Operazione “Sahel”: “Le estorsioni, strumento privilegiato per controllare il territorio”

La conferenza stampa degli inquirenti

Più informazioni su

Da clan “satellite” a clan autonomo ed egemone nel momento in cui la cosca “madre” si indebolisce a causa del pentimento del boss: e’ questa l'”emancipazione” del sodalizio di ‘ndrangheta rappresentato dalla “famiglia” Martino che la Dda di Catanzaro ha svelato nell’operazione “Sahel” eseguita questa mattina dai carabinieri con l’applicazione di 31 misure cautelari.

Generico settembre 2024

Un blitz che ha portato alla luce l’operativita’ nell’area di Cutro (Crotone) di un clan, guidato dal presunto boss detenuto Vito Martino, che si e’ imposto a suon di estorsioni e di narcotraffico per colmare il “vuoto di potere” determinato dalla caduta della storica cosca Grande Aracri per la collaborazione con la giustizia del capostipite Nicolino Grande Aracri, collaborazione poi interrotta dagli inquirenti per l’inattendibilita’ dello stesso Nicolino Grande Aracri.

A delineare questo contesto criminale, in una conferenza stampa nella Procura di Catanzaro, il procuratore facente funzioni di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, e i vertici dell’Arma dei carabinieri di Crotone, guidati dal comandante provinciale Raffaele Giovinazzo, che hanno tratteggiato le dinamiche criminali e il “salto di qualita’” del gruppo ‘ndranghetista dei Martino, pronto, anche grazie alla “autorizzazione” delle principali cosche del Crotonese, a partire dal “locale” Megna di Papanice di Crotone, a riattivare e “rigenerare” le fila del clan egemone su Cutro: al vertice della nuova consorteria il presunto boss Vito Martino, capace di riorganizzare anche dal carcere i propri sodali anche grazie alla leadership della moglie, “in un ruolo che andava ben al di la’ di quello del semplice portaordini”, hanno spiegato gli investigatori nell’incontro con i giornalisti.

Le attivita’ criminali con cui la famiglia Martino aveva ripreso a fare pressione sul territorio di Cutro, registrate nell’arco temporale degli anni dal 2020 al 2022, andavano dalle estorsioni – almeno sei quelle registrate tra Cutro e Crotone, e’ stato detto in conferenza stampa – al traffico di droga, con canali di approvvigionamento attivati anche fuori dai confini della provincia pitagorica, come la Puglia, ma soprattutto nella citta’ di Catanzaro, grazie al supporto della organizzazione di etnia rom.

“Un dato quest’ultimo – ha specificato Capomolla – gia’ emerso in altre indagini: purtroppo l’aspetto piu’ preoccupante e’ il fatto che questa organizzazione di etnia rom si avvaleva di minori per la cessione dello stupefacente”. La “rigenerazione” dello storico clan passava poi anche dai rapporti con le altre cosche dell’area, compresa la cosca storicamente rivale dei Grande Aracri-Martino, quella dei Dragone, con la quale – ha spiegato Capomolla – “si sono registrati tentativi di riappacificazione ma anche cointeressenze nelle attivita’ criminali”.

Il “core business”, quello privilegiato per alimentare la “bacinella” della famiglia Martino, comunque – hanno rimarcato gli inquirenti – era costituito soprattutto dalle estorsioni, “strumento privilegiato per controllare il territorio, esercitato grazie alla forza di intimidazione del clan, suggellata dallo spessore criminale del capostipite”: una forza di intimidazione potente al punto che – hanno aggiunto gli investigatori – “non ci sono state denunce da parte delle vittime, anche se oggi il vento e’ cambiato come e’ emerso da operazioni successive che hanno visto diversi imprenditori denunciare e da alcuni segnali come uno storico convegno contro la ndrangheta nel paese di Cutro”.

Più informazioni su