I “giardini” di “San Leonardo”: storia di un pezzo di città – Parte 2

Il progetto che ha modificato l'area tra critiche e apprezzamenti

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Il progetto per la riqualificazione urbana di piazza Montegrappa – per tutti a Catanzaro i ”Giardini di san Leonardo” – è datato nella sua redazione esecutiva maggio 2012 e ha come principale firmatario l’architetto Massimo Mercurio. Quando iniziano i lavori l’area “di circa 2200 mq si presenta – è scritto nella relazione introduttiva all’elaborato –  in uno stato fortemente destrutturato dal punto di vista funzionale e della qualità spaziale. Caratterizzato dall’assenza di un disegno complessivo di organizzazione funzionale e definizione formale dello spazio pubblico, dalla presenza di tre zone di seguito definite come: – giardini parte superiore e giardini parte inferiore, caratterizzate da una forte presenza vegetale, da un basilare arredo urbano e da una scarsa manutenzione;
zona intermedia definita da una zona di sosta auto che in determinate ore viene fagocitata dalla cittadinanza diventato un improprio spazio a valenza sociale. La sua posizione centrale risulta poco valorizzata causa l’assenza di un ordine funzionale e formale chiaro che qualifichi questo spazio fortemente radicato nella coscienza collettiva”.
L’obiettivo primario del progetto è “restituire a questo spazio il ruolo urbano di relazione, di piazza centrale e area di aggregazione sociale (vocazione consolidatasi nel tempo che merita una trasposizione formale)”. Obiettivo da perseguire attraverso “la riqualificazione dell’intera area attraverso l’organizzazione e il disegno del suolo, al fine di conferire identità di luogo pubblico e chiarezza di rapporti tra edificato e spazio urbano, tra gli elementi di valore presenti e gli elementi introdotti dal progetto. Tali relazioni non si limitano solo ad uno aspetto formale e di linguaggio architettonico, ma anche l’utilizzo di materiali e tecniche costruttive adeguate al nuovo disegno urbano dell’intera area. L’identificazione della zona intermedia di nuova realizzazione come di uno spazio di sosta e convivialità che caratterizzi ed enfatizzi la funzione di piazza e di spazio urbano, che ne permetta alla popolazione la fruizione continua e connetta le due aree pedonali preesistenti in modo da determinare un unico sistema di spazi pubblici in sequenza.

Nella sua successiva esecuzione, l’intervento ha pertanto riguardato le tre aree funzionali individuate. Indubbiamente il risultato finale di maggiore impatto è consistito nella riqualificazione dell’area intermedia di nuova realizzazione attraverso diversi interventi: ridefinizione dello spazio stabilendo le zone di stazionamento delle automobili e dei motocicli; creazione di un nuovo spazio sociale; nuova definizione di rapporto tra la nuova area pedonale e i giardini esistenti; valorizzazione dello spazio della piazza pedonale attraverso l’inserimento di sedute conviviali e di elementi di design urbano che conferiscano nuova identità formale; pavimentazione degli spazi di ritrovo con materiali adeguati alla nuova funzione; potenziamento dell’illuminazione complessiva della Piazza con pali e sistemi di illuminazione decorativa; miglioramento dell’arredo urbano (nel dettaglio gettacarte e dissuasori). Accanto alla pensilina (nel progetto esecutivo ne era prevista una seconda, trasversale in prospettiva all’esistente, di linee più leggere) l’area è profondamente rinnovata nei materiali nella pavimentazione, nell’illuminazione, nelle sedute conviviali, negli arredi, nelle aiuole.

L’elemento architettonico che da subito più richiama l’attenzione è ciò che i ragazzi hanno subito definito “il Pesce” o “lo Squalo” per sottolinearne la forma a losanga allungata: la grande pensilina della parte intermedia che assolve alla duplice funzione di riparo dalla pioggia e dal sole e di illuminazione. Non sono mancate al momento critiche. Ma non si è mai visto né sentito che un’opera di riqualificazione urbana importante non sia stata accompagnata da osservazioni più o meno condivisibili o pertinenti. La più ricorrente l’essere l’opera troppo “moderna” per inserirsi armonicamente nel contesto architettonico preesistente. Ma se c’è un principio che può valere anche nel lungo periodo, l’essere contemporanei a se stessi è l’opzione che ha garantito l’evolversi perenne dei panorami urbani. Così come, lo ricordiamo ad onor di cronaca, non mancarono durante i lavori – direttore l’architetto Mercurio – rimostranze dei residenti soprattutto per un’asserita riduzione dei posti auto, problema catanzarese tipico quasi come il morzello. Tanto da indurre, non solo per questo ma anche, l’Amministrazione nel 2013 a una variante in corso d’opera: “Gli organi di stampa riportavano vibrate proteste da parte di cittadini residenti nel quartiere S. Leonardo” è riportato nel corpo stesso della perizia di variante.

Generico gennaio 2024

Anche le altre due aree, secondo la suddivisione suggerita dalla relazione, hanno ricevuto sistemazione e rinnovamento. La parte inferiore, in particolare, il 10 novembre 2015 è stata intitolata a Lea Garofalo “vittima nel 2009 a soli 35 anni della mano spietata del crimine organizzato” ed è periodicamente centro di rinnovate elaborazioni performative di street art.
I “nuovi” Giardini, frutto di un finanziamento Pisu di oltre 900mila euro, furono inaugurati dal sindaco Sergio Abramo il 10 giugno 2014, mentre un secondo lotto dal valore di 140mila euro destinato all’installazione di un sistema di videosorveglianza, il rifacimento del triangolo tra via Barbaro e via Piave e l’implementazione dell’arredo urbano fu completato e inaugurato l’11 luglio 2015. A dieci anni dall’inaugurazione, non sfugge ai più attenti che i luoghi necessitano di cura e manutenzione. Ma questo, come dicono i saggi, è nell’ordine delle cose. Che, chissà perché, sono quasi sempre disordinate. Si ringrazia l’architetto Massimo Mercurio per la preziosa collaborazione

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