Come l’urbanistica può cambiare il destino di Catanzaro foto

Interessante seminario al Comune: le esperienze di Barcellona e Prato raccontate dai diretti protagonisti

Interessante, il seminario tenuto in sala Concerti al Comune di Catanzaro: “L’esperienza di Barcellona, la strategia di Prato; tra ‘Super Illa’ e Isole pedonali, verso una rete diffusa e coordinata di Laboratori urbani, per le città della Calabria”. Relatori e ospiti: il professore architetto Pino Scaglione nativo di Acri e docente di urbanistica a UniTrento, l’architetta catalana Carme Fiol Costa, l’assessore all’Urbanistica di Prato Valerio Barberis, l’architetto Rosanna Algieri, del Master Unical Design Ecologico e Rigenerativo (MaDer). Non sono mancati i rapidi contributi degli ordini provinciali degli ingegneri e degli architetti, rappresentati rispettivamente da Domenico Angotti ed Eros Corapi. In assenza momentanea del sindaco Nicola Fiorita, giunto più tardi per un saluto di cortesia, ha introdotto e moderato Giusy Iemma, assessore all’Urbanistica di Catanzaro.

 

Il vicesindaco Giusy Iemma ha rilevato come dall’inizio della nuova esperienza di giunta, si è pensato a come agire affinché Catanzaro diventi città armonica, amica dei cittadini, dove chi ci abita ha piacere di viverci e di lavorare, e chi la visita la trovi attrattiva. La città oggi non corrisponde a questi criteri valutativi, ma ciò non distoglie dall’impegno di invertire la tendenza, guardando alle esperienze di chi lo ha già fatto con successo. Da qui l’idea del seminario. Prima però l’assessore Iemma fa una necessaria premessa, iniziando dal constatare come la legge urbanistica nazionale abbia ormai compiuto i suoi primi 80 anni, con un dibattito che prosegue da troppi anni e non arriva a conclusioni operative, così come accade per gli stessi Piani urbanistici che di questa legge sono figli.

 

Nel frattempo, sotto la spinta di programmi europei, almeno i programmi di rigenerazione urbana sono entrati a pieno titolo nelle agende politiche nazionali e comunali, soprattutto nella cultura delle nuove comunità che vivono le città e i centri urbani, che necessitano di progetti capaci di tenere insieme ecologia, sostenibilità, temi energetici, e una diffusa qualità, cura e decoro urbano, inclusione. Un aspetto che insegnano le esperienze di Barcellona e Prato è che la rigenerazione urbana non deve occuparsi solo dei vuoti, ma anche dei “pieni”, ovvero della grande quantità di edilizia precaria e fragile, situazione facilmente applicabile alle realtà urbane calabresi.

 

Giuseppe Scaglione ammette di essere stato vicino a Fiorita nella sua corsa a sindaco, e di essere stato convinto a dare una mano vedendo il grande entusiasmo giovanile crescere intorno a lui. Nel frattempo è nata la collaborazione con Cosenza, che alla pari di Catanzaro ha una sua storia, e ambedue hanno necessità di compiere il salto da quello che sono oggi, “città interrotte”, per dire che a un certo punto il tempo in cui i sindaci hanno potuto decidere i destini delle proprie città, la stagione di Mancini a Cosenza, di Falcomatà a Reggio e del primo Abramo a Catanzaro, si è interrotto, una sofferenza che ha provocato un ritardo enorme sulle novità dall’Europa, senza possibilità di  utilizzare a pieno le ingenti risorse che intanto arrivavano soprattutto in tema di rigenerazione e riqualificazione dei centri urbani. Da professore a Trento rivendica con orgoglio il suo essere calabrese, e ha deciso di tornare per operare concretamente. Con la collega Rosanna Algieri ha messo a punto una serie di progetti, e uno che si è materializzato è il Concept Design Festival che si svolge da domani per tre giorni nella gallerai Nazionale di Palazzo Arnone a Cosenza.

