di 350 unità. È importante sottolineare che, circa l’80 % degli studenti, risulta essere fuorisede.

L’intervista

L’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro è un’istituzione presente sul territorio catanzarese da 50 anni e, soprattutto negli ultimi anni, sta crescendo sotto diversi punti di vista. Per comprendere al meglio le prospettive future di tale istituzione, abbiamo intervistato il direttore, l’architetto Virgilio Piccari.

Quali sono i punti di forza dell’ABA e quali le criticità sulle quali bisogna ancora lavorare?

Tra i punti di forza, certamente, c’è il fatto che l’ABA di Catanzaro è così avanti con i tempi che, nella nostra istituzione, sono presenti dei corsi di forte spinta innovativa, vedasi computer games, regia, fashion design, che sono tendenti all’eccellenza. In merito alle criticità, invece, la vera criticità è ancora una parvenza di diffidenza nei riguardi dell’istituzione per quanto concerne i cittadini. Io credo che questo, purtroppo, si sia generato, e nessun esponente della politica me ne voglia, perché negli ultimi anni, quelle politiche tendenti al valore della cultura, anche grazie all’arte, sono state precluse ed offuscate. Quindi, nella mente del catanzarese, la presenza dell’Accademia è un qualcosa che ancora, in alcuni momenti, scompare. Come contraltare, però, con questa nuova stagione politica, anche se quando mi sono insediato anche la vecchia giunta comunale si era dimostrata disponibile nei miei riguardi, il dialogo è serrato e costruttivo. Quest’ultima cosa, quindi, potrà portare a trasformare la criticità, sopra espressa, in un punto di forza”.

Si è tanto sentito parlare dell’accordo che l’Accademia ha stipulato con la Cina, il quale porterà gli studenti che rientreranno in questo programma a conseguire un titolo di studio con duplice validità. Ci spiega come funzionerà e quanto sono importanti le politiche d’internazionalizzazione?

 

Sin dal mio insediamento, ho sempre spinto verso le politiche d’internazionalizzazione: la mescolanza di culture non può che essere considerata positiva, perché consente di acquisire nuove visioni. Ritengo che la nostra terra sia il luogo più opportuno dove si possano verificare queste progettualità. Infatti, dopo tante conquiste e con l’allargamento dei meccanismi Erasmus, per arrivare all’accordo da lei citato, abbiamo intrattenuto, per un anno, rapporti con un’associazione che gestisce la formazione nella Repubblica Popolare Cinese. Quest’ultima battaglia è stata trionfale e meravigliosa, perché non è il solito progetto con la finalità di ospitare una massa di allievi provenienti dalla Cina, tanto per far numero. Al contrario, questo progetto ha un’altra finalità e si chiama 3+1. Cosa significa? Nella Repubblica Popolare Cinese, gli studi a livello universitario si compiono in quattro anni, che in questa esperienza vengono definiti come 3+1. Tale progetto sarà così strutturato: nei primi tre anni, durante la formazione, il 30% dei corsi annui verrà tenuto da docenti provenienti da Catanzaro, che potranno erogare le lezioni o in presenza in Cina, finanziati dalla stessa repubblica, o attraverso la didattica a distanza. Allo stesso modo, i nostri allievi che decideranno di fare l’opposto, potranno frequentare i primi tre anni al 30% con i docenti cinesi. Al quarto anno di corso, chi dalla Cina si è formato con questo progetto, sarà obbligato a vivere un anno formativo a Catanzaro. La grande magia è che, facendo l’opposto, gli allievi catanzaresi acquisiranno due titoli di studio, uno da poter spendere in Cina e l’altro nella comunità europea, come già si verifica. Ciò significa fornire ai nostri studenti uno strumento attraverso il quale potranno spendere le proprie progettualità affinché l’agognato posto di lavoro preveda anche l’opportunità della Cina. Dietro questo passaggio, però, occorrerà realizzare delle politiche sul diritto allo studio, tendenti a facilitare i ragazzi cinesi nel rintracciare abitazioni, alloggi, luoghi che li possano ospitare e che li facciano divertire”.

 

Ci sono progetti di altra natura in cantiere?

È da un anno intero che realizziamo grossi eventi in accompagnamento ai festeggiamenti per il 50^ anniversario dalla fondazione dell’Accademia delle Belle Arti di Catanzaro. Abbiamo in programma numerosi eventi e manifestazioni per il futuro e la speranza è che si possa riuscire a coniugare tutto ciò con delle location appartenenti al nostro territorio. Ciò perché, in questo anno, siamo riusciti a trovare spazio in luoghi come il “Box Museum” di Cosenza, il Museo di Lamezia Terme, il Museo di Siderno ma non in location catanzaresi di appartenenza provinciale, come il Musmi, il Museo “Marca” ed il Museo del Rock. Quindi, occorrerebbe spingere, con una sensibilizzazione da parte dei cittadini, affinché si comprenda che, se non s’investe in politiche culturali, ritengo che ci sia poca possibilità d’immaginare un futuro florido anche sotto l’aspetto economico”.

Com’è il rapporto con le altre istituzioni universitarie e quanto è importante un’unione d’intenti per la crescita futura del sistema universitario catanzarese?

 

I rapporti con le altre istituzioni universitarie sono ottimi e sono diventati tali anche perché, da quando mi sono insediato, ho cercato di azzerare delle vecchie frizioni. Io ritengo che l’unione faccia la forza. Quei vecchi meccanismi di contrasto, in Calabria, non hanno motivo di esistere, perché portano alla desertificazione ed incentivano i ragazzi a frequentare l’Università al di fuori dei nostri confini regionali. Conquistare messaggi di serenità, quindi, non è una questione semplice ma è importante per riuscire a valorizzare il nostro territorio”.