Approvato il piano di dimensionamento predisposto dalla Provincia foto

Le critiche del sindaco di Catanzaro. La protesta del consigliere Costanzo. Le contestazioni in aula da parte del pubblico

Come già nelle più ampie previsioni, è passato alla quasi unanimità del Consiglio provinciale il piano di dimensionamento scolastico per il triennio 2025-2027 messo a punto dall’Amministrazione a ciò delegata dalla Regione Calabria al pari degli altri enti territoriali intermedi, tutti impegnati negli stessi adempimenti pena l’eventuale commissariamento da parte regionale.

Ancor prima del Consiglio, a dare l’assenso al piano è stata l’Assemblea dei sindaci, organo consultivo previsto dalla legge Delrio e neppure obbligatorio nel frangente che, peraltro, si è dovuto riconvocare in seconda chiamata accumulando un ritardo di un paio d’ore. Alle fine, presenti 42 sindaci su 80, anche in sede di Assemblea il voto pro-piano è stato plebiscitario, con soli tre voti contrari (da parte dei sindaci di Catanzaro, Petronà e Sorbo San Basile) e 1 astenuto (Pentone).

Da parte dei consiglieri, ugualmente, sui dieci votanti 10 i sì, unica contrarietà messa in atto rumorosamente da Sergio Costanzo, solo rappresentante di Catanzaro in Consiglio, che per protesta si è finanche allontanato dall’Aula neanche partecipando al voto, dimettendosi da capogruppo e proclamando ipso facto il suo passaggio all’opposizione. Ma se il voto in sé è risultato fin troppo facile per il presidente Mormile e per il Consiglio unanime, ben altro il clima nell’aula di Palazzo di Vetro, insolitamente riempita da un pubblico particolare e interessato, mamme e insegnanti con tanto di bambini della scuola dell’infanzia, che a lungo hanno fatto sentire la loro contrarietà all’impianto generale del piano e alla misura che vede coinvolto in particolare il Convitto, destinato a inglobare l’omonimo Liceo classico e l’Istituto di istruzione superiore Giovanna de Nobili per costituire ciò che è stato definito un “ecomostro didattico” di oltre 2mila cento alunni, 350 docenti e 1 solo dirigente.

Questo accorpamento, che rimane il più difficilmente interpretabile dell’intero piano anche in relazione alle rimanenti misure, non è l’unico a interessare la città capoluogo che, insieme all’altro grande centro della provincia, Lamezia Terme, paga il tributo più alto in termini di perdite di autonomie. Sulle 14 direzioni didattiche sacrificate in provincia, che passano da un totale di 64 a 50, solo 2 non interessano le due città. Ma se il tributo tra Catanzaro e Lamezia è ugualmente ripartito, ben diverso è stato l’atteggiamento manifestato dai rispettivi primi cittadini in sede d’Assemblea.

“Irricevibile” il piano per Nicola Fiorita, frutto di scelte incomprensibili e confusionarie, per considerazioni oggettive d’altra parte già manifestate dall’intero Consiglio comunale: “Ritirate la proposta, consiglieri, non mettete il vostro nome su scelte sbagliate. Capisco la responsabilità, ma in questo caso meglio fare niente che fare male”. Per Paolo Mascaro, al contrario, il piano è da approvare perché è il portato di scelte europee dalle quali non ci si può esimere a seconda del proprio tornaconto, soprattutto da parte delle grandi città che devono prendere su di loro la responsabilità di offrire speranza alle aree interne.

Su questo parametro delle aree interne, della loro salvaguardia, si è incentrata la difesa della proposta elaborata dai tecnici provinciali, certo su input politico unanime, come hanno convenuto tutti i consiglieri intervenuti in difesa del loro operato, frutto di tre mesi di lavoro durante i quali la convergenza è stata totale. Le aree interne, e quelle fragili, avevano già subito un drastico ridimensionamento in occasione dell’ultimo piano risalente al 2013. Ulteriori perdite di autonomie avrebbero comportato accelerare il loro prosciugamento anagrafico e socio economico. Va da sé che proprio la composizione consiliare, nella stragrande maggioranza poco rappresentativa della città capoluogo, abbia giocato un ruolo determinante nelle scelte approvate. Le deroghe al principio numerico, dal limite minimo auspicabile delle mille iscrizioni, per quanto previste dalle linee guida hanno portato da un lato a mancato azzeramento delle reggenze dirigenziali, che poi era il fine ultimo della disposizione finanziaria, e dall’altro a cercare altrove compensazioni poco rispondenti alla realtà territoriali.

Per quanto riguarda Catanzaro, alla fine, vengono confermate le disposizioni già circolate per le scuole del primo e del secondo ciclo. Con variazioni veramente marginali rispetto a quanto già circolato. Nel I° ciclo sono coinvolte nel dimensionamento gli IC Patari-Rodari e Aldisio, gli IC Don Milani e Mattia preti, Gli IC Mater Domini e Catanzaro Nord Est.

Il Consiglio ha approvato un emendamento che stacca la scuola per l’infanzia la primaria di località Barone accorpandola all’IC Vivaldi.

Nel II ciclo il Convitto Galluppi incamera il Liceo classico e l’IIS De Nobili (contrariamente a quanto si sapeva non è fatta menzione dello scorporo della scuola dell’infanzia dal Convitto); l’Istituto agrario Vittorio Emanuele si unisce all’ITAS Chimirri; l’Istituto Grimaldi Pacioli incorpora il Petrucci Maresca Ferraris. Rimane inspiegato, nonostante le diverse sollecitazioni pervenute anche direttamente dal pubblico nel corso dell’Assemblea, il mancato coinvolgimento del Liceo scientifico Siciliani in un possibile processo dimensionale. Né convincono più di tanto le preoccupazioni per le sorti declinanti (dal punto di vista delle iscrizioni) del Liceo classico Galluppi, che avrebbe contribuito fortemente alle scelte dell’Amministrazione, unica eccezione non richiesta al rigido criterio aritmetico pedissequamente – ma non uniformemente – adoperato.

Il piano, immediatamente esecutivo, passa ora per competenza alla Regione che, salvo imprevisti, si guarderà bene dal modificarlo. Proseguendo nell’atteggiamento di disarmata accettazione già manifestato in sede di recepimento della norma finanziaria, contrariamente a quanto fatto da altre Regioni.