 

Nel frattempo è successo che insieme ad altri colleghi di Unical, è riuscito ad attivare il Master in Design ecologico rigenerativo, con l’idea di base di formare progettisti calabresi che siano preparati in tutto ciò che apporta la transizione ecologica, per i cittadini per gli enti locali, per le piccole e grandi imprese. Il Master mescola il sacro con il profano, con una scala progettuale che spazia dalla “città al cucchiaino” e viceversa, secondo il sempre valido insegnamento del grande architetto Nathan Rogers. Anche obbedendo alla direttiva comunitaria che viene clamorosamente disattesa lanciata dalla presidente Ursula von der Leyen per una Nuova Bauhaus europea (New European Bahaus), a cento anni dalla fondazione di questa scuola che ha cambiato l’umano vivere nell’abitare case e frequentare spazi di comunità. Tenere alta la qualità del progetto, privilegiando l’interdisciplinarietà, cosa che cambia la natura dei luoghi e l’approccio al cambiamento. Non si arriva mai alla nuova legge urbanistica dopo 80 anni dalla sua formulazione. Nel frattempo sono successe tante cose, un po’ dovunque, ma per quel che ci riguarda da vicino, a Barcellona e a Prato, con le formule dell’Urbanistica Tattica e della Circular City che diventano azioni che in poco tempo trasformano luoghi, rigenerandoli. ‘Pianificar facendo’ è l’insegnamento a cui si rifà Scaglione, è del grande architetto della Barcellona olimpica Oriol Bohigas, guardare al futuro della città ma nel frattempo sistemare le cose che non vanno adesso, anche le più piccole, perché la gente ha bisogno di servizi adesso, di ritrovarsi in spazi di qualità adesso.

 

Scaglione ha quindi introdotto i due principali relatori, Fiol Costa che da anni lavora con coerenza agli spazi della città catalana liberando e ricucendo, e Barberis, assessore da due mandati a Prato, una città che era in declino, conosciuta come la città dei cinesi che lavoravano come topi in angusti e bui spazi. Prato è cambiata, così come è possibile fare anche a Catanzaro, con la volontà, il progetto, le relazioni, il lavoro comune.

 

Carme Fiol Costa, in un misto di catalano e italiano nel rapporto di 4:1, ha ben reso il senso della sua relazione su Barcellona, città che all’inizio degli anni 80 ha liberato le sue potenzialità “dallo spazio urbano costruito ai corridoi verdi”. In estrema sintesi, ha illustrato il processo per il quale Barcellona è una città non più dominata dalle automobili, ma da spazi pubblici organizzati intorno alle cosiddette ‘superillas’, pezzi di città dove le auto sono tenute lontane, lungo i perimetri dei ’superisolati’. Ciò naturalmente comportando un sistema di trasporto pubblico e di accessibilità adeguato e funzionale.

 

Valerio Barberis, è architetto e assessore a Prato, città toscana polo del tessile, che proprio per questa sua specializzazione in pochi anni ha quadruplicato la sua popolazione. Prato, ha spiegato Barberis, condivide con Catanzaro la sua condizione di città policentrica, in quella che Scaglione e atri amano definire poliferia. La costruzione ascoltata in campagna elettorale da Fiorita e Cambiavento, illustrata spesso dall’attuale capo gabinetto Pasquale Squillace, mutuava proprio da Prato la concezione delle 40 piazze intorno a cui riqualificare la policentrica Catanzaro, con l’idea che centro di aggregazione può essere qualsiasi manufatto urbano che abbia storia e frequentazione.

 

I pluri centri, naturalmente, devono essere tra loro collegati e ammagliati. Prato lo ha fatto e continua a farlo attraverso una serie di progetti articolati che spaziano dalla Città circolare al Next Generation Prato, dalla Forestazione urbana ad Agenda urbana. Molte le suggestioni a cui prestare orecchio, non ultima la circostanza che il Piano di Forestazione urbana ha avuto come principale consulente il catanzarese professore botanico di Unifirenze Stefano Mancuso. Scava scava, una radice comune la si trova sempre.