Consiglio comunale di Catanzaro: una mappa per orientarsi

Nuovi gruppi, accordi in itinere, zoccoli duri e battiscopa morbidi. Tutto quanto fa maggioranza nell’anno primo del sindaco Fiorita

Ogni tanto più che parlare di storia è bene fare un po’ di topografia, mappare il territorio, tracciare limiti, disegnare sconfinamenti. Prendete il Consiglio comunale di Catanzaro, avamposto della democrazia cittadina dove si combatte una “guerra” di trincea lunga cinque anni, fatta di schermaglie dialettiche all’esito delle quali chi vince ha guadagnato una manciata di metri nella terra di nessuno, pronto a riperderli alla prossima scaramuccia. Battaglie di posizionamento tra minoranza e maggioranza, di lento lavorio ai fianchi piuttosto che “guerriglia” urbana fatta di azioni eclatanti e rumorose. Ogni tanto, è vero, qualche nota fuoriesce dal coro. Prendete quello che è successo ieri. Tre consiglieri, Valerio Donato e Gianni Parisi del gruppo Rinascita, e Stefano Veraldi del gruppo Riformisti Avanti, tutti e tre formalmente all’opposizione (ribattezzata per l’occasione di ”centrosinistra”) dichiarano di formare il nuovo gruppo di ”Azione – Italia Viva – Renew Europe”. Peccato che dall’altra parte dell’emiciclo siede Raffaele Serò, del gruppo “Io Scelgo Catanzaro”, segretario provinciale di “Azione” che li smentisce, non c’è nessun gruppo che possa richiamarsi al partito di Calenda, domani forse, ma non certo quello in capo ai tre dirimpettai prospettando, se così si può dire, un curioso caso di millantato gruppo.

 

Ci sono parti che andrebbero sezionate dal corposo accadimento di ieri. Per esempio, ricordare che del gruppo di Riformisti fa parte Giorgio Arcuri che non ha seguito i passi del suo compagno di lista Veraldi. Arcuri, ricordiamo, è stato buon candidato alle ultime regionali per ”Forza Azzurri”, la cosiddetta “lista del Presidente” e da quel che risulta non ha rescisso gli stretti legami con Roberto Occhiuto e con il coordinatore regionale deputato di Forza Italia Giuseppe Mangialavori anche se i rapporti con il sindaco Fiorita sembrano essere più che cordiali. Quindi, al momento, Arcuri rimane capogruppo e solo rappresentante di Riformisti Avanti qualora le intenzioni di Veraldi andassero a buon fine, in posizione di attesa, autonoma e indipendente ma che guarda a destra. Intrecci un po’ ingarbugliati, ma occorre farsene una ragione perché non è finita qui. L’avvicinamento del gruppo di Rinascita ad Azione è in atto da tempo. C’erano già state pubbliche dichiarazioni e occasioni di Donato in tal senso, Parisi è stato candidato nel listino congiunto Azione Italia Viva alle ultime politiche. Sulla pagina Facebook di Stefano Veraldi è ancora postata una foto scattata al congresso di novembre dell’Anci, a Bergamo: sorridenti, guardano l’obiettivo Stefano Veraldi, Roberto Guerriero, ispiratore di Riformisti Avanti e Antonio Minniti, brillante esponente cittadino di Rinascita. C’è anche Carlo Calenda, ma lui no: Calenda guarda ispirato Valerio Donato che, di suo, fissa un punto lontano, indefinito. Nelle stesse ore a Bergamo, era di scena, e di palco, il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita. Voci di corridoio abbastanza attendibili dicono di una cena in margine al congresso con Donato e Fiorita guest commensali. I migliori patti si sono consumati su piatti da consumare. Nulla vieta di pensare che quell’occasione conviviale possa essere servita a limare le asperità che impediscono di arrivare alla soluzione più piana e consequenziale tra due visioni della politica che si intuiscono vicine anche se ostacolate dalle penultime vicissitudini elettorali. Raccontare di un’opposizione di centrosinistra a una maggioranza di centrosinistra nella realtà maggioritaria dei comuni italiani è una cosa molto vicina ai più celebrati ossimori politici. D’altro canto non è stato Eugenio Riccio, capogruppo di “Alleanza per Catanzaro” a chiamare a raccolta identitaria l’opposizione di centrodestra in Consiglio, anche in quanto intestataria del governo nazionale e regionale, appellandosi ai suoi “maggiorenti”? Le cose, alla fine, dopo il confuso assemblearismo dell’immediato post elezioni, vanno verso la semplificazione, le essenze primigenie andandosi a distillare negli alambicchi di saturazione e a depositarsi sul fondo dell’ampolla. Valerio Donato reagisce indignato quando questo si riassume nel termine inelegante e leggermente cacofonico di “inciucio” e ne ha ben donde, ma tutto sembra più piano se lo si traduce in un semplice ragionamento politico. Poi, se mai accordo vero ci fosse stato, non si è tradotto nella pratica alla prima occasione utile per le posizioni distinte e opposte in merito alla variazione di bilancio e alla destinazione delle maggiori entrate.

