Anche Catanzaro in piazza contro il Decreto sicurezza

Sit in di protesta in prossimità della Prefettura. Vallone (Anpi): "Queste misure rappresentano un errore giuridico e un attacco diretto ai diritti costituzionali"

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Nei giorni scorsi la Camera dei Deputati ha approvato la cosiddetta legge-sicurezza. La legge, che incrementa le pene per reati già esistenti e introduce nuove fattispecie di reato, è stata definita dai manifestanti come una “summa” repressiva, volta a criminalizzare le lotte sociali.

Generico settembre 2024

Un provvedimento che ha suscitato immediata protesta da parte di lavoratori, associazioni e forze politiche, mobilitate in un sit-in organizzato nel pomeriggio di oggi a Catanzaro, in contemporanea con altre piazze italiane.

La preoccupazione principale riguarda il tentativo di condizionare la libertà di espressione e di impedire il pacifico conflitto sociale, uno dei cardini della democrazia costituzionale italiana. Secondo i partecipanti al sit-in, la legge rappresenta “un chiaro tassello di un più ampio disegno volto a stravolgere lo stato di diritto”.

Secondo il presidente del Comitato provinciale dell’Anpi, Mario Vallone: “Siamo in piazza a Catanzaro, insieme a decine di piazze in tutta Italia, per una manifestazione importante sotto il Senato a Roma. Protestiamo contro l’aberrante decreto sicurezza, che risponde ai bisogni sociali della società italiana con nuove pene detentive. Questo decreto moltiplica i reati e prevede il carcere per ogni tipo di protesta sociale: quando gli studenti manifestano, quando i lavoratori lottano per difendere il loro posto di lavoro o quando si protesta per la tutela dell’ambiente. Di fronte a queste manifestazioni, come quelle contro il DuPont, l’unica risposta di questo governo è l’aumento delle pene”.

 

Vallone ha sottolineato come queste misure rappresentino “un errore giuridico e un attacco diretto ai diritti costituzionali”, auspicando che “le manifestazioni di oggi non siano un episodio isolato, ma l’inizio di una lunga lotta che costringa il governo a ritirare questa pessima legge”.

A fare eco a Vallone è stato Enzo Scalese, segretario generale della Cgil Area Vasta, che ha dichiarato: “Siamo qui, davanti a tutte le prefetture d’Italia e al Senato, per dire che questo decreto legge non va approvato. È un provvedimento che, in particolare sul tema della sicurezza, mina i diritti fondamentali di libertà, di espressione e di pensiero sanciti dalla Costituzione. Invece di affrontare i problemi reali del Paese, come la povertà, lo stato sociale e le crisi aziendali, questo governo sceglie di emanare decreti che non offrono soluzioni concrete agli italiani”.

 

Scalese ha inoltre evidenziato come le priorità del Paese, dalle condizioni di lavoro all’aumento della cassa integrazione e alle difficoltà che affrontano le imprese, siano state completamente trascurate. “Oggi siamo in piazza per sensibilizzare i cittadini su questi temi e per dire che siamo giunti al limite: i provvedimenti di questo governo non vanno nella direzione che ci saremmo aspettati”.

 

Anche Gigi Veraldi, della segreteria regionale della Cgil, ha espresso la sua preoccupazione, spiegando che “oltre alla Cgil, partecipano a questa mobilitazione la Uil e tutte le associazioni che fanno parte dell’Assemblea della Via Maestra. Questo perché si sta tentando gravemente di colpire, oltre alla libertà di manifestare, anche criteri e valori sanciti dalla Costituzione.” Veraldi ha inoltre messo in luce come molti reati che prima erano solo di natura amministrativa saranno ora trasformati in penali. “Anche la resistenza passiva, considerata finora un comportamento non punibile, diventerebbe un reato. Questo crea grande preoccupazione, non solo per il sindacato, ma per tutti coloro che hanno a cuore le sorti della democrazia nel nostro Paese”.

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Un altro aspetto particolarmente discusso durante la manifestazione è stato il trattamento riservato ai migranti e alle donne, soprattutto quelle in gravidanza o con figli piccoli, che rischiano il carcere. “Questi provvedimenti hanno tutte le caratteristiche di misure di stampo dittatoriale”, ha concluso Veraldi.

Anche Francesco Tallarico, della segreteria regionale di Sinistra Italiana, ha preso la parola, definendo il decreto “un provvedimento di stampo fascista. È l’ultimo tassello di una serie di misure che il governo ha messo in atto. Fin dall’inizio abbiamo capito che un Presidente del Consiglio che non dichiara di essere antifascista non può accettare pienamente i principi della democrazia. Le riforme che sono state introdotte hanno di fatto minato la Costituzione. Per questo motivo, riteniamo che questo provvedimento fascista debba essere rigettato senza esitazioni”.

La manifestazione ha mostrato un fronte compatto contro quello che i partecipanti considerano un attacco alla democrazia, con la speranza che le voci della piazza possano portare a un ripensamento delle politiche governative. Tra i presenti anche i rappresentanti di Partito democratico e Rifondazione Comunista.

 

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