Dopo secoli il busto di San Bruno lascia la Certosa e viene esposto al pubblico culto

Fino al prossimo 17 agosto il simulacro del Santo sarà visibile nella Chiesa di Maria Santissima dei Sette Dolori

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    Un’estate davvero eccezionale, in vista dell’apertura dell’anno Santo, quella che hanno vissuti o fedeli di Serra San Bruno e della Diocesi di Catanzaro-Squillace, ma ancor di più i tanti turisti che, richiamate dalle attrattive dei luoghi, hanno avuto modo di ammirare o raccogliersi in preghiera davanti il busto di San Bruno, che dopo secoli la lasciato la Certosa per essere esposto nella chiesa Chiesa di Maria Santissima dei Sette Dolori.

    Un evento unico, voluto dal sindaco di Serra Alfredo Barillari e promosso promosso dall’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace, dalla Confraternita di Maria Santissima dei Sette Dolori, da quelle di Maria Santissima Assunta in Cielo (Terravecchia e Spinetto) in collaborazione con monsignor Calabretta, don Biagio Cutullè e don Bruno La Rizza.

    Il buso del Santo resterà esposto fino al prossimo 17 agosto quando, con solenne processione, sarà riportato in Certosa.

    La storia di San Bruno ed il legame con la Calabria

    Nato a Colonia, in Germania, nel 1030 e vissuto poi tra il suo Paese, la Francia e l’Italia, dove morì nel 1101, Bruno o Brunone, professore di teologia e filosofia, sceglie ben presto la strada della vita eremitica. Trova così sei compagni che la pensano come lui e il vescovo Ugo di Grenoble li aiuta a stabilirsi in una località selvaggia detta «chartusia» (chartreuse in francese).

    Lì si costruiscono un ambiente per la preghiera comune, e sette baracche dove ciascuno vive pregando e lavorando: una vita da eremiti, con momenti comunitari. Quando Bruno insegnava a Reims, uno dei suoi allievi era il benedettino Oddone di Châtillon. Nel 1090 se lo ritrova papa col nome di Urbano II, che lo sceglie come consigliere. Ottiene da lui riconoscimento e autonomia per il monastero fondato presso Grenoble, poi noto come Grande Chartreuse.

    In Calabria nella Foresta della Torre (ora in provincia di Vibo Valentia) fonda una nuova comunità. Più tardi, a poca distanza, costruirà un altro monastero per la vita comunitaria. È il luogo accanto al quale sorgeranno poi le prime case dell’attuale Certosa di Serra San Bruno.

    I suoi pochi confratelli devono essere pronti alla durezza di una vita che egli insegna col consiglio e con istruzioni scritte, che dopo la sua morte troveranno codificazione nella Regola, approvata nel 1176 dalla Santa Sede. Quella dei Certosini è una comunità “mai riformata, perché mai deformata”. Come la voleva Bruno, il cui culto è stato approvato da Leone X (1513-1521) e confermato da Gregorio XV (1621-1623).

     

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