Tutti in piedi: rientra sua maestà l’urbanistica

I temi della pianificazione territoriale irrompono nel dibattito. Programmate riunioni per definire la pratica del riuso. I “casi” delle buste non arrivate, dell’hub fieristico e dei consiglieri presidenti non votanti

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C’è stato un episodio sintomatico, in chiusura dell’ultimo Consiglio comunale, di quanto le questioni urbanistiche premano sull’attività amministrativa con la forza che è loro consueta, finora non manifestata in tutta la sua irruenza per due motivi fondamentali: il sopravvenire di questioni con carattere di urgenza più o meno conclamata (alluvione, migranti, recupero in tempi concitati di gare ed eventi di imminente scadenza); lo stato che si dovrebbe definire di immoto vegetare del Piano strutturale comunale che si sa essere in gestazione in un altrove che più indeterminato non potrebbe essere.

 

 

In un Consiglio comunale ormai in via di chiusura, con metà consiglieri già con un piede fuori dall’aula, prende la parola il sindaco e si rivolge direttamente a uno di questi, il consigliere Eugenio Riccio che proprio il giorno prima era pubblicamente intervenuto prendendo spunto dalla pratica ritirata nel precedente Consiglio in via prudenziale e propositiva per allargare il discorso sul Psc e sulla politica urbanistica in generale.

 

 

“Mai da me – ha detto Nicola Fiorita rivolgendosi a un ritroso Riccio – una chiusura rispetto al contributo che ogni gruppo e ogni consigliere può dare per il bene della città Lei per altro è a capo di un gruppo significativo e consistente che fa riferimento a un partito rilevante a livello nazionale. Se si vogliono portare all’attenzione del sindaco o della maggioranza delle proposte, da parte nostra troverà tutta la disponibilità a discuterne. Personalmente ritengo che la sede più idonea dove avanzare le proposte sia la Commissione e non un articolo di giornale. Nell’altro Consiglio avevo preso impegno affinché si aprisse un tavolo dove discutere della pratica urbanistica il presidente lo convocherà al più presto. Lei in nome della Lega ha avanzato delle proposte sulla stampa, io la invito per decidere quale sia la sede più idonea per parlarne, se le Commissioni o in una apposita riunione”.

 

 

Ebbene, pare che questo confronto sia ormai stato avviato sul piano formale. C’è stata una riunione martedì mattina in una conferenza dei capigruppo abbastanza improvvisata ma in presenza del sindaco in cui si è deciso di mettere in agenda una serie di riunioni, presente l’assessore Giusy Iemma, per approfondire i contenuti tecnici della delibera in questione onde arrivare in aula, alla prima occasione utile, con le idee chiare sia dal punto di vista della maggioranza che dell’opposizione. Ricordiamo che la delibera ritirata, con ampia condivisione, riguardava l’esclusione di parti di territorio ai sensi dell’articolo 9 comma 1 della legge regionale n.25 del 4 luglio 2022 “Norme per la rigenerazione urbana e territoriale, la riqualificazione e il riuso”.

 

 

A prescindere dalla precisa individuazione delle aree da preservare, che comunque sarebbero già state individuate tra i “soliti” comprensori di Giovino Bellino e Germaneto, è la validità complessiva della legge regionale su cui si doveva deliberare a sollevare più di una perplessità, perché basato su un articolato già censurato dalla Corte costituzionale per il perenne stato di prorogabilità e per l’eccessivo e disinvolto accumulo di premialità costruttive e che a rigore avrebbe dovuto essere già superato da una nuova legge regionale che tarda a prendere corpo a Palazzo Campanella.

 

 

La pratica in questione potrebbe risultare utile leva per affrontare i temi urbanistici più generali, a iniziare da quell’esempio del tutto particolare di “non finito” catanzarese che è il Psc, rimasto al momento allo stato primordiale delle linee guida. Probabilmente avere ottemperato alla gratuità dell’incarico per la sua redazione non è stato il modo più utile a una sua definizione compiuta e passabilmente accettabile in termini temporali.

 

 

Intanto urgono altre questioni. La più impellente, nei giorni in cui si consumano gli ultimi atti della stagione calcistica cittadina nazionale ed europea, in un esplodere delle passioni calcistiche che “fanno” politica anche per il solo fatto di smuovere masse considerevoli di tifosi e appassionati, sono i lavori di rifacimento del manto erboso del Ceravolo, il lotto più complicato dei tre che servono a iniziare con il piede giusto le gare casalinghe del campionato cadetto. La prima gara si è risolta in un nulla di fatto, nel senso che non è pervenuta alcuna offerta ala commissione giudicatrice alla data fissata:  “Nessuna delle cinque ditte, le migliori nel settore, invitate nell’ambito della procedura negoziata ha presentato offerta”, questa la laconica nota di martedì 9 maggio  dell’Amministrazione, che si è già premunita ieri a ribadire la procedura, confidando sulla congruità dell’importo a basa d’asta e sul più lungo lasso di tempo utile alle ditte, le non molte ad avere mezzi e titoli adeguati, per rispondere positivamente. Passati i sette giorni di minima prammatica si spera di potere aprire una o più busta con conseguente assegnazione dei lavori.

 

 

La questione, è superfluo dire, arrovella in questi giorni i pensieri del sindaco Fiorita. Molto di più degli ultimi due “casi” scoppiati, più per l’enfasi mediatica loro assegnata che per effettiva consistenza. La ventilata assegnazione dello spazio fieristico di Catanzaro Lido all’accoglienza profughi non sembra possedere i crismi di un’iniziativa mirata da parte del ministero degli Interni con l’intermediazione dell’Ufficio territoriale di governo, ma solo di una tappa di un più ampio tour esplorativo concordato con il Comune. Anche la mancanza di tre esponenti di rilievo della maggioranza, perché presidenti di altrettante Commissioni consiliari, all’atto dell’approvazione della convenzione tra Comune e US per l’utilizzo del Ceravolo nelle gare di campionato, viene valutata dagli ambienti vicini alla giunta come un esercizio di autonomia da parte dei singoli consiglieri in presenza di una situazione del tutto gestibile dal punto di vista numerico. Altra, insomma, sarebbe stata la valutazione in caso di conteggi in bilico.

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