De Magistris presenta “la Calabria del riscatto” e invoca dal governo il “ristoro Spirlì”

In settimana pronte le liste “forti e credibili, sottoposte al vaglio popolare”. L’appello a tutti i delusi, di centrodestra e di centrosinistra

Si potrà anche dissentire sui toni, sulle modalità di irruzione sulla scena politica calabrese, sui suoi tempi, sulle esperienze passate remote nell’esercizio professionale e su quelle ancora presenti di sindaco controverso della più grande città metropolitana del meridione, ma non si può fare a meno di considerare come Luigi de Magistris si presenta all’elettorato calabrese con il profilo dell’inusuale, reso attraverso un linguaggio non mutuato dai talk né appreso nelle segreterie di partito. Nella conferenza stampa di presentazione del suo programma da presidente della Regione Calabria, questa mattina in un albergo di Sant’Eufemia Lamezia, in realtà si presenta il progetto della “Calabria del riscatto”.

de magistris

I canoni sono quelli classici, l’introduzione in solitudine davanti al microfono, dietro il pannello colorato con i simboli delle liste che lo appoggiano in quella che più che una corsa ama definire una “maratona” connotata prima storicamente, come la marcia del “Quarto Stato”, poi olimpicamente, considerando un buon auspicio la medaglia d’oro sui 20 Km. Più Stano che Jacobs, insomma, più lento e massacrante avvicinamento alla Cittadella che sprint micidiale e risolutivo. D’altra parte, svela, ha iniziato a pensare alla candidatura in Calabria solo tra Natale e Capodanno, perché prima la cosa non era presente neanche nel più recondito dei suoi file cerebrali. Bisognerebbe controllare le cronache politiche delle prime settimane di dicembre per sincerarsene, ma gli concediamo il beneficio che si deve a chi si proclama “un po’ folle, libero, appassionato, visionario, idealista e proprio per questo realista, perché la storia insegna che solo mettendo insieme tutto questo il sogno diventa realtà”. Sulle vicende interne al centrosinistra, de Magistris confessa di avere perso il conto delle persone contattate dal call center intrapreso da Graziano e company: “c’è stato un periodo nel quale con chiunque parlassi mi diceva, sai che mi hanno contattato dal Pd?”. “Si riempiono la bocca di parole come inclusione – commenta il sindaco partenopeo – e laboratorio politico, poi quando c’è l’occasione e chiedi di mettere da parte i simboli, ti dicono: a metterti da parte inizia tu”.

Per questa sua intima convinzione, di riuscire nell’impresa, evita di considerare la possibilità di entrare in Consiglio come miglior perdente. Preferisce essere piuttosto, se mai può essere, il miglior vincente, non fosse altro per dotarsi della forza necessaria a lanciare una ciambella di salvataggio ai naufraghi dell’astensionismo “attivo”, ai calabresi che immagina siano tanti che guardano alle cose della politica ma non ci vogliono più mettere mano, per delusione, frustrazione, e, perché no, senso di disgusto. Non ha preclusioni nel rivolgere l’appello, Luigi de Magistris, che fin da ragazzo è stato di sinistra, quella vera: guarda ai 5stelle che tanto avevano puntato sul nuovo nel 2018 e realmente hanno creduto di potere azionare l’apriscatole del tonno, guarda ai grandi sindaci del Pd che tirano la carretta giorno dopo giorno, guarda ai liberali veri del centrodestra che nulla vogliono spartire con il sottobosco compromissorio di massomafie e corruzione. Perché, l’equivoco di fondo che cerca di spazzare via è di descrivere la sua coalizione come una forza di centrosinistra.

No, è un polo civico, popolare, pronto a scendere in campo, in capo a una settimana, con liste forti, eterogene, rappresentative di tutti i territori, cercando di evitare sovrapposizioni fatali all’affiatamento e alla coesione. Sottoposte, tutte, non tanto alla foglia di fico della Commissione parlamentare antimafia come pure si apprestano a fare tutti quanti, ma al vaglio popolare secondo un codice etico che non è burocratico e fisso sul casellario giudiziario, ma sulla storia di ciascun aspirante consigliere, di come si è posizionato negli anni sulle questioni dirimenti: la legalità e l’etica pubblica, ma anche il diritto all’acqua, la normalità del sistema rifiuti, la salvaguardia dalle fiamme che divorano conifere e macchie mediterranee. Quante saranno le liste ancora non è dato sapere con precisone. L’ex magistrato parla genericamente di “cinque, sei o sette”, non è il numero che importa, ma la loro credibilità.

Requisito a cui crede fermamente. Anche perché è una delle dotazioni di cui i diretti concorrenti non sembrano essere particolarmente forniti. E gioca facile su Amalia Bruni che si presenta in prima uscita con Enrico letta sul fianco, e va beh ci sta, e con Enza Bruno Bossio sull’altro e qui, l’ironia è facile. Alla faccia del nuovo che avanza. Stessa cosa su Roberto Occhiuto, “un volto una garanzia” per il sistema della politica che lo ha designato. A proposito, una delle cose che de Magistris farà, appena eletto, sarà chiedere al governo il “ristoro Spirlì”, il sostegno dovuto per risarcire la Calabria di 10 mesi di governo di questo signore che “non è nessuno rispetto a Santelli alla quale va il rispetto dovuto a un eletto dal popolo”, che invece di limitarsi a svolgere l’ordinaria amministrazione e semmai a contrastare efficacemente prima covid e poi incendi, fa nomine su nomine, cosa che gli riesce magnificamente rispetto alle proposte elaborate per il Pnrr o alle ordinanze con le quali fa della provincia di Crotone la pattumiera della Calabria: “È una vergogna non avere fatto votare i calabresi prima a febbraio e poi ad aprile solo perché i due schieramenti non erano ancora pronti. Se si fosse trattato della Lombardia sicuramente governo e parlamento non avrebbero consentito lo scempio consumato ai danni della Calabria con quasi un anno di governo Spirlì”.

È la quarta campagna elettorale a cui Luigi de Magistris partecipa da protagonista: l’europea, le due per sindaco di Napoli, tutte vinte, e questa, la regionale calabrese. Va da sé, la più difficile. Per la legge elettorale, preliminarmente. Ma anche per la montagna di problemi che affliggono la regione, e per le trappole che si possono aprire sotto i piedi di tutti i candidati. Per questo, nel ringraziare i militanti e i candidati che con pochi mezzi stanno affrontando con determinazione la lunga maratona estiva per spiagge piazze e agorà, invita alla vigilanza e all’unità: “Forza e coesione sono tutto. Se non si è una grande squadra non si vince, puoi avere anche il più grande campione e non vincerai il campionato”. Soprattutto se parti con i “trenta punti di penalizzazione” (de)merito di Spirlì.