Le rubriche di Catanzaro Informa - Equi-libri, Appunti sparsi di lettura errante, in bilico tra un libro e l’altro

Vincenzo Reale, “La fortuna del Greco”, Rubbettino, 2023

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Antonio il Greco è un uomo fortunato. Forse perché è sopravvissuto alla fame, al bombardamento di Napoli del 3 settembre 1943, allo scontro tra una truppa alleata e un manipolo di tedeschi in fuga durante la Guerra, a una caduta di sette metri sul Monte San Pietro, a una faida sanguinosa e alle follie di suo cugino, il Tòzzolo. È fortunato probabilmente perché è tornato a casa, dopo innumerevoli vicende rocambolesche, o perché è riuscito a costruire una famiglia e anche -più o meno- una casa. È fortunato perché è stato resistente alle avversità che, suo malgrado si sono avvicendate. È tutto vero, ma la vera fortuna del Greco risiede anche in altro: in un mondo e in un tempo spietato e magico, sofferente e meraviglioso, contrastato e contrastante.

La fortuna, nel bene e nel male, è ciò che succede e basta! Antonio il Greco la fortuna, non solo ha imparato a conoscerla, ma ha dovuto conquistarla da zero, mattone su mattone. Possiede uno spirito resistente e resiliente. Affronta le difficoltà con la tenacia di chi non ha nulla da perdere, perché nulla possiede. È testimone di un luogo che non esiste più e di un tempo favoloso e arcaico, abitato da spiriti, streghe e briganti. La violenza e la beffa coesistono, così come il senso dell’onore e l’omertà. Tutto può succedere e anche il contrario di tutto. Ciò che conta veramente è sopravvivere e ognuno deve farlo a modo suo.

La fortuna del Greco è quella che, chi vorrà, potrà trovare tra le righe e in un finale circolare che torna al punto in cui la storia è iniziata (o è finita). È tutto in una domanda, che lascia spazio aperto a ogni possibile risposta. Alla fortuna del Greco, però, sembra mancare qualcosa. Forse è ciò che ha nascosto ottant’anni prima in montagna e che, ormai al crepuscolo, decide di andare a riprendersi. Forse sono tutte quelle vite che ha visto spezzarsi nel tempo. Forse è proprio il tempo. Vincenzo Reale, insegnante di Lingua italiana agli stranieri e autore di racconti e libretti d’opera, in questo romanzo d’esordio, pubblicato da Rubbettino edizioni, ha raccontato una storia che attinge a un passato familiare, eppure i temi che tratta sono universali.

Ha dato voce a chi non l’ha mai avuta, perché narrare vuol dire “salvare parole ed esistenze”. Trasporta il lettore in un mondo antico e magico, in cui la realtà si fonde al potere immaginifico della parola. Si muove con estrema perizia tra diversi piani temporali, dando vita a personaggi significativi, che lasciano il segno. La vita scorre mentre va in scena la grande Storia del Novecento. Qui la Calabria risuona con tutti i suoi dualismi e contrasti, violenze e faide, calamità naturali ed emigrazione, sacro e profano, realtà e magia, superstizione e storia, giudizi e pregiudizi.

Una terra che ha una doppia vita: una spezzata da eventi avversi e l’altra legata alla ricostruzione. Una sorta di moto perpetuo che fa della Calabria la regione del non-finito per antonomasia. È la storia del sud del mondo, che attinge al realismo magico, per cui tutto in realtà sembra vero e normale, come parlare e passeggiare con Santa Brigida, oppure vedere streghe aggirarsi nei boschi. Spiriti, demoni e santi stanno qui e abitano con gli uomini. Suggeriscono la via da prendere e spesso sono nemici della volontà umana. Sono entità che spiano la vita, che guardano con invidia le faccende umane.

Antonio e suo cugino, il Tòzzolo, sono giovani e spavaldi. Vanno incontro alla vita, mentre la vita va loro “contro”.
La fortuna del Greco è un romanzo intimo e coraggioso, potente e delicato. È un romanzo da scoprire, da leggere rileggendo più volte, per far luce sul non-detto e sul non-scritto, per riappropriarsi degli spazi lasciati vuoti dalla vita che scorre, mentre si dipana e si ingarbuglia la tragicommedia di una storia, che diventa vera nello stesso istante in cui è narrata.

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