Carolina Pavone è “Quasi a casa” e incanta il pubblico con il suo talento

Al Teatro Comunale il film d'esordio della regista che ha lavorato anche con Nanni Moretti: una riflessione sui nostri eroi e sulle aspettative, ma soprattutto sulle paure

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Una riflessione sui nostri eroi e sulle aspettative, ma soprattutto sulla paura. Quella di rischiare, di crescere e di provarci fino in fondo. Importante da raccontare e da condividere. I grandi occhi di Carolina Pavone si spalancano sul pubblico del Teatro Comunale, nel centro del centro storico, dopo la proiezione del suo primo film, “Quasi a casa” proiettato in anteprima alle Notti Veneziane durante l’ultima edizione della Mostra del cinema di Venezia.

La giovane regista (è nata nel 1994), talentuosa e solare, ha incantato il pubblico con la sua energia e il suo racconto intimo, in un incontro speciale che ha avuto un sapore di ritorno a casa: i genitori, infatti, sono di Catanzaro, e la presenza anche di tanti amici e parenti ha contribuito a creare un’atmosfera calorosa e familiare.

 

Il film racconta una storia di crescita, piccola e sentita. Ed è fatto di tanti momenti. La protagonista, interpretata da Maria Chiara Arrighini, vuole fare la musicista. Quando incontra Mia, interpretata da Lou Doillon, pensa di poter imparare da una delle artiste che ammira di più che cosa dover fare per avere successo.

Un film che ha già riscosso consensi, e nasce da un profondo confronto con le proprie paure e incertezze, come lei stessa ha spiegato: “Ho cercato di raccontare la storia di quello che ho vissuto nel momento in cui mi sono trovata a scrivere e a lavorare su quello che speravo fosse il mio primo film. Dentro di me c’era una grande voglia di cimentarmi con il lavoro che sognavo di fare, ma allo stesso tempo una paura profonda, un timore di non essere all’altezza. Da questo sentimento è nato il personaggio di Caterina, la protagonista del film”.

Parlando del messaggio del suo film, Pavone ha riflettuto sull’importanza di accettare la paura come parte integrante della vita e del lavoro: “Non si finisce mai di avere paura, l’importante è accettarla e imparare a gestirla. Eliminarla non si può, ma possiamo metterla da parte e andare avanti, cavalcandola.”

Uno dei temi centrali del film è proprio il rischio, un elemento che la regista considera fondamentale non solo nel cinema, ma anche nella vita: “Senza rischi si rimane in una zona di comfort che non ti stimola. Le difficoltà che si incontrano sono spesso il punto di partenza per creare qualcosa di nuovo e sorprendente”.

E parlando del processo creativo e delle sfide del set, ha aggiunto: “Sul set gli imprevisti sono infiniti e spesso le soluzioni che trovi in quei momenti sono migliori di quanto avevi immaginato all’inizio. Il rischio di mettere in discussione le proprie idee iniziali è ciò che rende il processo creativo così interessante”.

Alla domanda su un possibile secondo film, Pavone ha mostrato una sincera consapevolezza delle difficoltà che accompagnano la creazione di nuove opere: “Caparezza dice che il secondo album è sempre il più difficile, e penso che valga anche per il cinema. Con il primo film c’è un po’ di incoscienza, mentre con il secondo devi superare le aspettative, anche quelle che tu stesso ti sei creato. Al momento ho delle idee, ma sono ancora legata a questo film, è ancora nel mio cuore e nella mia testa.”

Quando si è parlato della sua origine calabrese, Pavone ha rivelato che in un primo momento aveva pensato di girare alcune scene del suo film in Calabria: “C’è una parte consistente del film ambientata in mare, e avevo considerato l’idea di girarla qui. Alla fine non è stato possibile per questioni di budget, ma mi piacerebbe molto tornare a lavorare in Calabria.” La regista ha poi riflettuto sul concetto di casa, che ha un ruolo chiave non solo nel film, ma anche nella sua vita: “Casa è il luogo in cui ti senti al sicuro, in cui riesci a far corrispondere la tua identità con ciò che senti di essere diventato.”

L’incontro ha toccato anche il momento in cui Pavone ha capito che il cinema sarebbe diventato il suo mondo. Ha raccontato di un’esperienza folgorante, alla fine del liceo, quando ha visto il film “Bianca” di Nanni Moretti: “Quel giorno il cinema è passato dall’essere qualcosa che mi piaceva a qualcosa di cui volevo far parte.” E proprio lavorare con Moretti, il regista che l’aveva fatta innamorare del cinema, è stato per lei un privilegio enorme: “Incontrarlo e lavorare al suo fianco è stato incredibile, ho avuto l’opportunità di rubare il mestiere con gli occhi”.

Con questa testimonianza di passione e dedizione, Carolina Pavone ha regalato al pubblico di Catanzaro un incontro ricco di emozioni, facendoli sentire parte di un percorso di crescita artistica e personale.

 

“Con questi incontri, come quello con Gianni Amelio e ora con Carolina Pavone, e speriamo di averne molti altri, vogliamo offrire al pubblico uno sguardo dietro le quinte. Vedere il film è solo una parte dell’esperienza: con questi eventi vogliamo far raccontare dalle persone che lo hanno realizzato ciò che ha dato vita all’opera. È una dimensione che va oltre lo schermo e arriva direttamente allo spettatore”, ha spiegato il direttore artistico del Teatro Comunale, Francesco Passafaro.

“La risposta del pubblico in questi giorni è stata molto positiva: c’è una voglia di cinema diversa, non limitata alla visione del film a casa. Come ci ha già spiegato Amelio, il cinema si vive in sala: l’esperienza è fatta non solo dell’immagine e dell’audio, ma anche della condivisione delle emozioni con gli altri spettatori. Per questo motivo – svela Passafaro – abbiamo deciso di investire in un nuovo proiettore, e l’anno prossimo sarà davvero speciale: inaugureremo la galleria e ci dedicheremo ancora di più al cinema, con qualche sorpresa”.

Tra i presenti anche l’assessore alla Cultura del Comune di Catanzaro, Donatella Monteverdi. “Sono felice di vedere un pubblico con meno di 50 anni perché, come dico sempre, noi abbiamo una grande fortuna: quella di avere una generazione nomade – ha affermato l’assessore -. Parliamo di una generazione di ragazzi, che hanno fatto grandissime cose fuori, che tornano nella loro città. Perché di origine, come nel caso di Carolina Pavone, che so essere molto affezionata a questo posto. E quindi per me questa è una grande opportunità. Devo ringraziare anche Francesco Passafaro, perché oggi abbiamo praticamente avuto Cannes. Abbiamo avuto Gianni Amelio, ora abbiamo Carolina e speriamo a breve di avere qualche altra cosa. Quindi siamo felici di queste iniziative: come sempre dico, si può fare bene se si fa tutti insieme. Questo è importante”.

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