Sovraffollamento, suicidi, carenza di personale: le criticità del sistema carceri nella relazione di Luca Muglia

Presentata questa mattina la relazione semestrale del Garante regionale dei detenuti. Si parla di 5.306 eventi "critici" registrati dall'inizio dell'anno

Una relazione semestrale, quella che porta la firma dell’avvocato Luca Muglia, che intende fornire un resoconto dell’operato del Garante regionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale e sarà presentata al Presidente del Consiglio regionale e al Presidente della Giunta regionale. Dati e criticità che fotografano un quadro aggiornato del sistema penitenziario calabrese.

Generico luglio 2024

Si parla di 5.300 “eventi critici”, tra cui 3 suicidi e 80 tentati suicidi, accompagnati da un consistente sovraffollamento e una grave carenza di personale: questa la situazione delle carceri calabresi secondo l’ultima relazione semestrale del Garante regionale dei detenuti, presentata oggi in Cittadella regionale nel corso di una conferenza stampa.

Il Garante regionale Muglia ha voluto evidenziare di aver visitato ed ispezionato più volte ciascuno dei dodici istituti penitenziari per adulti ubicati in Calabria, le due REMS e l’Istituto Penale Minorile di Catanzaro, nonché le Comunità Ministeriali per Minori di Catanzaro e Reggio Calabria, interagendo periodicamente con i Garanti territoriali dei diritti delle persone detenute (comunali e provinciali) presenti in Calabria, nonché con il Portavoce della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali, Prof. Samuele Ciambriello e il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Prof. Felice Maurizio D’Ettore

 

I dati presentati, secondo Muglia, solo confermano il trend di quelli precedenti, ma “indicano in alcuni settori anche un aggravamento della situazione generale”. La relazione, consultabile in versione integrale alla fine dell’articolo, copre il periodo gennaio-giugno 2024. Nei 5.306 eventi “critici” registrati dall’inizio dell’anno, si contano anche 225 atti di autolesionismo e 75 aggressioni ad agenti penitenziari.

 

Un altro dato significativo, secondo Muglia, è che il 40% dei detenuti nelle carceri calabresi non sconta una pena definitiva, ma una misura cautelare. Per quanto riguarda il sovraffollamento, nei 12 istituti penitenziari della Calabria sono presenti 2.998 detenuti, a fronte di una capienza di poco più di 2.700, con un indice di affollamento pari a 114,78, e punte drammatiche a Locri (147) e Castrovillari (136).

 

“Per quanto riguarda i diversi istituti – aggiunge Muglia – il Garante ha riscontrato una sofferenza generalizzata che riguarda gli organici di polizia, con valori molto elevati in alcuni istituti come Catanzaro, Paola, Palmi e Vibo Valentia. Quanto ai funzionari giuridico-pedagogici, la situazione è apparentemente migliorata grazie all’integrazione di molti funzionari e mediatori culturali. Tuttavia, se prima avevamo un educatore ogni cento detenuti, ora il rapporto è di due educatori ogni cento detenuti. Immaginate – si chiede Muglia – se è possibile affrontare la situazione carceraria in queste condizioni: per ammissione dello stesso capo dipartimento Russo ci vorrebbero almeno 2.000 funzionari giuridico-pedagogici in più in tutt’Italia”.

 

Secondo Muglia, “è migliorata la situazione dell’istituto penale minorile, nel quale è stato molto rafforzato l’organico di polizia penitenziaria, anche se ancora mancano funzionari ed educatori – c’è un solo educatore per l’intero istituto penale minorile. Inoltre, l’effetto del decreto Caivano si fa sentire, con un incremento del 23% dei detenuti minori o giovani adulti rispetto all’anno precedente, la maggioranza dei quali è in misura cautelare”.

 

La situazione delle due Rems di Girifalco e Santa Sofia d’Epiro è complessivamente confortante, essendo praticamente a regime, ma – spiega Muglia – “abbiamo una lunga lista di attesa di persone che aspettano di essere collocate nelle Rems, con un tempo medio di attesa che supera i due anni”.

 

“Purtroppo si era creata un’aspettativa enorme da parte della popolazione detenuta, perché di carcere si parla ormai ogni giorno, ma questa aspettativa è stata tradita allo stato attuale da tutti i provvedimenti emessi, compreso il decreto Nordio che presenta delle soluzioni condivisibili, ma tutte a medio e lungo termine. Nel decreto non viene semplificata la liberazione anticipata, né viene presa alcuna misura rispetto al fenomeno dei suicidi in carcere, che ha raggiunto livelli mai visti negli ultimi vent’anni. C’è da affrontare il tema delle persone con una pena residua di 3-5 anni, che sono quasi la metà del totale complessivo e potrebbero uscire dal carcere, attivando un percorso di reinserimento sociale e alleviando così il sovraffollamento. Su questa tipologia di detenuti occorre intervenire al più presto”.

 

Per quanto riguarda gli organici, “la situazione calabrese non è mutata”, osserva Muglia. “In Calabria saranno assunti non più di 70 operatori nei prossimi mesi, un numero assolutamente esiguo. Se non si rafforza l’organico di polizia penitenziaria, accade quello che sta accadendo ora, cioè che alle 3 del pomeriggio il carcere non è in grado di assicurare le attività rieducative”.

 

Muglia infine preannuncia che se a breve non avrà risposte sulla questione delle barriere in plexiglass nelle carceri di Cosenza, Vibo e Reggio Calabria, attiverà “la Commissione sui diritti umani del Senato per far emergere questa situazione. Nel 2024 non è possibile murare vivi i detenuti all’interno di una cella con le temperature estive che stiamo registrando in questi giorni”.