L’Iniziativa di Nadia Murad per i diritti delle donne, in Iraq e in tutto il mondo foto

Il premio Nobel per la pace 2018 a Catanzaro per ricevere lo Scolacium Award

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Era programmato in Cittadella regionale, in last minute l’incontro con il Nobel per la pace Nadia Murat è stato spostato all’Hotel Paradiso, sempre in zona ma con minore appeal istituzionale. Chissà perché. Dopo le molte celebrities passate per la Cittadella regionale di Catanzaro ammantate della polvere di stelle rilasciata dal mainstream mediatico internazionale, l’approdo di Nadia Murad avrebbe apportato un salutare bagno di empatica considerazione per l’umanità ultima che soffre le miserie e le brutture della guerra, dei genocidi, delle violenze etniche e di gruppo. Il nome Nadia e il cognome Murad dicono poco a molti se non a tutti, perché purtroppo essere insigniti di un premio Nobel, soprattutto del premio Nobel per la pace, nel rutilante mondo delle news usa e getta vale la notorietà immediata e subisce la rimozione successiva della labile memoria contemporanea. Perciò, lode ad Armonie d’Arte Festival per avere insignito Nadia Murad dello Scolacium Award che le sarà consegnato domani sera durante il Gala del mediterraneo/Blu Femina domani sera al Parco Scolacium della Roccelletta di Borgia nell’ambito di Armonie d’Arte, il Festival ideato e diretto da Chiara Giordano giunto ormai alla ventiquattresima edizione.

Generico agosto 2024

Come spiegato nelle note di presentazione, lo Scolacium Award/ Il valore della speranza 5.0 (non sapremmo bene spiegare il riferimento numerico, forse una proiezione ottimistica al futuro, ndr) è un progetto speciale del Festival dedicato al valore dirimente, etico e sociale, della speranza nel tempo contemporaneo conferito anno dopo anno a “grandi personalità – medici, scienziati, politici, intellettuali, giornalisti, attivisti, artisti –  che si sono spese per la salute della persona o del pianeta o delle società”. Con la considerazione, non peregrina, che “il valore della pace, in Calabria, terra di transiti e approdi millenari, permanenze complesse e sbarchi contemporanei, ma anche crocevia di destini e di nuove opportunità per il mare nostrum, ha un significato forte forse più che altrove in Italia”.

Lei, Nadia Murad si presenta puntuale – pare che in questo abbia acquisito la sensibilità propria della sua attuale residenza germanica – minuta e fragile, difficile pensare che ancora giovanissima abbia saputo svincolarsi dalla prigionia e dalle sevizie subite dai miliziani dell’Isis. Trentun’anni, di etnia yazida, rapita il 15 agosto 2014 poco più che ventenne a Kocho, il suo villaggio a nord dell’Iraq, nella stessa azione in cui in cui l’Isis le uccise madre e sei fratelli, dopo mesi di sevizie anche sessuali è riuscita a riparare nel 205 in Germania da dove è partita la sua testimonianza sulla tragedia delle donne yazide rapite dall’Isis, vendute come schiave e stuprate come atto di guerra etnica.

Ha raccontato tutto nell’autobiografia L’ultima ragazza. Dal 2016 è ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani e, oltre al Nobel, ha ricevuto dal Parlamento europeo il Premio Sakharov per la libertà di pensiero, mentre ha lanciato da New York la sua Nadia’s Iniziative.

Nella saletta della conferenza stampa Nadia Murad parla in inglese, con accanto Chiara Giordano e tradotta puntualmente da Manuela Rafaiani, fondatrice di Strategic Partners che per Armonia d’Arte cura l’ufficio stampa nazionale. A chi le chiede wuale sarà il suo prossimo passo, Nadia risponde che “è difficile pensare al passo successivo quando siamo ancora nel pieno della fase cruciale, ovvero quando la violenza viene ancora perpetrata nei confronti di tante persone innocenti. Non possiamo pensare a un mondo sereno nel quale le ragazze e le donne vivano liberamente fino quando non siano punite le persone responsabili e colpevoli di questi atti. Il problema è che nel mondo ci sono ancora tanti rappresentanti dell’Isis ed è importante che vengano puniti nei paesi nei quali si trovano. Il messaggio che deve arrivare è che chi è nell’Isis non è impunito anche se è riuscito a scappare dal teatro delle violenze”. “Sono molti i paesi – prosegue Murad – in cui si continuano a perpetrare crimini sessuali. Qualsiasi rapporto ci dice che lo stupro, il crimine sessuale, da episodio brutto sta diventando terribile.

In Ucraina ci sono state più di settemila ragazze e donne abusate, un esempio moto vicino a noi. Ma penso al Congo, Sudan, Iraq, Kossovo, Colombia dove lo stupro viene praticato anche se non viene in superficie. In Iraq è stata la settimana scorsa e anche se dal punto di vista militare l’Isis è stato sconfitto oggi risultano ancora 1550 persone donne e bambini in prigionia da parte dell’Isis”. C’è una diminuzione di tensione nei confronti del terrorismo, in particolare quello di matrice islamica, sull’onda emozionale in favore della popolazione di Gaza? “È importante capire – risponde la Nobel – la differenza tra criminali terroristi e civili che abitano in Palestina. Nel momento in cui si riesce a capirla è evidente la direzione da prendere a tutela delle popolazioni innocenti. In effetti la tensione contro Isis si è abbassata dopo la sconfitta militare, ma dal punto di vista ideologico è ancora molto forte nell’area e ci sono focolai che devono essere individuati e debellati”.

Sono passati ormai sei anni dall’attribuzione del premio Nobel per la pace. Quanto è servito il riconoscimento ai fini della causa che la vede impegnata in tutto il mondo? “Il premio Nobel – risponde Nadia Murad – è naturalmente il più importante dei premi che ho ricevuto, ma sono tutti importanti, anche quello che riceverò domani perché mi consente di esprimere i valori e continuare la battaglia facendo crescere la consapevolezza della violenza sia in pace che in guerra nei confronti delle donne. Più c’è conoscenza, più c’è sensibilità più si può ragionevolmente sperare che il problema se non eliminato venga diminuito.  Il Nobel da solo non ti consente di risolvere i problemi, ma ti consente di avere un supporto più forte da parte delle persone, perché ti fa conoscere, ti fa invitare e incontrare più persone anche a livello dei governi che possono influire fortemente nel modificare questa situazione drammatica”.

Si trova in Italia, anche per ricevere domani sera il premio a Scolacium. Cosa chiede a Giorgia Meloni, nostra presidente del Consiglio? “Giorgia Meoni – dice per ultimo Nadia prima di concedersi brevemente alle telecamere – è una donna e una madre, quindi sicuramente accetta e comprende il messaggio che le stiamo porgendo. Ho lavorato molto con i governi precedenti al fine di costruire una maggiore sensibilità. Ma abbiamo bisogno di tutti, dei politici, dei giornalisti e del mondo religioso. Ho parlato con Papa Francesco, gli ho donato il mio libro, è stata una grande spinta per aiutarlo a investire nella ricerca di come sgominare questo male.  Non dobbiamo parlare solo alle dinne, ritornando a Giorgia Meoni premier donna: in realtà il messaggio è soprattutto rivolto agli uomini”.

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