 

Se è pur vero che Raffaele Serò da segretario provinciale di Azione ha il diritto di obiettare sulla costituzione di un gruppo a sua insaputa – per quanto in tempi di partiti personali siano venuti meno gli usuali parametri di liceità – ma non si può negare che i colloqui tra Donato e Calenda e Renzi non si siano arricchiti di nuovi sviluppi. La posizione di Serò, capogruppo di “Io Scelgo Catanzaro” è strettamente legata a quella di Antonello Talerico, in Consiglio nella sua qualità di candidato a sindaco e punto fermo della maggioranza Fiorita. Talerico, occorre sempre ricordarlo, è attore protagonista di un ricorso contro Valeria Fedele per un seggio in Consiglio regionale come primo di non eletti 2021 nella lista Forza Italia della Circoscrizione centro. Il primo grado gli è stato favorevole, si è in attesa del giudizio d’appello previsto per i primi mesi del 2023. Difficile, anzi inimmaginabile che in caso di conferma della prima sentenza Talerico si avvolga nella bandiera azzurra, considerando i pessimi trascorsi con Forza Italia e Mangialavori. Una sponda politica nazionale con un partito giovane e intraprendente come “Azione Italia Viva Renew” gli riuscirebbe utile. Sempre che la battaglia legale condotta da Talerico contro Fedele sfoci in atto pratico e non si risolva in mera affermazione di principio, come talvolta da lui lasciato intendere. Difficile da credere, ma l’ipotesi è in piedi.

 

Per completare la presente mappatura consiliare, è necessario guardare alle vicissitudini dei due consiglieri Costanzo. Manuela, formalmente nel gruppo di “Catanzaro prima di tutto”, ispirato dal consigliere regionale regionale Francesco De Nisi, ricopre la carica di vice presidente del Consiglio, postazione che al momento non ha ancora sperimentato nella pratica stante la stabile e perentoria funzione che ne svolge il presidente Gianmichele Bosco. C’è da dire che da quando è vicepresidente Costanzo Manuela ha assunto un atteggiamento colloquiale con pezzi se non con tutta la maggioranza, differenziandosi in più occasione anche nel voto rispetto allo schieramento di partenza.

 

Sergio nel suo seggio di capogruppo di “Fare per Catanzaro” è anche visivamente distaccato dal resto dell’opposizione, anche se, nella sostanza, è una delle più assidue spine nel fianco della maggioranza. Anche se puntute e puntuali sono le sue uscite sulla dirigenza comunale, scettiche se non del tutto negative le sue valutazioni sulla conduzione delle Partecipate e in generale sull’azione del governo Fiorita, Costanzo Sergio assume talvolta la postura del vecchio saggio cinese seduto sull’argine del fiume a contemplare lo scorrere della corrente. In attesa. Si attendono sviluppi verso una scelta più marcatamente partitica rispetto all’attuale da libero e solitario battitore.

 

Così disegnata, la mappa può essere utile a chi desideri – originale voglia, lo ammettiamo – orientarsi nei meandri di un Consiglio comunale di trentatré votanti compreso il presidente nel quale la maggioranza può stabilmente contare su quindici voti. Pochini nominalmente per la maggioranza assoluta, ma sufficienti all’atto pratico ad assicurare seduta dopo seduta l’approvazione in aula, con l’aiuto dei diversi accorgimenti consentiti dal regolamento e con la lecita discussione, non scevra di concessioni, sui singoli provvedimenti per i quali di volta in volta arriva, quando serve, relativo e fuggevole assenso.
In sostanza, il banco di prova per il sindaco Fiorita non sta nello svolgimento d’aula, bensì, più concretamente, nell’azione della sua giunta chiamata a fronteggiare una situazione complessa della quale, passati abbondantemente i fatidici cento giorni d’assaggio, deve necessariamente iniziare a sprigionarsi il profumo e il gusto del cambiamento promesso, à la carte, nel menu elettorale.