Francesco Di Lieto presenta “Insieme Osiamo” la lista che lo vuole sindaco

La manifestazione in Piazza Stazione “simbolo del fallimento di tutta la politica catanzarese

Falletti…Falletti…Chi era costui? Che cognome strano. Non dei nostri, diciamo. Volto al passato remoto, potrebbe corrispondere alla odierna terza persona singolare dell’infinito fallire, a indicare un antico tracollo, un venir meno dell’impresa, una non corresponsione alle attese.

Il fallimento qui, però, nella piazza intitolata a Giuseppe Falletti, è moderno, contemporaneo. Lo ricorda Francesco Di Lieto, che ha buon gioco nell’osservare come piazza Stazione, come tutti l’hanno sempre chiamata a Catanzaro, è l’emblema morente del fallimento di tutta una classe politica, ma proprio tutta, destra sinistra e centro, civica e non, che voglia rinascere o che voglia cambiare. Di Lieto è candidato sindaco per la lista Insieme Osiamo, dichiaratamente di sinistra sinistra e alternativa, formata com’è dall’adesione di esponenti di Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, Calabria Resistente e Solidale, Partito del Sud.

Ha avuto la bella idea di presentare la lista, appena ufficializzata all’ufficio elettorale di Palazzo De Nobili, non al chiuso di una sala ma in questo antico luogo custode della memoria e ricettacolo di speranze che non vogliono morire.

C’è tra il pubblico accorso nel primo caldo pomeriggio pre-estivo l’ingegnere Vincenzo Italia che è a capo dell’associazione che da anni, da decenni ormai, si batte per la riapertura della stazione di Catanzaro Sala.

“Riaprirà”, quasi sussurra, con il tono basso ma deciso di chi è sicuro delle sue cose. Qui trova ottima accoglienza, c’è chi ha prestato servizio da ferroviere, chi aveva un’attività commerciale prima che a giugno 2008 l’ultimo passeggero salisse sull’ultimo taxi per piazza Roma. Francesco Di Lieto parla su una piccola folla che non si può neanche definire di “quattro gatti”, perché a tendere le orecchie c’è anche una folta tribù di felini che della piazza sono ormai i padroni incontrastati.

Per dire il vero, ci sono anche i residenti veri e propri. Passa da lì uno di loro, è con i suoi due bambini. Si ferma e alza la voce rivolto al candidato poliziotto Eugenio Pezzuto che in quel momento ha il megafono alle labbra e grida, gentilmente ma fermamente, a cosa si deve questo improvviso interesse per una piazza, per una via, per delle famiglie da anni ormai abbandonate a se stesse, che non hanno più servizi, che più tagliano erbacce e più crescono vecce, che più puliscono e più trovano sporco, che più invocano fatti e ricevono soltanto parole. Presto sopraggiungono altri genitori, altri bambini. Stessa rabbia, stesse domande.

Non sembra sfiorare la loro mente che rivolgono domande e riversano rabbia sulle persone sbagliate, che non c’entrano nulla con chi ha gestito la città, e che anzi dicono e vogliono le stesse cose: mandare a casa chi ha governato finora e chi ha fatto finta di opporsi, la destra di Abramo e Tallini, la sinistra di Fiorita e del Pd, i vecchi amministratori che si camuffano dietro Donato.

“Qui c’è tutta l’indolenza di una classe politica che ha privato Catanzaro della sua stazione ferroviaria – dice l’avvocato Di Lieto -. Qui c’erano i treni per Roma, Milano e Torino. Ma c’è anche gente con la schiena diritta che ancora si batte per la stazione. Da qui bisogna ripartire per ritrovare l’orgoglio di essere cittadini di Catanzaro, senza piatire investiture nei partiti romani. Provare a cambiare. Ma come si fa a cambiare votando le stesse persone? Quello che sta succedendo a Catanzaro è qualcosa di squallido e vergognoso. Un intero Consiglio comunale che si nasconde. Hanno ammainato le loro bandiere, i loro simboli perché consapevoli del loro fallimento. Non a caso, tutti parlano di cambiamento. Il che equivale a dire che siamo di fronte a un fallimento. E qui c’è il simbolo del loro fallimento”.

Il programma di “Insieme Osiamo” parte dalle cose concrete, da una Catanzaro che ha fame “non solo di cultura, anche di pane” -, che è insicura, che è oppressa, che è schiava delle convenienze e degli accordi sottobanco, per guardare lontano: mandare un messaggio a Roma, fare di Catanzaro un laboratorio che dimostri che del governo Draghi si può tranquillamente fare a meno.

Parole che suonano di miele alla senatrice di “Alternativa” Bianca Laura Granato, presente in piazza. Di Lieto indica le tre “S” alla base del suo programma per la città: Scuola, Sanità, Servizi. Pubblici. Prende al balzo l’irruzione delle famiglie di piazza Falletti per rinverdire la sua convinzione che la politica catanzarese ha adoperato nei confronti dei quartieri e dei suoi abitanti l’antico motto del “divide et impera”: “ci vogliono divisi per fare i loro inciuci, ciascuno rivendica la sua parte di diritti e loro concedono favori, non vinceremo se non reagendo tutti uniti”.

Il megafono passa di mano, parlano diversi candidati. Sanno di non avere i favori del pronostico, ma non concederanno favori a nessuno. Tanto che, qualora non dovessero arrivare al ballottaggio, non sosterranno alcun altro candidato. Si raccolgono le bandiere, alla fine, sui reticolati verdi che chiudono Piazza Stazione. Rimane il mistero su Giuseppe Falletti.

E l’Ufficio Toponomastica del Comune, che si trova proprio all’angolo con via della Stazione, nel vecchio Albergo del Passeggero, è chiuso. Giustificato. È domenica.