Controversia con Idc sul depuratore di Verghello: le ragioni del Comune

L’Ente non intende transare in attesa che il fascicolo venga discusso in Appello. La mina dei debiti fuori bilancio

Esiste documentazione della presa di posizione ufficiale del Comune di Catanzaro nella controversia che lo vede contrapposto a Idc srl, l’azienda che, in qualità di delegato di Sige srl, ha gestito e manutenuto il depuratore di Verghello negli anni tra il 2007 e il 2009.

 

Francesco Carlone, l’amministratore unico di Idc, rivendica il pagamento delle fatture relative al servizio reso non soddisfatte al momento, per un importo di circa 190mila euro frutto della cessione di credito a suo favore effettuata da Sige sul totale originario di 280mila. Come abbiamo riassunto nell’articolo di giovedì 24 novembre, Idc è forte di una sentenza di primo grado a suo favore emessa dal tribunale di Catanzaro nel 2020. Il Comune ha chiesto successivamente, e ha ottenuto, la sospensiva dell’esecutività della sentenza in attesa che si svolga l’udienza di secondo grado fissata per il dicembre 2023. Nella lettera aperta al sindaco Nicola Fiorita, l’amministratore unico Carlone riferiva dei numerosi tentativi, ormai decennali, di porre fine al contenzioso, che ha portato avanti dapprima con le passate amministrazioni Abramo e, in ultimo, con la nuova amministrazione. Carlone cita, in proposito, una richiesta scritta dell’8 agosto 2022 e un ultimo colloquio avuto con Fiorita e con il suo consigliere giuridico Stigliano Messuti il 22 ottobre scorso. L’ulteriore proposta di transazione avanzata in quella sede da Idc non ha prodotto l’esito da essa sperato. Da qui la decisione di rendere pubblici gli sviluppi della controversia da parte dell’imprenditore Carlone.

 

C’è un evidente interesse pubblico nel riportare la vicenda, che altrimenti potrebbe essere confinata nel recinto del contenzioso tra una ditta che esige il pagamento dei servizi resi e un ente che per qualche motivo è restio o impossibilitato a farlo. Sta nella grande messe di debiti fuori bilancio – il cui riconoscimento comporta l’esborso di notevoli cifre da parte dell’Amministrazione comunale – che a ogni seduta di Consiglio vengono sottoposti alla sua approvazione, obbligatoria perché conseguente a una sentenza da parte del giudice, ordinario o di pace, passata in giudicato. Immancabili o quasi, a ogni Consiglio, le voci di consiglieri che si levano a contrasto del fenomeno, per porre preventivo argine al continuo esborso che, per lungo tempo, ha anche annoverato la parte derivante dai compensi legati al mandato a difendere assegnato a legali esterni. C’è da dire che da anni, ormai, le discussioni nei diversi gradi di giudizio vengono attuate dai legali interni del Settore avvocatura diretto da Saverio Molica su esplicito incarico derivante da delibere assunte dalla giunta. Gli esiti dei procedimenti sono talvolta a favore e talvolta a discapito dell’Ente, come è attendibile che sia: solo che nella presa d’atto in Consiglio viene messa in evidenza per forza di cose la parte dei giudizi che vede soccombente il Comune. Esiste, naturalmente, anche nel caso di controversie tra ente e privato l’istituto della transazione: le parti pongono fine a una lite concedendo reciproche riduzioni alle pretese inziali.

 

È quanto auspica nelle sue proposte Carlone per la sua srl. Perché il Comune di Catanzaro nello specifico non intenda farvi ricorso è spiegato nella comunicazione protocollata il 7 novembre 2022 indirizzata via pec dal Settore Avvocatura alla mail di Francesco Carlone, firmata dal dirigente Molica, con oggetto Sige srl c/ Comune di Catanzaro — Corte di appello di Catanzaro: “In riscontro alla Sua dell’8 agosto 2022 assunta al protocollo dell’Ente al n. 109447, visto che la Corte di appello di Catanzaro con ordinanza del 20 gennaio 2021 ha sospeso l’efficacia esecutiva della sentenza di 10 grado, preso atto dell’avviso espresso dal Settore competente, si precisa che allo stato degli atti non sussistono margini per una definizione transattiva della vertenza”.

 

Insomma: da parte del Comune si attende l’esito del processo di secondo grado in Corte d’appello confidando, evidentemente, in un esito che sia in qualche misura differente dal primo grado. Da ciò il rigetto dell’ipotesi transattiva.