I “giardini” di “San Leonardo”, storia di un pezzo di città – Parte 4

Gioman ha dedicato una canzone a questo luogo del cuore "che rappresenta un po' la metafora della vita"

“Quanti guagliuni a li giardini, generazioni subba generazioni”, canta Gioman, l’artista catanzarese reggae/dancehall del gruppo Gioman & Killacat, al secolo Giovanni Morelli, che ha saputo descrivere meglio di chiunque altro il brio della vita intorno ai “Giardini” del quartiere San Leonardo di Catanzaro. Un testo il suo che parla di gioventù, di anni trascorsi per strada in un luogo che per molti è stato e continua ad essere meta di condivisione e amicizia, di speranza e riflessione, in cui spesso le idee dei più giovani della città si incontrano e scontrano con la realtà politica e sociale.

“L’idea di dedicare una canzone ai Giardini l’ho avuta quando mi sono trasferito da Catanzaro a Roma – ha raccontato Gioman – probabilmente l’ho fatto per nostalgia di quel luogo, di quella che era stata per molto tempo la mia seconda casa, sentivo l’esigenza di fare una dedica ad un posto emblematico di Catanzaro un bel modo per parlare in un brano della mia città.”
Seconda casa per l’artista e per tanti altri catanzaresi, perché sono cambiate le mode e i tempi ma questo posto è sempre un immancabile ritrovo: “Faccio parte di quella schiera di ragazzi che vivevano i Giardini – ha proseguito – che facevano partite vicino le scalinate e organizzavano le prime feste nella “Gabbia” con qualche cassa presa in prestito per fare musica. Lì abbiamo vissuto la strada, abbiamo fatto esperienza di socialità e aggregazione, ci siamo divertiti, ricordo ancora il concerto dei Fleurs du mal, un gruppo molto in voga negli anni Ottanta, all’ex Odeon, un locale che si trovava proprio nei pressi dei Giardini e che molto tempo prima era stato anche un cinema.”

Per Gioman, che nel suo pezzo parla della gioventù che cresce “ammenz i strati”, questo luogo rappresenta un po’ la metafora della vita, dove le esperienze si susseguono in senso positivo e negativo: “Spesso i Giardini sono stati luogo di sfogo per la frustrazione per chi in città aveva poche opportunità per il futuro, perché lì trovavi l’amico con cui sfogarti. A volte – prosegue – sono stati anche un buco nero che ha risucchiato molte energie a causa probabilmente di una politica e una società che non sono riuscite ad offrire ai giovani quello di cui avevano bisogno.” Ecco perché nel brano c’è una critica verso la classe politica che non è stata in grado di dialogare con i giovani “cchi cercanu chiru cchi tu non ci duni, politicanta sulu all’amici toi pensi”. Quest’ultima è infatti una delle frasi emblematiche del brano: “La mia esperienza in questo luogo riguarda gli anni 90’/2000’, quando noi giovani avevamo poche speranze di crescita in città e lì ci confrontavamo spesso su quello che la nostra classe politica non era stata in grado di darci.”

E’ però l’amicizia intorno a questo luogo uno tra i sentimenti di cui il brano si fa promotore. “L’amicizia prima e tutti i cosi, prima do calciu e prima de i sordi, prima da musica prima de i fimmini, pè chiri com a nui non ce su scusi non ma n’imbulichi”, proprio a voler rimarcare il grande potere aggregante che questo luogo ha: “E’ la positività a renderlo speciale – ha spiegato – gli amici crescendo sono sempre più pochi rispetto agli anni giovanili, ma tutt’ora mantengo i rapporti con molti di loro che ho conosciuto lì. Catanzaro è una città che incentiva i rapporti sociali e questo luogo lo fa, ancora oggi, molto bene – ha proseguito – e poi, molte idee artistiche della città sono partite da questo posto.” E Gioman fa, in conclusione, riferimento anche al futuro: “Credo che i Giardini debbano rimanere quello che sono un posto di aggregazione, uno spazio per dar vita a nuove forme si associazionismo, un luogo dove possano fiorire arte e musica.”