Come far vincere facile il centrodestra

L’area “progressista” si divide ancora una volta per l’irrompere di De Magistris e l’inconcludenza del tavolo Pd-5Stelle-sinistra, facilitando di molto l’attuale maggioranza

Ma come sono buoni gli avversari (calabresi) della destra (calabrese). Quelli che dicono che non si possono regalare cinque anni a “questa” destra. E che, però, fanno di tutto per agevolarla nella facile guerra di “Reconquista” della Cittadella, per dirla nello spagnolo di Francisco Goya, il genio che non aveva presente la Calabria quando incise il “Sonno della ragione genera mostri” ma a posteriori di sicuro l’avrebbe presa come riferimento ideativo. La ragione, infatti, avrebbe suggerito a tutti gli abitanti del pianeta “progressista” una sola, unica, imprescindibile, inderogabile esigenza: l’unità. Declinata sotto ogni aspetto: di necessità, di scopo, strategica, tattica, nucleare …Ma non c’è stato verso.

Tanto hanno brigato, i vari Graziano Tucci Melicchio Incarnato Bevacqua Tansi e via citando, tanto hanno tergiversato intorno al tavolo di consultazione per scegliere la migliore portata che alla fine è arrivato il convitato non invitato, con la sua minestra surgelata e riscaldata, si è seduto al tavolino in fondo, ha fatto un cenno e buona parte dei partecipanti, sfiniti e confusi per fame lungamente trattenuta, si sono trasferiti: l’uomo del monte Dema ha detto sì. E così, forse per invidia o per emulazione, i reduci del tavolo grande si sono risentiti e subito hanno ricambiato con eguale moneta: a brigante, brigante e mezzo. Graziano, i consiglieri regionali del Pd, alcuni parlamentari, i due amministratori – gli unici rimasti – Falcomatà e Iacucci, avevano sotto mano l’unica pietanza rimasta, una patata bollente e l’’hanno mollata a quello che si presentava meglio: giovane, snello, ben vestito, amministratore di già discreta esperienza, conoscitore del territorio. In una parola, anzi in due: Nicola Irto.

Così, ci sono al momento due candidati “progressisti”, diciamo così per semplificare, e presto ci sarà il candidato del centrodestra, che, a questo punto, poco importa conoscere. Sicuramente uno o una cui piace vincere facile. Con molte probabilità di essere accontentato/a. Per il momento mettiamo da parte questo aspetto della competizione elettorale regionale, prevista per l’11 aprile, covid permettendo.
E torniamo a occuparci dei “progressisti”. Di quanto possano essere, ciascuno per il suo, impreparati, improvvidi, improvvisati.
Il ticket arancione, i Coppi e i Bartali di noi altri, quelli che si scambiano la borraccia incuranti delle misure di prevenzione individuale, hanno deciso che uno, Luigi De Magistris farà il presidente di Giunta, e l’altro, Carlo Tansi, il presidente del Consiglio. Beata incoscienza. Qualcuno avrebbe dovuto ricordare all’ex capo della Protezione civile che non esiste una scheda che riporti l’indicazione per la presidenza del Consiglio cui aspira. Quindi è da escludere una elezione diretta da parte dei votanti. Certo, potrebbe pensare che ad eleggerlo possa essere la maggioranza dei consiglieri regionali, sottintendendo che tra gli eletti ci sia lo stesso Tansi. Ma, prima, la coalizione arancione dovrebbe vincere le elezioni. E qui, andiamo nell’arcano.

Poi, Nicola Irto che si è preso ventiquattrore per riflettere e dare il suo assenso, Da parte dei dirigenti locali del Pd e del commissario regionale Graziano è tutto un incoraggiamento: “Forza Nicola, siamo tutti con te”. Sembra l’incitamento all’ultimo gladiatore prima di entrare nella fossa dei leoni che hanno già sbranato i commilitoni. Irto dovrebbe correre da candidato presidente, con il rischio di arrivare terzo e non essere eletto neanche in Consiglio, se le cose rimangono così come sono, con le proiezioni elettorali attualmente disponibili. Al suo fianco, oltre al Pd, si sono dichiarati LeU, Italia Viva e Socialisti. Gli altri componenti del Tavolo di consultazione sono sinistramente – è il caso di dire – silenti. Non ci sono pronunciamenti delle Sardine, non c’è unanime propensione da parte di “Calabria Aperta”, la reunion dei 101 intellettuali. Si dice che siano tutti orientati verso Dema-Tansi, ma non è così, non per tutti. A nessuno piace perdere in partenza e la causa non è tale da poter invocare e pretendere atti di eroismo. A molti di loro, per esempio, non è piaciuto che De Magistris abbia fatto irruzione senza curarsi di discernere tra i diversi commensali già all’opera, confondendoli tutti nella penombra della sala pranzo: di notte tutte le mucche sembrano nere. Tutti accomunati nel partito della torta, per dirla con il suo interlocutore principe. Non si hanno ancora, pur molto attese, reazioni da parte dei 5Stelle, impegnati nelle votazioni sulla piattaforma pro o contro Draghi. Di certo l’uscita di scena di RiccardoTucci lascia campo libero nelle trattative ai più movimentisti Melicchio e Giorno, mentre nella base grillina sono in ascesa le quotazioni pro De Magistris.
A questo punto, per i “progressisti”, ci sarebbe solo da sperare in un ritorno della ragione, per i motivi detti. Ritornare al punto di partenza, invocare l’unità, coinvolgere tutti gli attori, compresi Tansi, De Magistris e Irto, trovare una sintesi, individuare una candidatura di superamento. Qualcuno dovrebbe fare la figura dell’ingenuo, una sorta di Candide volteriano, e invocare il miracolo dell’unità, brandendo l’arma dell’appello alla ragione. Prima che i mostri escano dal labirinto in cui si sono tutti cacciati.